MartesanaDUE - novembre 2003 n. 58

 

In questo numero

 

 

Volontariato difficile in zona. Volontari sì, ma senza sede

La bomba di viale Brianza. Tanto rumore massmediatico

 La strada che ingoia cascine

È il record degli abusi edilizi. (articolo tratto da Repubblica del 21 novembre 2003)

 Emergency nella nostra zona

 Natale senza fondi per il Co.Sa.Te

 Guerra e pace. Cessate il fuoco

 Arte, cultura, teatro, concerti... gli appuntamenti in zona 2

 Scuole occupate, scuole sgombrate, comincia la stagione delle proteste

 Ragioniamo sulla scuola

La Martesana laboratorio di sicurezza partecipata

 

 

 

SPECIALE VIALE MONZA

 

Le rubriche

 

Filo diretto dal Parlamento

con il senatore Antonio Pizzinato

 

Arte e quartieri

 

Lettere alla redazione

 

Un libro al mese

 

Un film al mese

 

Le ricette del Tempio d'oro

 

Frammenti di umanità suburbana

 

Alla scoperta della qualità

 

Son atto a rimirar... rubrica d'arte

 

Fuori a cena

 

Gli annunci 

e le opportunita'

 

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MartesanaDUE

mensile di informazione, 

cultura e annunci della zona due

di Milano citta'

 

Editore

Comedit 2000

 

Direttore 

Paolo Pinardi

 

Redazione

Gianni Bazzan, 

Mattia Cappello,

Adele Delponte,

Ferdy Scala,

Luciana Vanzetti,

Aurelio Volpe

 

Red. e pubblicita'

Via delle Leghe, 5

20127 Milano

Tel. 02/28.22.415

Fax 02/28.22.423

martesanadue@ilponte.it

 

Reg. Trib. MI

n. 616 settembre 99

 

 

 

Volontariato difficile in zona

Volontari sì, ma senza sede

 

SOS Milano Onlus è un’associazione che opera nel campo sanitario e assistenziale milanese dal febbraio ‘57 e a tutt’oggi è composta da 160 volontari che, sacrificando spesso le ore serali, notturne o festive, i loro impegni di studio o di lavoro, prestano la loro opera di assistenza.

Fin dalla sua nascita, la SOS Milano è stata ospitata gratuitamente in un cortile di proprietà di un istituto religioso, che gestisce anche un grande complesso scolastico in via Copernico. 

Quattro anni fa l’istituto stesso, in seguito alla decisione di ampliare la struttura scolastica, ha ritenuto necessario usufruire anche dello spazio concesso alla associazione di volontariato ospitata, ed ha pertanto chiesto a quest’ultima di trovare una nuova sede.

SOS Milano ha subito coinvolto il Consiglio di zona due, che si è adoperato all’unanimità affinché si trovasse, tramite il Comune, una sistemazione adatta alle necessità (che non constano solo del puro servizio di Pronto Soccorso, ma comprendono anche altre forme di assistenza socio-sanitaria).

Dopo la segnalazione di diverse soluzioni, sempre negate, e dopo che in questo modo sono trascorsi due anni, l’assessorato al Demanio del comune propone come luogo “idoneo” della sede dell’associazione un terreno abbandonato, facente parte dell’ex mercato del pesce di via Sammartini.

Non basta, pone anche pesanti condizioni quali:

• un contratto di affitto della durata di due anni;

• bonifica e recinzione del terreno a carico dell’associazione;

• posa del pre-fabbricato  (in sostanza una struttura provvisoria o precaria) a carico dell’associazione.

Di necessità virtù, nel luglio di quest’anno l’associazione presenta all’assessorato di competenza (demanio) i disegni per l’allestimento della nuova sede nel luogo concessole, ottenendo l’autorizzazione a procedere.

Subito dopo i disegni sono stati sottoposti secondo prassi  al benestare dell’assessorato all’Edilizia privata, che li boccia, con la motivazione che una struttura prefabbricata non può essere considerata “precaria”  dal momento che sono previsti nel disegno gli allacciamenti di acqua, luce e fognatura.

Ovviamente, se ci si riflette un momento, è impossibile solo pensare di impostare una struttura di aiuto e assistenza al prossimo senza un centralino tecnico telefonico, senza acqua e senza servizi igienici e luce, a meno che al prossimo vogliamo fare del male, o peggiorargli la vita…

 

I soci e i volontari di SOS Milano non si sono dati per vinti, ed hanno intrapreso  un altro iter burocratico come “costruzione nuova per opere di urbanizzazione”, non senza intoppi temporali, e non senza  spiacevoli sorprese, come quella di non poter avere una rete idrica con il regolare contatore sino al 2005, in quanto l’acquedotto municipale non ha autorizzazione a procedere agli scavi fino a tale data.

Nel frattempo, da maggio 2003 (data di assegnazione definitiva dell’area in questione) l’associazione corrisponde regolarmente al Comune di Milano l’affitto del terreno per un’area che, così come è stata fornita, è assolutamente inutilizzabile,  si presenta ai locatari  quasi come una punizione piuttosto che un normale diritto ad esercitare le loro funzioni, e, infine (come se non bastasse), il contratto di locazione avrà termine nel maggio 2005.

L’associazione ha naturalmente interpellato tutte le maggiori banche cittadine, per ottenere dei finanziamenti per il proseguimento dei lavori (che si sono rivelati tanti, oltre il previsto  ed onerosi).  Ha ottenuto molto, cioé molti elogi e strette di mano, magari anche qualche complimento. Ma la “pila” no: l’argomentazione è la solita… “in mancanza di immobili di proprietà, o di persone disposte ad offrire garanzie  il finanziamento non può essere erogato”.

 Che dire, potrebbe essere la solita “storia di ordinaria burocrazia”, oppure la solita storia di incompetenze diffuse, o la solita ancora di chi è forte con i deboli e debole con i forti. Ne esistono a centinaia, di queste storie, ma, forse, questa è ancor più grottesca, perché si svolge a Milano, “città del volontariato”.

 

  

 

Ragioniamo sulla scuola

Questo il titolo dell’incontro tenutosi venerdì 28 novembre presso i locali del Circolo Proletario di Viale Monza 140, promosso dalla sezione “ Luciano Lama ”.

Sono intervenuti Angela Maria Olmi, dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo

“ Casa del Sole”, Roberto Proietto, dirigente scolastico del Liceo Scientifico “ Bottoni “, Roberto Civati, responsabile scuola dei Democratici di Sinistra della Federazione Provinciale Milanese e infine Andrea Ranieri, responsabile nazionale del Dipartimento Sapere, Informazione e Cultura  dei Democratici di Sinistra, consigliera di Zona 2 dei Democratici di Sinistra.

Nei loro interventi i relatori hanno evidenziato una grave preoccupazione per le sorti dello sviluppo formativo dei giovani cittadini e il pesante condizionamento operato dal Governo sulle prospettive del sapere e della ricerca del nostro paese, un Governo esplicitamente intenzionato a trasformare la scuola pubblica in un servizio a domanda individuale, dove sarà dato di più alle famiglie che sono più in grado di chiedere e di spendere.

Questi, in sintesi, i temi affrontati.

 

La questione economica

 

La scarsità delle risorse messe a disposizione sta cambiando la qualità dell’Offerta Formativa della scuola pubblica: nelle due ultime finanziarie non sono stati stanziati fondi per la scuola pubblica; in quella del 2004 sono previsti solo 90 milioni di Euro a sostegno della  introduzione dell’Informatica e dell’Inglese nei primi anni della scuola primaria; sono stati apportati tagli ai fondi a disposizione delle singole scuole ( 50% in meno negli ultimi due anni ); è stato ridotto il numero dei docenti: 21.000 i posti già tagliati e altri 12.500 scompariranno il prossimo anno, a fronte di un esiguo numero di immissioni in ruolo.Ovvi e gravi saranno i problemi di continuità didattica e di sostegno ai bambini più bisognosi di interventi personalizzati.

Senza parlare degli aumenti dei costi per le famiglie( almeno 500 Euro per l’acquisto di libri e dei materiali didattici, per i trasporti casa-scuola ) e della povertà delle risorse disponibili per la messa in sicurezza degli edifici scolastici.

 

Qualità del servizio scolastico

 

Gli anticipi. Ranieri li ha definiti  un’insensatezza culturale e tecnica:non tengono conto dei problemi edilizi, dei bisogni di formazione degli insegnanti, del fatto che convivranno nella stessa classe bambini con età e bisogni formativi diversi. “Si spendono risorse per spingere i bambini a crescere più in fretta, quando sappiamo che un adulto impara meglio, se da piccolo ha imparato lentamente ed è stato tutelato il suo bisogno di gioco, di creatività e di relazione affettiva”.

I nuovi modelli scolastici. Diminuiscono le ore per tutti, aumentano le ore opzionali. Prima i modelli standard educativi erano certi; ora, non solo si riduce il tempo scuola complessivo, ma, sulla base della scelta delle famiglie, i bambini potranno frequentare tempi scolastici diversi, rispecchianti le diversità economiche e culturali delle famiglie.

La scuola dell’Infanzia ed Elementare, pensate un tempo per diventare luoghi dove far crescere la cultura della convivenza, dove i bambini tutti potessero avere a disposizione le stesse opportunità di crescita, diventano ora servizi a domanda individuale. Sparisce l’idea di comprensività, si rialza un muro tra la scuola elementare e la secondaria di primo grado.

Identica preoccupazione per le sorti della ex scuola media. Che ne sarà del Tempo Prolungato? Un modello scolastico che era riuscito a tenere insieme il sostegno ai genitori che lavorano e un serio progetto educativo per i ragazzi. Diventerà l’assemblaggio di tre pezzettini disponibili a domanda? Scuola del mattino, mensa, attività opzionali al pomeriggio, magari a pagamento? Scompariranno le ore d’insegnamento aggiuntive che permettevano di progettare una scuola a misura di tutti e di ciascuno e tornerà prevalente un modello didattico di tipo cattedratico dove il sapere non passa attraverso l’operatività e la scuola non è pensata come luogo di progettazione condivisa, partecipe e motivata?

 

Scuola Superiore

 

In una società come quella italiana con una mobilità sociale ridicola, con tassi di bocciatura elevatissimi ( neanche il 70% degli studenti arriva al diploma, nel biennio degli istituti professionali viene respinto più del 30% degli studenti ), la separazione tra l’istruzione e la formazione professionale, tra la cultura astratta del liceo classico e la cultura concreta del mondo del lavoro abbassa il livello culturale dei cittadini, esponendoli agli attacchi delle economie più capaci di promuovere ricerca e sapere e quindi più attrezzate a rispondere alla domanda di innovazione scientifica e tecnologica delle società.

 

 Abbiamo bisogno di integrazione e non di separatezza, ribadisce.

Com’è possibile pensare che una scelta compiuta a 13 anni non costituisca una violenza fatta alle nuove generazioni e, alla lunga, non divenga una sconfitta sociale?

 

Conclusioni

 

I relatori, al termine dei loro interventi, e i partecipanti al dibattito hanno condiviso la necessità di darsi i seguenti orientamenti-guida per l’azione futura:

 

1. Progettare occasioni e strumenti per una informazione più critica e diffusa.

2. Promuovere momenti di coordinamento delle componenti scolastiche a livello di territorio che permettano una conoscenza più puntuale e aggiornata rispetto alle realtà scolastiche.

3. Sostenere il principio che la scuola pubblica debba costituire un’opportunità di crescita culturale ed umana per tutti i giovani cittadini, proponendo agli studenti occasioni di insegnamento–apprendimento rispettose dei loro ritmi di crescita culturale e capaci di valorizzare gli stili cognitivi e relazionali di ciascun studente.

4. Elaborazione di una proposta alternativa di scuola che metta a frutto le tante precedenti esperienze positive della scuola italiana, per diventare più capace di attenzione per i bisogni dei bambini e le esigenze socio-economiche del paese.

 

 Carlo Bonaconsa

 

 

 

La bomba di viale Brianza

Tanto rumore massmediatico

Ma dov’erano i 55 mila coinvolti nello sgombero?

È stata l’ evacuazione più imponente dal dopoguerra, si dice. 55 mila persone, domenica 23 novembre, avrebbero dovuto abbandonare le 1822  abitazioni che si trovavano nel raggio di un chilometro da Viale Brianza 34, luogo del ritrovamento dell’ordigno bellico (quale è stato il criterio con cui sono stati scelti questi numeri nessuno lo ha ben capito, salvo la grande esposizione massmediatica che ha uleriormente ingigantito il fatto). In realtà alcuni cittadini hanno denunciato una certa negligenza da parte della vigilanza nel fare evacuare gli stabili; i vigili sono passati con il megafono per le strade del quartiere ma per qualche palazzo al confine della zona dello sgombero hanno chiuso un occhio, non accertando che tutti avessero lasciato le abitazioni. Questa permissività però ha alimentato le preoccupazioni sulla possibilità di furti negli appartamenti dei cittadini che diligentemente hanno rispettato l’ordinanza, i quali hanno dichiarato di non aver visto neanche una pattuglia durante il tragitto dalle abitazioni fino alle scuole scelte come ricovero per la giornata.

I dubbi relativi a questa mancanza di attenzione aumentano andando a curiosare nei centri di accoglienza predisposti dal comune, nel centro di Via Russo e in quello di via Pontano; i volontari che si erano dati da fare per preparare panini e bevande calde per centinaia di persone, superavano di gran lunga gli ospiti (quattro o cinque cittadini e una ventina di volontari per ciascuna scuola).

Diversa, guarda caso,  la situazione nel centro di accoglienza del Parco Trotter che alle 11.30 ha ricevuto la visita del sindaco Albertini e del vicesindaco De Corato, i quali, hanno assicurati tutti sulla riuscita dell’operazione di disinnesco. I padiglioni della Casa Del Sole preparati per accogliere i cittadini evacuati erano affollati e mancavano i posti a sedere, bevande e panini non bastavano per tutti così qualcuno è rimasto a bocca asciutta. Per l’occasione i volontari della protezione civile hanno inscenato uno spettacolo per bambini, organizzato gite nel parco e lezioni di giardinaggio.

Verso le 11.30 la bomba ha lasciato il suo rifugio per più di mezzo secolo ed è partita per  Quinto Romano, dove è stata fatta brillare, il traffico ha ripreso normalmente e gli ospiti dei centri di accoglienza sono tornati alle loro abitazioni.

 

Daniela Monteverdi