NEWS dicembre 2012

a cura di paolo pinardi
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1. primarie regionali con di stefano - 2. sel con di stefano - 3. le primarie del silenzio - 4. e la scelta cadde sul trotter - 5. lo stato laico a metà di scola - 6. milano capitale dell'acqua – 7. mondi e reti in zona 2 – 8. al mitico tempio vince vendola - 9. sempre al seggio di via delle leghe: fuori i mercanti dal tempio - 10. ieri vendola oggi bersani domani di stefano - 11. continua raccolta firme a difesa del lavoro come al san raffaele - 12. un poeta sonoro al trotter

 

1.
primarie del centrosinistra - 15 dicembre 2012
Andrea Di Stefano
Ho 48 anni. Da sempre mi occupo di economia e finanza etica.
La mia vita e la mia attività professionale sono qui, in Lombardia, sul territorio, con i comitati, le associazioni, le aziende,per capire cosa fare, per trovare soluzioni, tutti i giorni.
PER TRASFORMARE LE IDEE IN AZIONI, HO BISOGNO DI PERSONE COME TE


ANDREA DI STEFANO
LE RAGIONI E LE AZIONI PER GOVERNARE IN LOMBARDIA
discontinuità
Dopo 18 anni di un uomo solo al comando vogliamo un’altra Lombardia.
Una nuova macchina amministrativa, una nuova dirigenza, più trasparenza, più merito, 50% di donne nei posti di responsabilità, collegialità nel governo.
Aprire una fase costituente a partire dalla revisione dello Statuto.
TERRITORIO ambiente, agricoltura
Pieni poteri di controllo all’ARPA - Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente.
Sportello bonifiche per i 5 siti di interesse nazionale e i 3 di interesse regionale.
Basta interventi tampone.
Stop al consumo di suolo.
Basta con le strutture in financing tipo BreBeMi.
Bloccare le infrastrutture non cantierizzate e rivedere le priorità.
Sì alla mobilità elettrica commerciale.
Sì a piani energetici coordinati e sostenibili.
Sì a politiche per l’efficienza e la certificazione energetica.
Attenzione all’agricoltura con azioni forti per valorizzare la produzione lombarda.
sanità
Rivisitazione della spesa sanitaria attraverso una nuova politica della salute che punti sulla prevenzione, i servizi territoriali e la revisione del sistema di accreditamento.
Sì ai recuperi di spesa e al miglioramento della qualità.
Sì a un allargamento degli ambulatori sul territorio.
Sì alle strutture di informazione e di indirizzo dell’utenza.
No allo spreco dei Fondi discrezionali della Presidenza.
No alle posizioni di rendita dei privati a discapito del pubblico.
LAVORO SVILU PPO, ECONOMIA
Un piano economico e politiche industriali di sostegno all’innovazione e investimento sull'eccellenza dei distretti industriali e agricoli lombardi.
Whitelist delle imprese e certificazione della responsabilità d'impresa.
Politiche attive del lavoro: con il reddito minimo garantito come immediato strumento anticrisi, borse lavoro e formazione.
Strumenti di intervento a favore dei cassaintegrati.
SCUOLA
La scuola deve essere pubblica. Oggi in Lombardia l'80% delle risorse è destinato alle scuole private.
La scuola deve essere eccellente. Il 30% degli studenti che ha diritto alla borsa di studio, non la riceve.
No alla dote scuola, Sì al diritto allo studio. Dobbiamo garantire l'accesso alla cultura, alla democrazia, al futuro.
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Mario Agostinelli per Di Stefano
Vorrei ricordare come Andrea Di Stefano, candidato alle primarie lombarde di sabato 15 Dicembre, sia stato in questi anni partecipe e vicino alle scelte di Energiafelice e da sempre in linea con quella trasformazione del paradigma energetico che comporta grandi trasformazioni nell'area delle produzioni, negli assetti del consumo, nel governo democratico del territtorio. Con un'attenzione preminente al lavoro e ai suoi diritti, ha condiviso una prospettiva di riallineamento tra società civile e politica con una chiara identità di sinistra. Parola che oggi si stenta a pronunciare, come se lo stare dalla parte del lavoro, dei beni comuni e dell'ambiente nuocesse al consenso elettorale e non fosse invece il presupposto per rendere efficace il cambio di rotta necessario alla Lombardia.
Di Stefano si presenta con un progetto economico e politico non utopistico ma concreto, attento all'ambiente, alla difesa della sanità pubblica e della scuola pubblica, con interventi a sostegno della produzione e dell'occupazione, con una competenza che affronta la sfida energetico-climatica e la conservazione pubblica dei beni comuni come snodo di uno sviluppo sostenibile e socialmente desiderabile .
La sua candidatura offre un'occasione straordinaria per tutti coloro che nel centro sinistra contano su una reale rottura con il modello formigoniano, in quanto libera da qualsiasi condizionamento consociativo e sospinta da un tessuto di relazioni e di proposte incardinate nella partecipazione.
Credo che votare Andrea valga la pena e costituisca il pegno per una speranza che ci continua ad accomunare. Mario
www.marioagostinelli.it
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2.
Di seguito l'appello per il voto a Di Stefano promosso da un centinaio di esponenti di Sel: praticamente l'intero movimento
di Milano nonostante i poco convincenti tentativi di pezzi di gruppo dirigente milanese e lombardo di condizionare questa scelta.
Poco convincente anche il ruolo del sindaco di Milano assurto al ruolo non richiesto di promotore della candidadura moderata di Ambrosoli che non ha convinto quasi nessuno a cominciare da Sel come si diceva, per continuare con i comitati Pisapia già in crisi per un ruolo mai chiarito nei confronti dell'amministrazione e finendo con un Pd che, nonostante l'imprimatur di Bersani con relativa burocrazia interna subito schieratasi, conta parecchi sostenitori della Kustermann e Di Stefano.
Naturalmente la scarsa attenzione dei media nelle uniche due settimane di campagna elettorale ma con le solite pagine milanesi dei grandi giornali schierate con il candidato sostenuto dalla Milano bene ed un Pd unico soggetto attivo in buona
parte della regione lascerebbero presagire la vittoria di un particolare candidato: ma le sorprese sono sempre in agguato.
Quindi affrettatevi a votare!
Per completezza di informazione anche nella nostra zona l'intera sinistra, buona parte dei partecipanti al comitato Pisapia,
alcuni simpatizzanti Pd e settori importanti dell'associazionismo culturale si sono espressi per la candidatura Di Stefano.

"Per Andrea Di Stefano alla Presidenza di Regione Lombardia"
Almeno su una cosa siamo d’accordo con Mario Monti: l’Italia ha bisogno di un cambiamento radicale.
E il cambiamento inizia da noi, sui luoghi di lavoro e studio, nelle nostre comunità, nelle nostre città, e nella nostra regione: la Lombardia.
Innanzitutto, un cambiamento nel modo in cui la politica viene intesa e praticata. Perché una democrazia, per rimanere vitale, richiede processi decisionali trasparenti e partecipati.
Trasparenti, per garantire che le scelte siano fatte per soddisfare l’interesse generale, e non per assecondare le esigenze di autoconservazione o la bramosia di un sistema di potere affaristico e clientelare.
Partecipati, perché se è vero che i governi traggono legittimazione, una volta ogni cinque anni, dal voto popolare, è ancor più vero che chi ci governa deve riconquistare la nostra fiducia giorno dopo giorno, con la coerenza tra parole e fatti e con la limpidezza dei comportamenti, e questa fiducia non può che essere direttamente proporzionale al nostro coinvolgimento diretto nelle scelte che determinano il nostro futuro.
Il cambiamento, però, non può riguardare solo il modo in cui intendiamo la democrazia e la politica.
Il cambiamento riguarda soprattutto le scelte che la politica è chiamata a fare e il futuro che vogliamo
costruire.
Andrea Di Stefano si candida alla Presidenza della Regione, ma non cerca di motivare la sua candidatura
ponendo interrogativi sul ruolo dei partiti in una moderna democrazia, o affermando la necessità di “aprire” a questa o quella area politica.
Andrea Di Stefano si candida presentando una proposta che ci convince: quella di un’altra Lombardia,
molto diversa da quella che abbiamo conosciuto in questi anni. Una Lombardia sostenibile, economicamente equa e socialmente solidale.
Andrea Di Stefano ci chiede di credere e di impegnarci per un progetto ben preciso, perché, per usare le sue parole: …”possiamo, e dobbiamo, puntare sulla difesa dei Beni Comuni, cambiare la Regione, fare della Lombardia uno dei territori dell’Unione Europea più innovativi, socialmente e ambientalmente sostenibile riscrivendo le regole, ridisegnando il bilancio dell’amministrazione regionale, tagliando i costi della politica e della burocrazia, redistribuendo salute e speranza in un futuro equo ed efficiente, plurale e solidale.
La Regione Lombardia dovrà essere il territorio di nuova economia, etica e responsabile, dove i fattori privilegiati siano il lavoro, la salute, l'ambiente e il territorio”...
Parole appropriate e convincenti. E una storia personale che attribuisce alle sue proposte forza e credibilità.
Per queste ragioni abbiamo deciso di sostenere Andrea Di Stefano nella sua candidatura alla Presidenza
della Regione Lombardia.
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3.
Le primarie del silenzio
di Luca Fazio
il manifesto, 13 dicembre 2012
Silenzio, sabato si vota. Il centrosinistra in Lombardia, un disastro politico che pare confezionato in laboratorio, è riuscito a regalarsi anche le primarie meno chiacchierate e frizzanti della recente storia repubblicana. Strano. I tre ottimi candidati sono Umberto Ambrosoli (centrosinistra, ma molto moderato), Alessandra Kustermann (centrosinistra, ma con un verve d’altri tempi) e Andrea Di Stefano (sinistra sinistra, ma moderna e accattivante), e stanno facendo quello che possono per attrezzarsi a sfidare Maroni, probabile candidato del centrodestra. Un buon lavoro, con decine di incontri sparsi in un territorio troppo vasto e complesso per essere coperto nelle poche settimane avute a disposizione.
Allora, cosa non funziona? Semplicemente se ne parla poco. Altra stranezza. La «notizia» non buca le televisioni, la stampa mainstream si comporta come se queste primarie nemmeno esistessero e, soprattutto, non è scoccata quella scintilla - «l’effetto Pisapia» - che due anni fa aveva entusiasmato anche chi, da sinistra, si era allontanato dalla politica. Come se la posta in gioco invece della Regione più importante d’Italia – infatti è la più grossa grana del centrodestra che cerca di ricomporsi per le elezioni di febbraio – fosse un fatto di rilevanza locale. Col risultato che sabato non ci sarà la corsa ai seggi. I più ottimisti parlano di una partecipazione attorno ai 150 mila votanti (erano 400 mila per Bersani/Renzi).
La calma piatta farebbe pensare a una vittoria quasi scontata del candidato scelto da una parte del Pd, e benedetto l’altro giorno da Pierluigi Bersani. Tra gli addetti ai lavori - «ma non possiamo dirlo pubblicamente» - gira la voce che lo «strano silenzio» non è altro che un ordine di scuderia imposto da Roma, una strategia tipo compagni basso profilo e portiamo a casa questa battaglia decisiva. E dire che l’avvocato Umberto Ambrosoli, passo felpato e eloquio tutt’altro che travolgente, in queste settimane ha fatto di tutto per accreditarsi come distante dai partiti, ma in realtà stanno con lui i cosiddetti «poteri forti» e la «borghesia illuminata» milanese. Fosse per lui, avrebbe anche fatto a meno delle primarie. L’unico messaggio che è riuscito a comunicare con una certa nettezza è una sorta di equidistanza tra sanità pubblica e sanità privata (stesso discorso per la scuola), concetto rettificato più volte ma senza mai convincere nessuno, tanto meno la ginecologa Kustermann, la quale non ha mai perso occasione per attaccarlo.
C’è poi un’altra piccola malignità che circola, sempre sotto voce, in questi ultimi giorni, e si rifà al noto proverbio che circola negli ambienti che contano, A Milano non si muove foglia che l’avvocato Isolabella non voglia. E chi è Lodovico Isolabella? L’avvocato di Salvatore Ligresti, nel cui studio lavora l’avvocato candidato alle primarie, Umberto Ambrosoli. Niente di scandaloso o di illegale, per carità, ma vengono in mente gli attacchi che è stato costretto a subire il candidato Stefano Boeri ai tempi delle elezioni comunali, solo perché veniva dipinto come l’archistar di Ligresti.
Dietrologie a parte - anche se il potere di Salvatore Ligresti in Lombardia è ben altro che una leggenda - le voci più critiche rispetto all’ipotesi di una vittoria di un centrosinistra troppo centrista sostengono che con l’affermazione di Ambrosoli non verrebbero colpiti i veri centri di potere che da diciassette anni governano il palazzo che fu di Formigoni. Forse si riferiva a questo Andrea Di Stefano quando ieri ha detto «Kustermann e Ambrosoli hanno un timore reverenziale nei confronti della Compagnia delle Opere, non bisogna avere paura di dire che è un problema, ormai lo ammettono internamente anche a Cl».
La principale vittima di questo strano silenzio sulle primarie lombarde è la sinistra, che per un caso più unico che raro si è imbattuta in un candidato forte e sorprendente come Di Stefano. La sensazione è che se fosse stato supportato diversamente forse sabato sarebbe potuto accadere qualcosa di ancora più grande della «presa» di Palazzo Marino (dove gli ex «soldati» arancioni di Pisapia sono molto arrabbiati per l’endorsement del sindaco per l’avvocato Ambrosoli): «Meglio se stiamo zitti...». L’altro silenzio imbarazzato, e imbarazzante, si registra ai «vertici» di Sel, che ieri hanno confermato «la piena disponibilità a condividere il percorso politico del candidato Ambrosoli». Peccato che altri - tacendo - sostengono Di Stefano, e che la base non ha intenzione di rispettare il «suggerimento» del partito di Vendola.
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4.
E LA SCELTA CADDE SUL TROTTER
Comune e Fondazione Cariplo hanno presentato il progetto di recupero per la scuola del parco
di Claudio Urbano (Chiamamilano)

Nella pianificazione urbana, si va sempre più affermando l'idea di aprire quegli spazi che sono già destinati a precise funzioni pubbliche alla fruizione di tutti i cittadini, così da accrescere nella popolazione la consapevolezza dell'appartenenza ad un'unica città.
È proprio su quest'idea che si muove l'accordo siglato questa settimana tra Comune e Fondazione Cariplo per il recupero di alcuni edifici del parco Trotter, il grande anello verde che caratterizza un'intera zona tra viale Padova e viale Monza, dove la presenza della scuola all'aperto ha favorito negli anni il moltiplicarsi di attività formative e ricreative aperte a tutta la cittadinanza.
Fondata negli anni Venti nell'area di un ex ippodromo, e ricostruita dopo la seconda guerra mondiale, la scuola ha ovviamente subito in alcune sue parti i segni del tempo e del disuso, tanto che adesso, passeggiando nel parco, molte costruzioni risultano chiuse e abbandonate.
Veniamo quindi alla buona notizia. Seguendo una consuetudine già avviata con le Amministrazioni comunali precedenti, la Fondazione Cariplo -che per statuto finanzia progetti a favore della società e del territorio- ha destinato un finanziamento per contribuire alla realizzazione di un'opera pubblica della città.
A differenza che per le Giunte precedenti, che avevano scelto luoghi centrali come il Palazzo Reale, il Castello o Piazza Duomo, questa volta Palazzo Marino ha voluto impiegare le risorse in un'opera meno monumentale e “di periferia”, se così si può definire la zona del parco Trotter.
“Non ho avuto dubbi -ha detto Giuliano Pisapia- quando mi è stato proposto il finanziamento”, spiegando la volontà di superare la distinzione tra centro e periferia che spesso segna ancora il modo di pensare alla città.
Il progetto di recupero degli edifici non è una novità degli ultimi mesi, anzi. Già nel 2001 al Politecnico era stato commissionato un progetto che valorizzasse l'intero complesso all'interno del parco, rendendolo fruibile anche alla cittadinanza. I lavori sono però stati rimandati di anno in anno, finendo in fondo alla lista delle priorità delle opere pubbliche.
Ora si inizia dal complesso dell'ex Convitto, il più esteso tra gli edifici del parco, con una superficie di oltre 4000 metri quadrati. Il suo recupero costerà 11 milioni di euro, 3 messi a disposizione dal Comune e 8 dalla Fondazione Carialo.
L'obiettivo, come sempre di questi tempi, è finire i lavori per il 2015, anno dell'Expo. Nell'ex Convitto dovrebbero spostarsi le classi della scuola media, lasciando libere le 'casette' occupate attualmente, che saranno aperte alla città come luoghi di aggregazione per i giovani. Nello stesso intervento verrà recuperata anche l'ex centrale termica, con l'intenzione di fare della piazzetta che si apre verso via Padova un luogo di riferimento per il quartiere.
In ordine di priorità seguiranno gli interventi sugli altri edifici del parco, lavori per i quali “il Comune di Milano si impegna a stanziare nei prossimi bilanci le risorse necessarie”. Nella speranza,  naturalmente, di trovare l'appoggio finanziario di altri 'benefattori' privati.
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5.
Lo Stato laico a metà del Card. Scola.
Osservazioni critiche sul “Discorso alla città”di S.Ambrogio
Il coordinatore nazionale di “Noi Siamo Chiesa” Vittorio Bellavite  ha diffuso il seguente testo :


Dal consueto “Discorso alla città” nella festa di S.Ambrogio ci si attendeva dall’arcivescovo Scola, secondo logica e seconda la tradizione degli episcopati di Martini e Tettamanzi, una riflessione sulle sempre più diffuse situazioni di sofferenza presenti in diocesi a causa della crisi economica. Inoltre ci si poteva aspettare qualche punto di vista, di ispirazione democratica, sulla galoppante insofferenza nei confronti della politica  e sui problemi posti dalla diffusa carente legalità e sulla criminalità mafiosa in aumento nel nostro territorio.
Benché   i problemi sociali emergenti fossero stati ricordati dal messaggio di saluto dell’Abate di S.Ambrogio  Mons. Erminio De Scalzi,  l’arcivescovo ha invece preferito sviluppare  una riflessione generale sull’anniversario dell’editto di Milano del 313, di cui cade l’anno prossimo il 1700mo anniversario. Scola ha parlato di un “inizio mancato” in materia di libertà religiosa ma senza approfondire  l’esito completo dell’editto che portò nello stesso secolo, insieme alla libertà per i cristiani, la persecuzione degli ebrei, poi dei pagani e, infine, con Teodosio alla religione di Stato.
Voglio sperare che il prossimo anno celebrativo dell’editto non si risolva in enfasi celebrative abbinate a comode superficialità storiografiche che trascurino la storia oscura, nei secoli, di fornicazione  della Chiesa con il potere secolare e di rapporto  con la società e con gli “infedeli” fatto spesso di repressioni e di   crociate.
Nonostante il richiamo iniziale alla “Dignitatis humanae” , dichiarazione conciliare molto esplicita nella sua efficace e rivoluzionaria semplicità,  l’arcivescovo ha fatto poi una disquisizione dottrinale sulla libertà religiosa e lo Stato che mi sembra avere  contenuti più ideologici che evangelicamente ispirati, con troppo facili generalizzazioni e con un linguaggio faticoso, semmai più adatto per una lezione in una facoltà teologica che per un discorso rivolto a tutto il popolo cristiano e a tutta la società.

La linea esposta da Scola  è quella che è stata elaborata e praticata, dall’inizio ad oggi,  nell’ambito di Comunione e Liberazione. Mi sembra anche quella che, nei fatti, è condivisa  dalla maggioranza dei vertici della Conferenza episcopale, anche se mai portata alla luce in modo così completo e tassativo.
Lo Stato democratico aconfessionale “sotto l’idea di neutralità, di fatto, è maldisposto verso il fenomeno religioso”,  “dissimula il sostegno dello Stato a una visione del mondo che poggia sull’idea secolare e senza Dio”, “tende ad emarginare se non ad espellere altre identità, soprattutto quelle religiose”. E via di questo passo. Per esemplificare, Scola si rifà alla francese laicité e alla riforma sanitaria di Obama avversata dai vescovi USA.  In questa situazione verrebbe mortificata la società civile e il suo contributo all’edificazione del bene comune e ci si troverebbe  davanti a una specie di nuovo Stato etico materialisticamente ispirato (anche se un linguaggio così esplicito non viene usato). E’ la cultura del preteso assedio nei confronti del messaggio della Chiesa sulla religione nell’ambito pubblico e sulla “vera” natura umana, di cui solo i vertici della Chiesa conoscerebbero le intime caratteristiche. Ciò premesso,  una “vera” nuova  libertà religiosa dovrebbe essere il fondamento per la “elaborazione e la pratica, a livello locale ed universale, di nuove basi antropologiche, sociali e cosmologiche della convivenza propria delle società civili in questo terzo millennio”. Si tratta insomma di una contestazione dello stato di cose presenti per praticare una “nuova laicità” secondo l’espressione cara a Benedetto XVI. Mi sembra questo essere il modello di una Stato laico a metà.
Avevamo imparato analisi diverse sulla democrazia, sul “mondo” e sulla nostra presenza in esso dalla riflessione del cattolicesimo democratico, in particolare da Giuseppe Lazzati. Sapevamo che la neutralità dello Stato è un valore anche “cristiano” e permette ad ogni uomo, singolarmente o in modo comunitario, di aprirsi al trascendente, a maggior ragione perché in una cultura della libertà di coscienza e di religione. Sappiamo dalla storia quanto la Chiesa debba riconoscersi debitrice nei confronti  dell’Illuminismo sul riconoscimento dei diritti dell’uomo (tanto a lungo avversato) e nei confronti di chi aprì la breccia di Porta Pia . Avevamo letto la Gaudium et Spes con le parole  di fiducia e di apertura al “mondo” del suo famoso incipit e con il suo capitolo IV sulla “Vita della comunità politica”.
Ma  soprattutto ci stupisce il confronto  tra l’argomentare dell’arcivescovo e la realtà quotidiana in cui noi, cattolici e cittadini di base, ci troviamo immersi. Se confrontiamo i ragionamenti fatti con il “vissuto” della nostra realtà sociale, delle nostre istituzioni, oggi qui in Italia, ci chiediamo di che cosa  parla Scola, ci chiediamo  a quale popolo cristiano si rivolga e in quale Repubblica. La Chiesa gode di una condizione di privilegio sia dal punto di vista giuridico che materiale, sancita nella Costituzione e nel nuovo Concordato, vi è il rispetto e l’ossequio di tutti i partiti, della grande stampa e delle grandi strutture associative, vi è una presenza costante sui media. E’ una situazione unica in Europa.
Quanto vi è, nonostante tutto,  di scontro nel nostro paese è la conseguenza di un irragionevole rifiuto (è questa la “sana” laicità?) ad accettare leggi come quella sulle coppie di fatto o a proporne altre come quella sul testamento biologico o a cercare di sfilarsi da imposizioni fiscali . Nel merito di queste questioni abbiamo scritto a lungo.  Semmai dovessimo approfondire le caratteristiche della presenza concreta della Chiesa nella sua dimensione istituzionale  nella società italiana bisognerebbe parlare delle compromissioni, sia recenti che  antiche e a senso unico, col potere politico nel nostro paese e ancora di più nella nostra regione e della sua permanente azione di lobby nello stoppare, nel chiedere, nell’organizzare troppo su troppe questioni, sia  in modo pubblico sia in modo non trasparente. Basta coi discorsi astratti, bisogna passare alla confessione  aperta del peccato di aver troppo intrigato, di aver troppo taciuto, di aver troppo tollerato. E’ tutto ciò che  determina diffidenza nei confronti della Chiesa, rendendo difficile il suo vero compito,  quello dell’evangelizzazione.     
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6.
Milano diventi la sede mondiale per l'acqua.
di Emilio Molinari
Devo dire che il Presidente Romano Prodi emerge come un gigante nel panorama politico italiano e non solo italiano: ha parlato di politica pensando e guardando al mondo dei prossimi decenni e lanciando una proposta: fare di Milano la sede dell'Authority Mondiale dell'Acqua.
L'uomo è autorevole e non credo abbia parlato a vanvera.
Mi chiedo perciò: perché la questione da lui posta è caduta nel vuoto?
Non è stata ripresa dai partiti, dal governo, dagli amministratori milanesi, dai media e dalla cultura e persino dalla società civile. Da nessuno.
Sicuramente con Romano Prodi e con molti altri abbiamo diverse opinioni sulle authority e sugli organismi internazionali, ma non può sfuggire a nessuno l'enorme portata di una simile proposta per l'Italia e ancora di più per la nostra città.
Se penso a Milano sede mondiale per l'acqua, penso all'immagine della nostra città tra le grandi città europee e del mondo, al ruolo politico e culturale che assumerebbe e al suo sviluppo a tutti i livelli. Penso alla sprovincializzazione della politica che, se non si interroga sui disastri globali.., muore.
Penso ad una città punto d'incontro di popoli e di progetti di solidarietà internazionale, di partenariati pubblici tra aziende pubbliche.
Penso a Milano luogo di discussione sugli scenari che l'acqua disegnerà nel futuro prossimo, quando tra pochissimi decenni 1/5 della popolazione europea, 240 milioni di abitanti nel Mediterraneo e metà della popolazione mondiale avranno problemi molto concreti di approvvigionamento idrico e si svilupperanno conflitti tra i popoli e tra i diversi soggetti che la richiedono.
L'acqua è al centro della crisi energetica e alimentare è quindi la grande questione sociale del XXI secolo.
Ecco, penso a questa Milano. A qualcosa di più della città della moda, ma al centro della cultura e della politica dell'acqua, di una istituzione pubblica preposta al suo governo mondiale, sottraendo questo ruolo alle multinazionali.
Ebbene, oggi Romano Prodi ci dice che non è solo un pensiero, ma una occasione concreta e una ambizione a cui tendere.
Dove e quando possiamo parlare di questa proposta che può dare un segno diverso a EXPO dal momento che si traduce in una scelta politica di portata universale?
Dico possiamo, perchè, in quanto movimento mondiale per il diritto all'acqua e al bene comune, pensiamo di avere molte cose da dire e domande da fare.
Rivolgo queste domande prima di tutto al sindaco Pisapia sicuro che non gli sfugge la grande occasione che si prospetta per questa città e per il suo stesso ruolo.
Ma la rivolgo anche alla Giunta e a tutto il Consiglio comunale, ai partiti, ai quali non può sfuggire che in queste campagne elettorali sono spariti: i referendum, i temi ambientali, le risorse che scarseggiano, i diritti umani universali negati a quasi metà della popolazione del mondo. Un miliardo e mezzo di persone a cui manca l'acqua potabile, 2,5 a cui mancano i servizi igienici, 1 miliardo di affamati e 3 miliardi di baraccati annunciati entro la prima della metà del secolo.
Non è il caso di parlarne? Questo silenzio è indifferenza ed è incomprensibile.
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7.
Nell’ambito dell’iniziativa Mondi e reti in zona 2
mercoledì 19 dicembre - biblioteca di via don Orione alle ore 21
incontro con gli scrittori Pap Khouma (autore di “Io, venditore di elefanti” e direttore della rivista “El Ghibli” )
e Mihai Mircea Butcovan (autore di “Allunaggio di un immigrato innamorato” e collaboratore della rivista “Internazionale”).
L’iniziativa è realizzata a cura di Arci Milano, con il contributo e il
patrocinio del Comune di Milano e del Consiglio di zona 2.
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8.
Il mitico seggio al Tempio d'oro di via delle leghe: vittoria sostanziale di Nichi Vendola con il 33%.
Dalle primarie comunali del novembre 2010 col 56% di Pisapia e oltre 700 votanti, a domenica scorsa dove con 777 voti validi:
Bersani 299 - Vendola 249 - Renzi 184 - Puppato 41 - Tabacci 4.
A questa sede elettorale delle primarie del centrosinistra fanno riferimento 12 seggi elettorali che riguardano il territorio
circostante da via Venini a via Giacosa passando per viale Monza e raggiungendo quasi via Padova.
Nè centro nè periferia con artigiani e impiegati, una volta tanti operai delle tante piccole e medie aziende della zona,
ora tanti giovani creativi e vecchi pensionati, tanti non italiani. Insomma non un territorio omogeneo ma con
una tradizione politico culturale forte e autonoma che va ricercata dagli anni 50' nella presenza di una forte sezione del Pci  fortemente trasgressiva e con una sua particolare forza culturale; poi agli inizi degli anni 90' dopo lo scioglimento del Pci in via delle leghe 5 arrivano associazioni importanti per la sinistra milanese quali il Gramsci e la Convenzione per l'Alternativa, la piccola casa editrice ComEdit 2000 con i suoi libri e le sue pubblicazioni tra cui il ponte della Lombardia e la nostra Martesanadue, la libreria ed il sito ilponte.it. Senza dimenticare dagli anni 80' il mitico Tempio con i suoi stretti rapporti con radio Popolare e le prime riunioni di Emergency. E infine una presenza scolastica importante dal Liceo Carducci alle scuole del Trotter, il loro associazionismo ed un movimento culturale significativo come i poeti del Trotter.
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9.
Fuori i mercanti dal tempio.
Una platea elettorale abbastanza modificata rispetto al 2010.
Un po meno popolo di sinistra classicamente inteso, qualche faccia nuova in più non di sinistra incuriosita dalla bolla mediatica renziana che deve far riflettere tutta la politica vecchia e nuova.
La scomparsa della destra rilascia anime perse alla ricerca di nuovi personaggi: ieri Berlusconi o Bossi
oggi Renzi o Grillo...ma anche giovanotti in cerca di spazio e di giusta rottamazione verso ventennali ciance inconcludenti
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10.
Ieri Vendola, oggi Bersani, domani Di Stefano

Tutti allo zelig alle 15.30
Paolo Rossi, Diego Parassole, Alberto Patrucco, Luca Klobas e Gianluca De Angelis
saranno sul palco di Zelig per salutare Andrea Di Stefano e i suoi sostenitori.
E' una bella sorpresa. Perciò venite un'ora prima (si, 15.30!!!).
Poi dalle 16.30 la presentazione del programma.
Vi aspettiamo. Tutti.

Sabato 1 dicembre - Allo Zelig di Milano di viale Monza 140
con Andrea Di Stefano

La Regione Lombardia dovrà essere il territorio di nuova economia, etica e responsabile,
dove i fattori privilegiati siano il lavoro,la salute, l'ambiente e il territorio.

www.perunaltralombardia.it
HANNO SOTTOSCRITTO L'APPELLO
Paolo Matteucci - Mirko Mazzali - Bruna Miorelli - Emilio Molinari - Carlo Monguzzi - Vittorio Morfino
Luciano Muhlbauer - Nicola Nicolosi - Antonello Patta - Bruno Perini - Tiziana Pesce - Giancarlo Peterlongo - Silvano Piccardi
Paolo Pinardi - Don Gino Rigoldi - Giorgio Riolo - Francesco Rizzati - Roberto Romano - Raffaele Salinari - Alessandro Santoro

LA RISPOSTA ALLA CRISI DELL'EDILIZIA E DEL MERCATO IMMOBLIARE E' UN PIANO DI EFFICIENZA ENERGETICA.
di andrea Di Stefano
Crollo delle vendite delle case, cantieri fermi e attività lavorative crollate ai livelli degli anni 70. Il 2012 è stato l’anno più difficile per il mercato immobiliare degli ultimi 60 anni. A questo grido di dolore dell’associazione degli imprenditori edili bisogna rispondere anche con programmi a
deguati. Con il nuovo governo regionale dobbiamo intervenire rapidamente ed efficacemente elaborando misure che contrastano la crisi. La mia proposta è puntare sull'efficienza energetica degli edifici residenziali, commerciali e ad uso pubblico.
La maggior parte del patrimonio che oggi è in classe D E-F o inferiore, con consumi pari a 200-250 KWh/mq anno: possiamo portare tutti questi edifici in classe A o B (sotto i 50KWh/mq anno) con interventi graduali a partire dagli impianti, serramenti ed isolamenti dei solai superiore ed inferiore, con costi ad alloggio pari o inferiori a 25.000 euro, portandoli a consumi inferiori a 100 KWh/mq anno. Un piano di riqualificazione di 40.000 alloggi l’anno comporta circa 1 miliardo di investimento annuo e può tradursi in: 450€ di risparmio potenziale all’anno sulla bolletta energetica per le famiglie; 4 tonnellate di CO2 risparmiate ad alloggio l’anno; 6.000kwh/alloggio/risparmio annuale; 10.000 occupati in più l’anno nelle costruzioni e 7.000 nell’indotto.
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11.
Raccolta firme referendum a difesa del lavoro:
lunedì 3 dicembre dalle 9,00 alle 14,00 Palazzo della Regione - via Melchiorre Gioia 39.

San Raffaele, Prencipe (PRC): “No ai licenziamenti. È ora di cambiare la sanità lombarda”
Milano, 29 novembre 2012. In merito ali licenziamenti delle lavoratrici e dei lavoratori dell’ospedale San Raffaele, il neo Segretario provinciale del Partito della Rifondazione Comunista, Matteo Prencipe, dichiara:
“Esprimiamo la nostra piena solidarietà ai lavoratori del San Raffaele e alle due lavoratrici che da ieri sono salite sul tetto dell’ospedale per difendere il lavoro e la loro dignità. Con i 244 licenziamenti, il mancato rinnovo dei contratti a termine in scadenza e gli accordi sindacali disdetti, la nuova proprietà del San Raffaele pretende di risanare i conti sulla pelle di chi lavora. Questo è inaccettabile.
Una domanda sorge spontanea: dov'è finito il fiume di denaro pubblico (circa 400milioni di euro all’anno) che la Regione Lombardia ha dato al San Raffaele in questi anni?
Il fallimento della sanità lombarda rischia ora di trascinare con sé centinaia di posti di lavoro in tante altre strutture ospedaliere.
Insieme alle lavoratrici e ai lavoratori del San Raffaele chiediamo che i licenziamenti vengano ritirati immediatamente e che si apra la strada a misure alternative che salvaguardino l’occupazione e quindi la qualità dell’assistenza offerta ai pazienti”.
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12.
Associazione Culturale Casa della Poesia al Trotter

Lunedì 3 dicembre, alle ore 18, presso l’Auditorium ex Chiesetta Parco
Trotter (ingresso via Giacosa 46 e via A. Mosso 7), Alberto Mari e Fabrizio
Bondi presentano il video del poeta sonoro Luigi Pasotelli
(Cremona 1926 – Milano 1993)
SERRAGLIO
(Edizioni Scenario di Girolamo Melis, regia di Andrea Cardile)
Un evento straordinario, il racconto per immagini di un grande poeta
performer.
Vi aspettiamo!