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SINISTRA
DOPO IL 13 MAGGIO
A ciascuno il suo mestiere
GIANPASQUALE
SANTOMASSIMO
C
erto non moriremo democristiani, se questo può consolare qualcuno. Il più
grande merito storico che va riconosciuto alla Democrazia cristiana è
quello di essere riuscita a trattenere a lungo nell'alveo della democrazia
rappresentativa e dei principi elementari della Costituzione un elettorato
ad essa estraneo e ostile; la più grande colpa che le va addebitata è
quella di non esserci riuscita fino in fondo. Di fatto il 13 maggio siamo
entrati ufficialmente nella Seconda Repubblica, perché tutte le
tradizioni politiche e culturali che nella Costituzione si erano
riconosciute sono escluse dal potere e collocate all'opposizione. L'Italia
che oggi esprime un governo non ha più nulla a che fare con quella
storia, e presumibilmente tenterà di liberarsi del tutto da quelli che
considera orpelli legalitari e freni al pieno dispiegamento della sua
cultura profonda.
Silvio toglici i limiti di velocità imposti dai comunisti, facci
sfrecciare sulle nostre autostrade. E' un messaggio che si leggeva
qualche giorno prima del voto nel sito di Forza Italia. Bisognerebbe
riflettere su quale concezione delle libertà si sia affermata negli
ultimi anni presso i nostri concittadini, e attorno a quale immaginario
sia stato costruito un blocco sociale che è oggi, innegabilmente,
maggioranza reale nel paese.
Che la destra sia maggioranza nel paese è fuor di dubbio, e non serve a
molto attaccarsi a quel 49,9 per cento che la Casa delle libertà
totalizzerebbe (cifra che in ogni caso le garantirebbe una maggioranza di
seggi con qualunque sistema elettorale). Se si ragiona di destra e
sinistra a quei voti bisogna aggiungere quelli di Rauti e di Forza Nuova,
delle Leghe a destra di Bossi, gli umori di molti elettori di D'Antoni e
di tante altre liste locali. Anche per questo sono stupide e arroganti le
polemiche contro Bertinotti (e anche contro Di Pietro, ad essere sinceri)
come la ricerca di capri espiatori esterni per una sconfitta che è stata
preparata scientificamente, metabolizzata negli ultimi anni, perseguita
con coerenza e applicazione. Se si volevano quei voti bastava introdurre
principi elementari di socialità e di legalità che avrebbero dovuto
essere parte integrante del programma di un centrosinistra. Se poi si
gioca per perdere è ovvio che alla fine si perde.
Oggi la sinistra è nel suo complesso, e includendo tutte le sue anime
possibili, ai minimi storici nell'esperienza repubblicana. Questo è un
altro punto fermo da cui partire, senza illusioni e senza sconti. Nella
resa dei conti che si aprirà a sinistra è auspicabile che tutto avvenga
senza la guerra di tutti contro tutti e senza personalismi, ma anche con
la consapevolezza della portata della catastrofe e della inevitabilità di
misure tangibili di discontinuità. Dopo Caporetto, è evidente che non
possono restare né Cadorna né il suo Stato maggiore. Non per vendetta:
per elementare dignità.
Ciò che è davvero indispensabile è che si facciano delle scelte: la
cosa peggiore sarebbe continuare a non scegliere. Tra i pochi risultati
positivi del 13 maggio credo si debba includere il risultato positivo di
una consistente aggregazione di centro. A questo punto il Partito
democratico esiste davvero, e tutte le intelligenze che in varia forma
hanno auspicato questo approdo avrebbero il dovere di prenderne atto, di
contribuire al suo sviluppo, di lavorare all'interno di questa
prospettiva. Con i migliori auguri, senza alcuna ironia, ma anche con la
preghiera, abbastanza ferma, di lasciare finalmente la sinistra libera di
riorganizzarsi in forma autonoma.
In una forma che vada al di là dei nominalismi e delle etichette e guardi
alla sostanza. Chi parla di prospettiva socialdemocratica dovrebbe sapere
di cosa si sta parlando, pur nella estrema diversità di significati che
il termine può assumere oggi. Ma che in ogni caso non può tradursi in
una chiacchiera generica su un "riformismo" privo di contenuti.
Socialismo in Europa significa alcuni cose elementari e indispensabili:
organizzazione consapevole dei lavoratori e difesa dei loro interessi,
insediamento sociale e riferimento stabile al mondo del lavoro
("vecchio" e "nuovo"). Significa legame costante e
alla luce del sole con il sindacato. Significa anche autonomia di
classe. Se il termine è desueto e può suonare inquietante diciamo
che significa, tradotto in italiano, autonomia politica di un soggetto che
pensa con la propria testa in riferimento a ciò che rappresenta e non si
lascia dettare la linea da gruppi di pressione, da lobbies
giornalistiche, da "poteri" più o meno forti.
Da queste cose indispensabili si parte, poi si può andare in molte
direzioni, ma non si può prescindere dal punto di partenza. Tutto questo
in Italia non esiste più, è stato smantellato con allegra e compiaciuta
incoscienza, e va ricostruito pazientemente e ripartendo da quel poco che
ancora esiste.
Su questa prospettiva, se verrà scelta sul serio, si può riaprire un
dialogo tra tutte le sinistre, pensare a un soggetto politico
inevitabilmente federativo che ne rispetti la pluralità innegabile e
irriducibile. Si può provare a ridare rappresentanza a quella sinistra
che oggi non si sente più rappresentata da nessuno, che in parte è
tornata il 13 maggio a votare contro qualcuno, ma che soprattutto
vorrebbe tornare domani a votare anche per qualcosa.
E va aggiunto, per finire, che tutto questo non deve servire solo a
prefigurare ciò che può accadere tra cinque anni. Tra cinque anni la
società italiana sarà cambiata, probabilmente in peggio, ma in forme che
nessuno di noi può oggi pronosticare. Si tratta, nel più breve tempo
possibile, di costruire una opposizione credibile e autorevole che
intervenga nella prospettiva che può aprirsi. Come abbiamo detto, il
blocco sociale che ha vinto è esteso e innegabilmente maggioritario. Ma
esso si è costruito attorno a un immaginario potentissimo e al tempo
stesso fragile, attorno a una promessa di arricchimento individuale che
non potrà essere mantenuta. Non tutti diventeranno plurimiliardari con
molte ville in Sardegna, non tutti metteranno su la "fabbrichetta".
Se la matematica non è un'opinione, sarà impossibile aumentare pensioni
e stipendi, meno tasse per tutti e opere pubbliche faraoniche. Questo
risveglio potrà essere traumatico, perché poche cose sono potenzialmente
esplosive come un immaginario collettivo che si fonda in realtà sulla
somma di egoismi individuali.
Per il momento: Silvio falli sognare. Ma cerca anche di trovarti
molto lontano quando si sveglieranno.
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