Appunti di viaggio: Sud Africa

di Aurelio Volpe

La  mortalità normale in Sud Africa, un paese di 40 milioni di abitanti, dovrebbe essere di circa 300mila persone all’anno, e in effetti così è stato grosso modo sino al 1997. Oggi, muoiono 450 mila persone in un anno. In particolare nelle fasce di età intermedie, diciamo dai 16 ai 50 anni, la mortalità è addirittura raddoppiata. E’ solamente AIDS? forse no, più probabilmente sì. I giornali locali scrivono provocatoriamente  “in Sud Africa di Aids non muore nessuno” per osservare il silenzio delle statistiche. E se Nelson Mandela pubblicamente dichiara che il suo figlio quarantenne è morto di Aids, è anche per insegnare al suo Paese che occorre condividere il lutto, che condividerlo può aiutare a venirne fuori.

In fabbrica, chi organizza la produzione deve fare i conti con un 30% abituale di forza lavoro con ridotte capacità.Su cui non si può contare per il dopodomani. Nel settore del legno, uno dei pochi settori che tirano, e non è una battuta, è quello dei cofani mortuari. L’ignoranza (ma non solo) ha aiutato l’espansione dell’epidemia.

Sino al 1994, ricordiamo, vigeva l’apartheid, e la grande maggioranza della popolazione locale, nera, non ha ricevuto una seria istruzione, a parte le umiliazioni quotidiane del vedersi costretti ad una mobilità controllata. Oggi il contrappasso: un generico senso di insicurezza che spinge i bianchi a non girare per strada la sera. Ed un certo casino nel mercato del lavoro: per venti anni, una generazione, in quasi ogni organizzazione che si rispetti (non solo nel pubblico) andranno assunti tre neri, un bianco, un asiatico. Ed a questo punto la compartimentalizzazione del mercato del lavoro “ha fatto trentuno” con forti incentivi alla occupazione femminile. Ed una forte difesa dei minimi salariali (chi ha vissuto l’assistenza di ogni etica, oggi vuole ricuperare dignità in fretta).

Ma se è indubbio che il potere politico oggi è “nero” (e l’ANC, l’organizzazione politica che è stata di Mandela, ha il 70% dei suffragi), il potere economico è “bianco” (e, se vogliamo, una discreta parte del commercio è “asiatico”, non so se ricordate in fondo da dove viene Gandhi).

Ma attenzione, distinguere fra “bianco” e “nero” in questo caso non vuol dire mettere tutti i bianchi (o tutti i neri) da una parte: la maggior parte dei bianchi che ho conosciuto accetta quasi con un senso di espiazione il fatto che il mercato del lavoro oggi abbia delle rigidità, che occorre sobbarcarsi livelli di volontariato da noi impensabili giusto per mandare avanti il Paese, etc.

E vi sono neri che manderanno i figli all’estero perché non si dica che ottengono posti di lavoro solo per effetto di quote.

In fondo per la grande maggioranza bianchi e neri, nel 1994, con la fine dell’apartheid, hanno dimostrato un incredibile senso della misura: poteva essere una guerra civile, non è stato. Ed anzi l’economia, dopo dieci anni di recessione, ha incominciato a correre.

Corre, ma in materia infida, tanto è vero che il Rand (la moneta locale) è agganciata all’euro, sostenuta dal commercio delle materie prime e da altissimi tassi di interesse. Guadagnano “il popolo dei BOT” potremmo dire e la grande distribuzione locale (che si approvvigiona all’estero a basso prezzo). Perdono le cottage industries, le piccole e medie imprese che preferirebbero una moneta debole che consenta maggiori esportazioni.

Il Rand alto certo non aiuta neanche il turismo (ma le infrastrutture locali sono di alto livello, per cui si può spendere qualcosa di più ed in compenso permettersi di fare il giro dei parchi, o una settimana di surf sull’Oceano Indiano, anche con bambini piccoli) ma le spiagge meritano.

E se si bighellona per chilometri sulle spiagge intorno a Durban, dove si trovano gli angolini più riparati, si può anche trovare la “pizzeria italiana”, a dimostrazione del fatto che una certa idea dell’Italia come paese in cui tutto sommato ci si gode la vita è piuttosto radicata.Signore “british” e con il chador una accanto all’altra, con il massimo rispetto. Bianchi e neri evidentemente e profondamente amici? Sulla spiaggia ne ho visti sui 13-14 anni, come dire bisogna avere pazienza per una generazione.

Cambiare totalmente aria ogni tanto, se ce lo si può permettere o semplicemente perché il lavoro ci porta lontano, non può fare che bene. Lontani dalle querelles dell’Ulivo o dal dibattito sulle sorelle Lecciso.Portiamo qualche guardia Padana a scoprire cosa vuol dire sul serio problemi di sicurezza (scoprire che siamo fra i paesi più sicuri del mondo).Scoprire cosa può voler dire non avere scolarità obbligatoria o assistenza sanitaria pubblica. Per una volta, scoprire che Italia è sinonimo anche di “saper vivere”, magari su di una spiaggia, e non solo di Letterine o Gabibbi.