riflessioni sul dopo voto

Una chiesa berlusconizzata
KENYA Da Gorogocho parla Alex Zanotelli: ora bisogna impegnarsi in Italia
GIULIANA SGRENA

Alex Zanotelli, comboniano, già direttore di Nigrizia, da anni vive nella baraccopoli di Gorogocho, alla periferia di Nairobi, dove ha avviato dei progetti molto interessanti di riciclaggio dei rifiuti e di sostegno a donne sieropositive ed ex prostitute. Ieri è circolata la notizia che il missionario, dopo la notizia della vittoria di Berlusconi, avrebbe deciso di non tornare in Italia.
Abbiamo raggiunto telefonicamente Alex Zanotelli a Nairobi.

Davvero ha deciso di restare a Gorogocho, in Kenya?

No, non sarebbe giusto, adesso è il momento di impegnarsi in Italia, perché la situazione è davvero incredibile. Io avevo fatto quella battuta al Giubileo degli oppressi proprio per aiutare la gente a capire che non si può partecipare al Giubileo degli oppressi e poi andare a votare Berlusconi, volevo sottolineare che era in gioco qualcosa di importante, c'è da vergognarsi a vedere un Berlusconi arrivare al potere. Io resterei ancora molto volentieri a Gorogocho, è una esperienza che mi dà moltissimo, ma ormai il cambiamento è in atto, sono quattro anni che stavamo preparando il passaggio: i comboniani assumeranno direttamente Gorogocho, questo è molto bello perché è la prima volta che una istituzione fa una scelta del genere. Io volevo fare una esperienza nel nord, magari negli Stati uniti, ma poi molti amici mi hanno detto che è molto importante essere presenti ora in Italia, si pensava a una missione a Napoli o Palermo. Per poter dare una mano al movimento di resistenza in Italia, i comboniani anzi mi chiederebbero una presenza nelle sedi europee dove si prendono le decisioni, a Strasburgo e Bruxelles.

Quindi potrebbe trovarsi proprio in Sicilia, dove la destra ha fatto il pieno di voti...

Sono rimasto impressionato nel sentire che la destra ha spazzato via tutto. Proprio oggi mi venivano in mente le parole di Dossetti, che io ho visto in punto di morte. Quando c'è stato il primo governo Berlusconi l'aveva definito "Baccanale dell'esteriorità", era una definizione molto azzeccata. Quello che avrei voluto chiedere a Dossetti però era perché aveva aspettato così tanto a dirlo, visto che in fondo Berlusconi è il frutto maturo del craxismo. Ma quando, nel 1985, Nigrizia ha cominciato a sparare su queste cose Dossetti non c'è mai stato, eravamo soli.

E' impressionante in questa situazione anche la scesa in campo a fianco di Berlusconi della chiesa, del papa e dei vescovi, in modo così esplicito non si era mai visto ...

Questa è una cosa che veramente mi sconcerta. Oggi ho letto un testo che parlava della "berlusconizzazione" della chiesa italiana, è spaventoso, è una chiesa che ormai si è allineata decisamente sui valori della società, una chiesa che non è più profetica, non ha più una parola da dire, non ha una sua visione da prospettare per il futuro è parte integrante del sistema, è funzionale al sistema. E per me, come credente, questa rappresenta una ferita ancora più grande.

Che cosa possono fare ora i cattolici, la chiesa non li rappresenta certamente tutti. E' possibile organizzare una resistenza?

Si sono già provate varie resistenze dal '68 in poi e non è che abbiano funzionato molto. Quindi più che resistenza, secondo me, a livello ecclesiale bisogna continuare a ricordare alla chiesa il tradimento che ha operato e che avviene in continua. Israele era molto cosciente di questo, aveva un sogno e l'ha tradito radicalmente, ha cercato di portarlo avanti poi c'è stato il tradimento da Salomone in avanti, fino all'esilio, ha avuto però il coraggio di ammettere che hanno tradito il sogno. Quando Gesù ha riproposto quel sogno nella Galilea degli oppressi, ha rilanciato un movimento alternativo all'impero romano. Anche lì le comunità hanno tenuto duro per trecento anni poi c'è stata la svolta. In continuità abbiamo dovuto riproporre quel sogno perché, per usare le parole molto belle di Martin Luther King, la chiesa è chiamata ad essere un termostato nella società ed invece quasi sempre è un termometro. Un termostato per trasformare, cambiare valori, e invece è un termometro che misura la febbre della società, lo status sociale. Ecco la grande sfida, è quello che ci manca come chiesa italiana e che dobbiamo ritrovare, però sono profondamente convinto che nella base c'è una grande forza. Ora tutto il movimento lilliputziano dovrà uscire alla luce e diventare alternativa, non dico diventare partito ma assumere un ruolo politico e fare una opposizione seria, altrimenti rischiamo di non avere più nulla.

Il rischio di veder fare tabula rasa di tutte le conquiste ottenute con molte lotte ...

E' vero e le abbiamo ottenute con belle esperienze: dalla resistenza, al dopoguerra, in realtà alternative. A questo livello non sono assolutamente scoraggiato, anzi penso che forse l'aspetto positivo di quella che sarà la catastrofe berlusconiana è che porrà la gente di fronte all'alternativa. Finora con le sinistre abbiamo giocato perché ormai è l'economia che detta legge. Abbiamo avuto delle sinistre al governo che non hanno fatto una politica di sinistra, anche questo ha favorito la destra. Oggi con la vittoria di Berlusconi dobbiamo guardarci in faccia, uscire dalle parole vuote, ritrovare valori umani, della convivenza, dello stare insieme. Dobbiamo lottare per costruire un futuro, è un momento stimolante perché dobbiamo cercare di tradurre in alternative quelli che sono i nostri sogni, il nostro guardare al futuro.