Fascist Legacy

L’eredità del fascismo – documentario BBC

 

Regia: Ken Kirby

Consulenza storica: Michael Palumbo

Fotografia: Nigel Walters

Montaggio: George Farley

 

Nella prima parte del documentario (una promessa mantenuta), Michael Palumbo e altri storici descrivono, sulla base di documenti rinvenuti negli archivi di Washington, Londra e Roma e di interviste a testimoni scampati agli eccidi,le atrocità sistematicamente commesse dall’Italia fascista - nel nome della propria “missione civilizzatrice” – in Africa e nei Balcani.

 

Nella seconda parte (un impegno tradito), vari testimoni dell’epoca, fra cui ilmenbro della Commissione ONU, Marian Mushkat e il ministro degli esteri jugoslavo Leo Mattes, sostengono, insieme a Palumbo, la tesi sull’insabbiamento deliberatamente operato dagli anglo-americani per interessi politici e contro i principi di giustizia ufficialmente dichiarati: temevano infatti che la condanna dei criminali fascisti avrebbe potuto mettere in moto in Italia un processo di epurazione difficilmente controllabile, col rischio di indebolire il fronte anticomunista, giudicato essenziale nel corso della Guerra fredda.

 

Nel maggio 1946 viene istituita in Italia una commissione d’inchiesta con l’obiettivo di processare i criminali italiani in patria. Pur essendo stata concepita con una impostazione innocentista, questa commissione ha avuto la forza di deferire alla giustizia militare italiana una quarantina di persone fra cui tre generali ai vertici dell’esercito dell’epoca: Mario Roatta, Mario Robotti e Alessandro Pirzio Biroli.

 

Contemporaneamente il Ministero degli esteri, guidato da due figure storiche dell’antifascismo, Pietro Nenni e Carlo Sforza, continua a sollecitare, per un anno, lo svolgimento dei processi, ma alla fine è costretto ad allinearsi sulle posizione del Ministero della difesa e della Procura generale militare, e a condividere la decisione, avallata dal governo De Gasperi, si ritardare per quanto possibile i processi.

 

Dopo la rottura con Stalin del giugno 1948, la Jugoslavia rinuncia a chiedere la consegna dei criminali di guerra italiani. Anche la richiesta della Commissione nazionale etiope di estradare Badoglio e Graziani viene respinta senza troppe difficoltà dall’Italia.

 

Nonostante gli impegni presi anche dallo stesso governo italiano, di procedere contro i propri criminali di guerra, tutte le istruttorie possono essere chiuse nel 1951, con un cavillo giuridico.

 

In conclusione, a differenza di quanto accaduto ai tedeschi e ai giapponesi, i criminali di guerra italiani hanno potuto evitare di essere sottoposti a processi regolari, salvo i pochi casi condotti da inglesi e americani: Badoglio continuò a essere onorato nell’Italia repubblicana fino alla sua morte (1956) e ebbe un funerale di Stato.

 

Graziani fu processato da un tribunale militare e condannato nel 1950 a 19 anni di carcere, di cui 13 condonati (per la sua attività nella repubblica sociale italiana e non per i crimini perpetrati in Africa). La pena da scontare effettivamente (un anno e 4 mesi) sarà alla fine ridotta a 4 mesi.

 

Nota: il documentario prodotto dalla BBC nel 1989, acquistato e tradotto in italiano dalla RAI, non è stato mai mandato in onda, salvo che, una volta sul canale La7, nel programma diretto da Sergio Luzzatto dell’università di Torino).