Chi alimenta l'antipolitica?

Cesare Moreschi - novembre 2007  

In queste settimane, dopo la discesa in campo di Grillo, si è parlato molto di antipolitica .

Si è passati dalla sorpresa al panico, guardando con preoccupazione i sondaggi, per poi passare all’euforia, indicando nella partecipazione di milioni di lavoratori al Referendum sul Protocollo Sindacati-Governo, nella grande manifestazione alle Primarie per il Partito Democratico e nelle riuscite manifestazioni di piazza sia della Destra che della Sinistra le ragioni che portavano a rivedere analisi e giudizi.

Sono state accantonate rapidamente analisi, riflessioni  e ricerche sulla crisi della Politica, sul disagio e la diffidenza di una parte consistente dell’elettorato nei confronti del ceto politico, considerato ceto privilegiato e lontano dai cittadini e dai loro problemi, sulla  distanza che separa le stanze del potere dalla società civile. Tutto o quasi è tornato nella cosiddetta normalità.

Nessuno sottovaluta l’importanza di questi  avvenimenti che dimostrano la capacità reattiva e la voglia di partecipazione di milioni di cittadini che non si rassegnano al ruolo di comparse, ma la dimensione di questi eventi ci dice che si tratta  di un commovente sussulto di una minoranza che non  è intenzionata ad arrendersi e a lasciare le armi.

Se ascoltiamo o parliamo con la gente in strada e nei mercati, le frasi che si ripetono sono quasi sempre le stesse: “ Sono tutti uguali”; “Pensano solo ai loro interessi”; “La politica è una cosa sporca”.

Certamente non aiutano  la politica né i giornali, né la televisione, né gli altri strumenti di comunicazione, più interessati ad assumere posizioni di parte che ad  attrezzare  il cittadino a  capire;  non aiutano soprattutto i politici ed i partiti che non sempre brillano per senso di responsabilità, coesione, affidabilità e coerenza.

Il Centro-Destra chiede ogni giorno le dimissioni del Governo, rifiuta il confronto, cavalca qualsiasi avvenimento destabilizzante.

Berlusconi si pavoneggia sognando un nuovo mandato di Governo a breve, si culla  sui suoi sondaggi;  apre il mercato acquisti di senatori dell’Unione; accusa il Governo di impopolarità e di essere ostaggio della Sinistra radicale e nel contempo predica provvedimenti impopolari, perché, a suo dire, utili al Paese; attacca il diritto di voto in modo offensivo e indecoroso dei Senatori a vita, trasforma quasi sempre il Senato in uno stadio con striscioni e insulti, offrendo  una rappresentazione indecente della Politica che non aiuta certo i cittadini ad avvicinarsi ad essa.

Un cittadino normale pensa di partecipare con il suo voto a libere elezioni, di decidere chi deve governare  per un’ intera legislatura, che solo il Parlamento e il Presidente della Repubblica ne possano decidere le sorti, non immagina che con strumenti impropri si possa delegittimare la sovranità popolare e  certamente non ha fatto i conti con i sondaggi di Berlusconi e con le trappole parlamentari del Centro-Destra.

Altrettanto desolante è il palleggio di responsabilità con accuse reciproche, senza indicare soluzioni pensate se non l’uso della forza e misure repressive, su problemi complessi ed esplosivi quali la convivenza civile, la multiculturalità, l’integrazione, la sicurezza. Si usa la strumentalizzazione e la speculazione politica per avere qualche voto in più facendo leva sul disagio e la paura.

Siamo al paradosso. A Milano il degrado, i ghetti, le baraccopoli, i delitti, i furti, lo spaccio e gli scippi per il Sindaco Moratti e il vicesindaco De Corato hanno nel Governo in carica da pochi mesi il solo responsabile, a Roma, dopo l’ultimo doloroso evento che vede coinvolto un rom i responsabili sono due: il Governo e il Sindaco.

Della legge Bossi- Fini che non funziona ed è ancora in vigore, della  sanatoria sull’immigrazione del governo di Centro-Destra, dell’assenza da anni di  progetti e di una politica sull’immigrazione, dell’incapacità delle istanze internazionali ed europee nel prevenire e nel gestire gli eventi non se ne parla.

Il Centro Sinistra continua ad essere attraversato dai vecchi mali del passato e quello che sta avvenendo rischia di aumentare il malessere dilagante nel suo elettorato.