Troppi infortuni mortali sul lavoro. 

Attuare il protocollo e rendere permanenti e operativi il Coordinamento e l'Osservatorio Lombardo

di Antonio Pizzinato

I lavoratori dell’edilizia hanno manifestato in Piazza, l’11 Febbraio a Milano, contro il continuo ripetersi di infortuni gravi e mortali nei cantieri della Lombardia.

Sono ormai più di 10 le morti sul lavoro, nelle prime 6 settimane del 2005, verificatesi nei cantieri della Regione.

La pesantezza delle condizioni di lavoro e, in generale, il non rispetto delle norme sulla sicurezza del lavoro e della prevenzione antinfortunistica nel nostro paese è dimostrata dai seguenti dati, relativi al 2004 : 1.397 infortuni mortali ( una media di 4 “morti bianche” al giorno ); gli infortuni ufficialmente registrati dall’INAIL sono stati 937.162, ed i titolari di un indennità per infortunio sul lavoro ( con invalidità permanente ) sono 1.200.000.

Questi dati riguardano solamente gli infortuni sul lavoro ufficialmente riconosciuti, cioè quelli che hanno colpito i lavoratori con regolare rapporto di lavoro e sono assicurati presso l’INAIL, mentre non vengono considerati  ( registrati dalle statistiche dell’INAIL, dell’ISTAT e del Governo ) gli infortuni che colpiscono i lavoratori con rapporto di lavoro irregolare che sono in continuo aumento. Basta pensare che oltre il 25% del PIL – Prodotto Interno Lordo – nel 2004 è stato realizzato con il lavoro irregolare ( nero, sommerso, ecc.) che riguarda in particolare il settore edile e i lavoratori extracomunitari.

A fronte degli ultimi infortuni registrati nei cantieri milanesi che hanno causato la morte di Kedr Amhed di 28 anni e di Rosario  Fiore, 27, i Senatori milanesi del centrosinistra hanno presentato un’interrogazione al Ministro del Lavoro, On. Maroni, e si sono incontrati con il Prefetto di Milano, Bruno Ferrante, lo scorso 5 Febbraio.

Anche sulla base dell’iniziativa Parlamentare sviluppata negli scorsi anni, a Milano è stato stipulato, presso la Prefettura, un protocollo sulla sicurezza del lavoro sottoscritto dalle Associazioni degli Imprenditori, dai Sindacati CGIL-CISL-UIL, dalla Camera di Commercio, Ufficio del lavoro, rappresentanti delle Forze dell’ordine, dal Comune di Milano.

Il protocollo prevede la costituzione di un Coordinamento ed un Osservatorio sulla sicurezza del lavoro in provincia di Milano, i quali devono operare per il rispetto delle normative della sicurezza sul lavoro e fare formazione.

Ogni quadrimestre si dovrebbe riunire per valutare l’attività svolta, fare un analisi della realtà sulla base dei dati dell’Osservatorio e definire le linee programmatiche per i mesi successivi.

Ma, come è emerso dall’incontro con il Prefetto, in pratica, ad oltre un anno e mezzo dalla sua costituzione, non ha realizzato nulla di concreto, tant’è che, ancora prima degli ultimi infortuni mortali, lo stesso Prefetto aveva sollecitato un incontro con una lettera inviata ai firmatari del protocollo lo scorso 12 Gennaio.

Nella lotta agli infortuni sul lavoro, per la tutela dell’integrità fisica e della salute dei lavoratori è improcrastinabile una svolta che renda operativo permanentemente sia il Coordinamento che l’Osservatorio provinciale della e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

In altre parole, i sottoscrittori del protocollo, a partire dalle Istituzioni, devono dar vita ad un Centro – con persone a pieno tempo ed i mezzi necessari per lo svolgimento delle attività – che sulla base di precisi programmi :

- realizzi ispezioni e controlli nei luoghi di lavoro, sull’applicazione delle norme della sicurezza, la regolarità dei rapporti di lavoro;

- realizzi programmi di formazione sulla sicurezza sia per i lavoratori che per le imprese;

- contribuisca a formare e coordinare gli R.L.S. –rappresentanti dei lavoratori sulla sicurezza;

- realizzi un osservatorio e aggiorni mensilmente i dati sulla sicurezza, prevenzione, ecc;

- realizzi un coordinamento per la lotta al lavoro nero e sommerso.

Contemporaneamente partendo dall’esperienza di 30 anni fa, quando in Lombardia – per primi in Italia – si conquistarono gli SMAL – Servizi di Medicina negli Ambienti di Lavoro – si imprima una svolta alla sanità lombarda (e alla Regione che è responsabile della stessa) in materia di prevenzione e salute sui luoghi di lavoro.

Questo significa :

 -  prevedere che almeno il 4% - come previsto dalla Legge – del bilancio delle ASL sia destinato ai Servizi sugli Ambienti di lavoro di ogni ASL ( mentre oggi è inferiore al 2% ).

-   dotare di un numero adeguato di personale (medico, tecnico, scientifico) i servizi sugli ambienti di lavoro di ogni ASL.

-  realizzare il registro dei mesoteliomi pleurici e di esposti a residui chimici.

In altre parole, come si seppe fare negli anni ’70 mobilitando lavoratori, cittadini, Istituzioni, imprimere una svolta rendendo prioritario, in ogni luogo di lavoro la prevenzione, la salvaguardia della integrità fisica, la tutela della salute dei lavoratori.

La riduzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali non rappresenta un maggior costo del lavoro ma – come dimostra la realtà degli altri paesi europei – una riduzione dei costi per l’intero paese oltre alla salvaguardi dei cittadini, che costituisce comunque la priorità.

Questo è il nostro impegno e la priorità nell’operare quotidiano.