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PRIMO ATTO DELL'ASSALTO ALL'UNITA' DELLO STATO: POCO FEDERALISMO E GOVERNABILITA' A tempo di record, a soli sette mesi della presentazione al Parlamento degli elaborati-definiti, sulle montagne trentine nella malga di Lorenzago - dai cosiddetti "4 saggi" del centrodestra, - il 25 marzo, con il solo voto delle maggioranza, è stata approvata la legge che prevede la modifica di ben 40 articoli della Costituzione. In altre parole, dopo 36 sedute, centinaia e centinaia di votazioni, con le quali il centrodestra ha respinto tutte le proposte - avanzate dai Senatori dell'opposizione - di modifica, e miglioramento del testo definito dai "saggi della malga" - e fatte proprie dal Governo - si è concluso, in Senato, il primo atto dell'assalto all'unità dello Stato ed alle fondamentali regole del pluralismo, della democrazia nell'attività legislativa del Parlamento e delle funzioni delle Istituzioni. Con queste modifiche costituzionali si da più potere al Premier, togliendoli al Presidente della Repubblica; si destruttura lo stato, ma con poco Federalismo e governabilità - ma con più conflitti fra stato e regioni -, salta la coesione e solidarietà (poiché non vi è il federalismo fiscale), con maggior centralismo per di più nelle mani del premier. Ora il disegno di legge Costituzionale passa all'esame della Camera dei Deputati, per l'approvazione definitiva sono necessarie 4 approvazioni (sullo stesso testo) da parte di Camera e Senato. IL NUOVO PARLAMENTO Dal 2011, il Parlamento avrà diversa composizione e funzioni articolate, fra Camera e Senato. La Camera sarà composta da quattrocento deputati (più 12 eletti dagli italiani all'estero); il Senato federale eletto su base regionale, composta da duecento senatori (più 6 rappresentanti degli italiani all'estero). Essi restano in carica per 5 anni, ed il Senato viene eletto assieme alle regioni. Quindi, mentre positiva è la riduzione del numero dei componenti, non lo è la distribuzione delle funzioni, di compiti ed attività tra i due rami. Esse, infatti, non salvaguardano le funzioni di (ri)equilibrio e solidarietà che sono proprie del Senato Federale (ad esempio negli Usa ed in Germania) nei paesi che attuano il federalismo. Non a caso, i Presidenti delle Regioni hanno richiesto una serie di modifiche delle funzioni che sono state respinte dal Governo e dalla maggioranza. ITER DELLE LEGGI Infatti il Senato Federale si occuperà solo delle leggi che riguardano le competenze comuni a Stato e Regioni. Conseguentemente l'iter delle leggi prevede che la camera esamini le leggi riguardanti le materie riservate allo stato, mentre il senato esamina solo quelle (cosiddette concorrenti) che riguardano stato e regioni, oltre alla legge finanziaria e di bilancio. PRIMO MINISTRO: "DITTATURA DELLA MAGGIORANZA" Il Capo del Governo, per essere nominato, non ha più bisogno del voto di fiducia del Parlamento, ma - di fatto - al sua elezione è diretta poiché avviene attraverso un collegamento con i candidati alla sola Camera. Egli ha poteri (sottratti al Presidente della Repubblica) di nomina e revoca dei Ministri, e - la "dittatura della maggioranza"- di sciogliere anche il Parlamento se, ad esempio, a maggioranza, vota contro una legge sulla quale il Premier ha "posto la fiducia". IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: NON AUTORIZZA PIU' LE LEGGI Il Presidente della Repubblica sarà eletto, ogni sette anni, da deputati, senatori, presidenti regionali e tre delegati per regione. Vengono tolti ad esso importanti poteri e funzioni di garanzia quali: l'autorizzazione a presentare in Parlamento disegni di legge del governo, sciogliere il Parlamento, scegliere il Presidente del Consiglio. Le viene invece affidata la nomina dei presidenti delle autority; e di garante dell'unità del Paese. CORTE COSTITUZIONALE E C.S.M Cambiano la composizione e modalità di elezione sia della Corte Costituzionale che del Consiglio Superiore della Magistratura - C.S.M -. I Giudici della Corte Costituzionale sono 15: 4 nominati dal Presidente della Repubblica; 4 della Magistratura; 7 del Senato Federale integrato dai Presidenti regionali. Il C.S.M. sarà nominato per un terzo dal Senato Federale integrato dai Presidenti regionali, due terzi dalla magistratura. FEDERALISMO O DEVOLUTION? Alle Regioni viene attribuita la competenza esclusiva sulla sanità e la sua organizzazione, in questo modo viene messo in discussione il diritto alla tutela e cura della salute - previsto dalla costituzione come diritto di cittadinanza -, saltano i LEA - livelli essenziali di assistenza - nazionali, poiché ogni regione deciderà quale assistenza sanitaria assicurare. L'organizzazione scolastica, compresi i programmi scolastici saranno definiti regionalmente. Questo si aggiunge alle conseguenze sulla scuola della riforma Moratti. Analogamente accadrà per l'organizzazione della polizia locale. VERSO IL REFERENDUM ABROGATIVO Abbiamo sintetizzato i punti essenziali delle modifiche Costituzionali. Ora la battaglia parlamentare riprende alla Camera dei Deputati. Il confronto sarà aspro, stante lo stravolgimento di punti e principi fondamentali della Costituzione. Se l'atteggiamento del Governo e della maggioranza non muterà e non consentirà sostanziali modifiche al testo uscita dal Senato, è indispensabile prepararsi, sin d'ora, allo svolgimento del Referendum attraverso il quale, la maggioranza degli italiani con il loro voto, cancelli la lesione dei principi democratici e dell'unità e solidarietà nazionale. PENSIONI: PROSEGUE LA BATTAGLIA CONTRO LO "SCALONE" Nella Commissione lavoro del Senato prosegue serrato il confronto sulla legge delega previdenziale. Dopo che il governo ha ritirato la decontribuzione del 5% e l'obbligatorietà del versamento del TFR, ora si stanno discutendo le centinaia di emendamenti presentati dai senatori del centrosinistra i quali - oltre a proporre l'armonizzazione più complessiva del sistema previdenziale - prevedono la cancellazione (soppressione) dell'aumento, dal 1° gennaio 2008, a 40 anni di contributi o 60 anni d'età, per le donne, e 65 anni per gli uomini, quale condizione per andare in pensione. Lo sciopero generale unitario e le grandi manifestazioni, svoltasi in tutta Italia, il 26 marzo, ha dimostrato la determinazione dei lavoratori nel respingere le proposte e pretese di Berlusconi (secondo il quale "si deve lavorare di più) e del Governo. Un'altra importante momento di questa lotta sarà la manifestazione, a Roma, dei pensionati di sabato 3 aprile. Per ora, il Governo ha espresso parere contrario, alle nostre proposte di cambiamento. Dal 19 aprile - se il centrodestra non cambierà atteggiamento - si inizierà a votare in aula al Senato: la battaglia continua, in forte sintonia fra paese e Parlamento.
Antonio Pizzinato MartesanaDue - aprile 2004 |