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filodiretto dal Parlamento

 

PARLAMENTO: RESTANO SOLO 15-20 SEDUTE

USATE PER STRAVOLGERE COSTITUZIONE E NORME ELETTORALI

 

Il clima, in Parlamento, è più surreale di quanto avessimo previsto nel precedente resoconto dell’attività alla Camera e al Senato.

Lo scorso 16 novembre, con la presenza di tutto il Governo a partire da Berlusconi – come mai si era visto in Senato in questi 4 anni e mezzo – e con Bossi in tribuna, viene definitivamente approvata la destrutturazione della Costituzione con la modifica di ben 52 articoli, con la cosiddetta “devolution”.

Con 170 sì, 132 NO e 3 astensioni, si è cambiata la seconda parte della Costituzione. Tra i NO quelli dei Senatori a vita che, nel 1947, approvarono la Costituzione: Oscar Luigi Scalfaro, Giulio Andreotti ed Emilio Colombo.

La Costituzione stabilisce che quando le modifiche alla legge fondamentale della Repubblica non siano approvate dai due terni dei Deputati e Senatori, 50 parlamentari o 5 Regioni, possono chiedere – entro 3 mesi – il referendum confermativo sulla legge di modifica costituzionale. Sulla base di questo disposto i parlamentari del centrosinistra promuoveranno il referendum affinché gli italiano con il loro voto – un NO – cancellino questa legge – che rende diseguale l’Italia – e lo stravolgimento della Costituzione nota della Resistenza.

 

LA NEGLIGENZA DEL CENTRODESTRA FA DECADERE IL DECRETO SULLA PATENTE A PUNTI E CODICE DELLA STRADA

 

Erano trascorse solo 15 ore, dal voto sulla “devolution”, ma tanti Senatori del centrodestra erano scomparsi benché si dovesse esaminare il Decreto legge sul codice della strada, la patente a punti, che sarebbe scaduta da lì a 48 ore.

Un provvedimento che riguarda tutti gli italiani poiché tratta, tra l’altro, delle multe in città, il sequestro dei motorini e la patente. Ma loro se ne sono fregati. Tanto non c’era Berlusconi in Aula a controllarli come il giorno prima. Così giovedì 17 novembre, in mattinata, non si è potuto votarlo perché mancava il numero legale. Analogamente, nel pomeriggio, a partire dalle ore 16 e per tre volte, non c’è stato il “numero legale” e a quel punto il Governo, non avendo la presenza dei Senatori del centrodestra, ha ritirato il decreto al cui esame i due rami del Parlamento avevano dedicato 59 giorni di lavoro.

Questo atteggiamento, più delle nostre parole, indica, evidenzia la mancanza di senso dello Stato e del dovere dei parlamentari del centrodestra. Tutto questo, oltretutto, quando restano solo 15-20 sedute del Parlamento prima delle elezioni politiche.

 

 

LA DESTRA IMPONE DI APPROVARE: RIFORMA ELETTORALE ED

EX CIRIELLI (LA PRESCRIZIONE DEI PROCESSI)

 

Passa qualche giorno, e mentre alla Camera, fanno approvare con il “voto di fiducia” il decreto fiscale, cioè una parte della Legge Finanziaria, senza nemmeno correggere gli errori che contiene (dicono che li correggeranno con la Finanziaria). In Senato. inoltre, con due votazioni, impongono di esaminare ed approvare entro il 7 dicembre la riforma elettorale e la ex Cirielli.

Il centrodestra abusa della sua maggioranza per imporre l’esame il Aula di leggi che non hanno ancora terminato l’esame in Commissione.

Per loro è prioritario approvare la ex Cirielli, cioè la legge che riduce i tempi per far decadere (prescrivere) i processi e cambiare la legge elettorale, anche se entrambi hanno molti aspetti di incostituzionalità.

Fanno saltare il bipolarismo – impedendo la stabilità di Governo – e gli italiani non potranno più scegliere chi li rappresenta in Parlamento, poiché non vi saranno più i candidati (Deputati e Senatori) di collegio (del territorio) e non potranno più esprimere la preferenza. Non solo, ma non saranno garantite le pari opportunità per le donne poiché hanno respinto la proposta di intercalare uomini e donne nelle liste dei candidati della Camera e del Senato.

In altre parole saranno i partiti, con liste regionali bloccate, che sceglieranno i propri candidati.

Nel contempo, continuano a rinviare le leggi che interessano i cittadini dalla tutela del risparmio, al mobbing, alla tutela costituzionale dell’ambiente.

 

APPROVATA LA COMUNITARIA 2005 E LA LEGGE DI SEMPLIFICAZIONE

LEGISLATIVA

 

Malgrado le continue assenze dei parlamentari del centrodestra con le conseguenti ripetute mancanze del “numero legale” in queste settimane si è approvata la legge Comunitaria 2005, con la quale si sono recepite numerose direttive comunitarie. In altre parole si adeguano, su una trentina di materie, le normative di legge italiane a quelle della Comunità Europea.

E’ stata pure approvata la legge di semplificazione legislativa. E’ questa la nona volta che ciò avviene negli ultimi quindici anni. Con essa si delega il Governo, attraverso Decreti legislativi, a semplificare tutta una serie di normative, raggruppandole in un solo testo legislativo ed eliminando numerose leggi ormai superate o ripetitive nella forma, con solo delle sfumature diverse, le quali non fanno che fare confusione e determinare contrasti interpretativi e rendere la vita difficile alla gente.

 

 

LA FINANZIARIA 2006: ANTISOCIALE

E SBAGLIATA

 

Alla Camera dei Deputati, dopo il Senato, prosegue l’esame della Legge Finanziaria 2006 e continuano i cambiamenti perché i conti  del Governo non sono corretti. All’inizio si prevedeva una manovra di 16 miliardi di Euro, poi, con una correzione, diventati 20 miliardi. Passano tre settimane e diventano 27 miliardi; è difficile prevedere quanti saranno alla fine. Una cosa è certa: i conti dello Stato non sono a posto, ed i “trucchi”  di Tremonti portano tagli ai servizi sociali, non creano sviluppo economico e sono anticostituzionali, come dimostra la sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimi i vincoli imposti ai Comuni con la Finanziaria 2005. Contro questa Finanziaria hanno scioperato unitariamente i lavoratori il 25 novembre. Anziché modificarla e correggerla il Governo vuole farla approvare dai Deputati con il voto di fiducia, per poi rinviarla al Senato, prima di Natale, per il voto finale.

 

IL GOVERNO RINVIA AL 2008 L’UTILIZZO DEL TFR PER I FONDI PENSIONE INTEGRATIVI

 

Lo scontro all’interno del Governo, conseguente al conflitto d’interessi di Berlusconi – proprietario della Società di Assicurazioni Mediolanum – ha rinviato l’utilizzazione del TFR per i Fondi pensioni integrativi al 2008. Questo benché fosse previsto dal 1° gennaio 2006, sia nella legge delega che nell’intesa raggiunta tra le Organizzazioni Sindacali e quelle dell’impresa a partire da Confindustria e CGIL-CISL-UIL.

Gli interessi privati di Berlusconi e delle compagnie di Assicurazione, che vogliono utilizzare il TFR, sono stati anteposti a quelli di decine di milioni di lavoratori e delle loro future pensioni integrative.

 

 

Antonio Pizzinato 

MartesanaDue - dicembre 2005