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filodiretto dal Parlamento

  

UTILIZZANO IL FINE LEGISLATURA PER IMPORRE UNA INVOLUZIONE AL PAESE

 

Venendo meno alla più elementare prassi parlamentare e della vita democratica (a partire dal confronto di merito e dalla ricerca di un’intesa, in particolare sulle regole elettorali) il centrodestra utilizza questi ultimi mesi della legislatura, prima delle elezioni politiche del prossimo 9 aprile, per imporre l’approvazione di una serie di leggi che determinano un’involuzione al Paese.

Con i soli voti del centrodestra, Berlusconi impone il passaggio dal sistema elettorale bipolare a quella proporzionale – con premio di maggioranza -, lo stravolgimento della Costituzione, modificandone 57 articoli, la precarizzazione nell’Università, una finanziaria 2006 che colpisce i Comuni ed i servizi sociali.

 

 

DEVOLUTION: QUARTO ED ULTIMO VOTO AL SENATO, POI REFERENDUM

 

Nelle scorse settimane, i soli deputati del centrodestra hanno approvato, in terza lettura (le due precedenti erano avvenute: il 15 ottobre 2004 alla Camera, ed il 23 marzo 2005 al Senato) la cosiddetta “devolution”. Si tratta di un vero e proprio stravolgimento della Costituzione con la modifica di ben 57 articoli.

Questi cambiamenti comportano la non omogeneità dei diritti e delle prestazioni sociali, nelle varie Regioni italiane, a partire dalla sanità dall’istruzione e formazione professionale. Inoltre toglie poteri al Presidente della Repubblica e riduce i ruoli del Parlamento, concentrando i poteri nelle mani del Presidente del Consiglio, compreso quello di sciogliere il Parlamento se non approva le leggi sulle quali richiede il “voto di fiducia”.

Inoltre, invece che il dimezzamento – come avevamo proposto – del numero dei deputati essi passeranno nel 2011, da 630 a 518, mentre i senatori saranno 253 più 42 nominati dalle Regioni (però senza diritto di voto). I senatori a partire dal 2016 saranno eletti assieme ai Consigli regionali, mentre i deputati saranno eletti ogni 5 anni. Quindi oltre a poteri legislativi completamente diversi, i due rami del parlamento saranno anche eletti in periodi diversi e con modalità diverse. Aspetto questo che contrasta con le modalità di elezione definite nella nuova legge elettorale voluta dal centrodestra.

Ora, questa modifica costituzionale è  tornata all’esame della Commissione Costituzionale del Senato e, la destra vuole imporne la definitiva approvazione dai senatori – in quarta lettura -  entro il mese di novembre, cioè prima della legge elettorale.

Una legge che introduce “la dittatura della maggioranza”, stravolge i principi di democrazia e partecipazione e dei cittadini ed i valori di universalità dei diritti e unità nazionale nati dalla Resistenza.

Contro questo stravolgimento costituzionale, i parlamenti del centrosinistra promuoveranno un referendum affinché gli italiani, con il loro voto, cancellino questo stravolgimento della Costituzione.

 

 

SI ABROGA IL BIPOLARISMO E LA STABILITA’ DI GOVERNO

 

Analogamente, alla Camera, i deputati del centrodestra hanno cambiato la legge elettorale, cancellando il bipolarismo e reintroducendo – con vincoli e soglie – il proporzionale.

All’ultimo momento, prima dell’esame e voto in Aula, la destra ha introdotto ulteriori modifiche (respingendo tutte quelle dell’opposizione). Non vi saranno più i candidati di collegio, ma le liste bloccate sia per la Camera che per il Senato. Per la Camera il calcolo dei voti è fatto a livello nazionale, mentre al Senato si calcola a livello regionale e su quella base si assegnano i premi di maggioranza, con la conseguenza che si possono determinare due diverse maggioranze (da qui, anche, uno degli aspetti di incostituzionalità).

Con la legge si abolisce anche il voto di preferenza. In questo modo non saranno più i cittadini a scegliere i deputati ed i senatori, ma le segreterie dei partiti.

In contrasto con la norma costituzionale sulle pari opportunità, la destra ha respinto tutte le proposte riguardanti la parità sulla presenza delle donne nelle liste elettorali (bloccate): sia quella di una donna ed un uomo, che di una donna ogni due uomini e persino quella di una donna ogni tre.

È evidente la discriminazione contro le donne ed il non rispetto delle pari opportunità e quindi la sua incostituzionalità. Anche per questo condurremo in Senato la battaglia contro questo  legge, ma è difficile prevedere dei risultati positivi, poiché la destra prosegue, al suo interno, il gioco dei ricatti e delle tre carte. Al Senato – rovesciando l’ordine della Camera – fa prima votar la devolution, poi la legge elettorale e, solo dopo, alla Camera la Legge Finanziaria 2006, dopo che con il voto di fiducia è stata approvata dal Senato.

 

 

FINANZIARIA 2006: TAGLI AL SOCIALE, SENZA MISURE PER LO SVILUPPO

 

Da settimane stiamo esaminando in Senato, nella Commissione Bilancio, la Legge Finanziaria 2006-2008. Ma il Governo, nel contempo in contrasto con quanto affermato da Tremonti nella relazione introduttiva ha già cambiato tre volte il totale della manovra (ora 24 miliardi) ma anche le coperture finanziarie (perché erano fittizie) dopo l’intervento degli Ispettori della Comunità Europea. Il confronto, malgrado questa realtà surreale, non da risultati. Infatti la destra respinge ogni significativa proposta di modifica, sia che sia stata avanzata dai sindacati unitariamente, che dai Comuni, le Province, le Regioni. Restano i tagli ai Comuni sui trasferimenti per i servizi sociali, come pure alle Regioni per le politiche di sviluppo. Le proposte di modifica presentate sono 3.305 (fra esse, anche quella sui finanziamenti per il Fondo di assistenza agli anziani non autosufficienti. Il governo respinge quasi tutte, per poi rendere nullo il confronto, attraverso un suo “maxi emendamento” sul quale “porre la fiducia”,  quando il 7 novembre si andrà in aula del Senato, prima di passare alla Camera dei deputati.

Basta un solo esempio, ad evidenziare il carattere antisociale dei contenuti della legge Finanziaria 2006; essa prevede – fra l’altro – che al 40% dei lavoratori precari delle Pubbliche Amministrazioni non sia rinnovato il contratto di lavoro. Questo significa che dal 1° gennaio 2006, oltre 80 mila giovani e ragazzi dopo mesi e anni di lavoro precario, non avranno rinnovato il contratto, saranno licenziati e quindi disoccupati. Contemporaneamente i servizi ai quali sono addetti, non saranno in grado di assolvere le loro funzioni e compiti.

Contro la vergogna della Legge Finanziaria 2006 unitariamente CGIL-CISL-UIL chiamano tutti i lavoratori italiani allo sciopero generale il 25 novembre.

 

IL GOVERNO FORZA E STRAVOLGE LE NORME, CON I DECRETI LEGISLATIVI

 

Il governo oltre a far approvare alla Camera con il voto di fiducia, la precarizzazione della università, ha definito molti schemi di Decreti Legislativi; su varie tematiche stravolgendo le già inadeguate norme contenute nelle deleghe: si tratta delle normative sull’ambiente,  la giustizia, i Fondi pensione complementari ed altri. Contemporaneamente alla Camera si discutono le leggi riguardanti il risparmio e i docenti universitari che sono stati modificati dal Senato-

I quattro mesi di lavori parlamentari, prima dello scioglimento del Parlamento, vengono usati dalla destra per stravolgere la situazione. Il 2006 inizia con una realtà istituzionale stravolta: modifica della Costituzione, cambiata la legge elettorale, un Paese più povero, giustizia e scuole meno libere, ambiente meno sicuro.

Anche per questo bisogna operare ogni giorno, perché gli elettori li mandino a casa con il loro voto il prossimo 9 aprile.

 

 

Antonio Pizzinato 

MartesanaDue - novembre 2005