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Dal Consiglio di Zona Due

MartesanaDue - ottobre 2006

   

 

Via Cavezzali: degrado e demagogia

 

Nella seduta del consiglio di zona del 10 ottobre, oltre a negare la concessione gratuita delle aule del trotter a corsi di lingua e cultura cinese, è stata approvata una mozione, presentata dal consigliere della lista Di Pietro,  sulla situazione in via Cavezzali (traversa di via Padova).

La mozione è un lungo elenco che descrive la situazione di degrado dello stabile all’11 della via, al centro di fatti di cronaca gravissimi e di vari sgomberi finora inutili operati dalle forze dell’ordine.

Oltre a prendere atto di una situazione intollerabile e richiedere per l’ennesima volta l’intervento di Prefetto e polizia,

ci si aspetterebbe da un’istituzione come il Consiglio di zona, quella che in teoria è la più vicina al territorio, qualche cosa in più nell’approfondire e nel proporre.

Ad esempio denunciare l’atteggiamento banditesco delle agenzie immobiliari proprietarie di molti appartamenti in questo edificio che chiedono affitti incredibili (oltre 600 euro mensili per neanche 30 mq.) senza guardare in faccia nessuno; perché non requisire questi appartamenti, riportarli alla legalità e rimetterli sul mercato a prezzi socialmente decenti.

Sottolineare e intervenire, altro esempio, per cambiare l’insostenibilità della condizione di clandestinità di molti immigrati che li mette nelle mani di delinquenti e spacciatori o della criminalità organizzata; nell’edificio di via cavezzali convivono italiani e stranieri, delinquenti e gente per bene; c’è il clandestino che spaccia  e quello che si alza alle cinque del mattino per andare in piazzale Loreto dove lo aspetta il furgone del caporale di turno che lo porta in uno dei tanti cantieri della nostra regione dove lavora in condizioni di totale insicurezza a 2,50 euro all’ora.

Unica intenzione positiva espressa dall’intero Consiglio di zona è la decisione di convocare un’assemblea pubblica lì sul campo, prendendosi la responsabilità di incontrare direttamente i cittadini italiani e non, giustamente inviperiti per la situazione creatasi, nella speranza che intervengano sindaco, presidente della Provincia e della Regione o loro assessori competenti e perché no qualche ministro.

Via Padova non è solo paura e degrado, vi sono esempi e zone  di integrazione e convivenza; vi sono scuole, associazioni e oratori che lavorano silenziosamente e costantemente in questa direzione, soggetti importanti come la Casa della carità o la Casa della cultura islamica. Compito delle istituzioni è stare vicino alla gente, affrontare contraddizioni profonde senza demagogia per essere credibili; ci sono riuscite negli anni ‘60 e ’70 di fronte alla allora emergenza immigrazione tutta interna al nostro paese; ora è certamente più complicato, ma le istituzioni non possono latitare o semplicemente cavalcare l’onda xenofoba, come fa il Presidente di questo consiglio di zona che si è persino rifiutato di istituire una Consulta degli immigrati (anche la Moratti ha preso questo impegno) e che non conosce (nonostante i quasi 4.000 euro mensili) il significato di un concetto semplice come interventi di mediazione sociale e culturale.

 Paolo Pinardi

 

 

 

Piano quinquennale: Commissione in riunione

 

Venerdì 29 settembre, ore 18.30: seconda convocazione della Commissione commercio, artigianato, orientamento professionale del Consiglio di zona due.

Fuori gli ultimi fuochi di un’estate dura a morire, dentro i fuochi fatui di un organismo che non riesce a dissimulare la propria inconsistenza.

La sala è occupata quasi interamente da un grande tavolo ovale di legno tinto ciliegio, le poltrone sono ampie, comode, avvolgenti - potrebbero addirittura indurre al sonno – e riscaldano l’ambiente con il loro rosso vivido. Intorno al tavolo, accomodati sulle poltrone, i due opposti schieramenti, inconfondibili nelle loro trite divise: camiciacravattagessato la destra, pantalonemagliettaminimalista la sinistra, a far da spartiacque, indefinita e indefinibile, la lega.

Tristemente prevedibile la composizione per genere: una sola donna consigliera titolare, tra le fila di Forza Italia, oltre me delegata.

Al centro dell’attenzione le linee programmatiche per il quinquennio 2006-2011 della Commissione.

Apprezzabile la capacità di sintesi: sei-settemila battute, cioè due pagine e qualche riga, per stabilire un piano di lavoro quinquennale. Del resto, se è vero che la comunicazione non verbale pesa tredici volte di più della comunicazione verbale, il non detto, il taciuto, ha un valore decisamente più forte di quello che è stato dichiarato e, soprattutto, in quanto non detto/non scritto non ha nessun potere vincolante.

Peraltro, le poche parole spese non lasciano spazi all’immaginazione. In premessa e a conclusione del documento due formule doverose, rituali: “valore fondamentale è il confronto con l’associazionismo di categoria e non, presente nel territorio”, “si tratta ovviamente di una bozza programmatica di inizio legislatura su cui si auspica una fattiva collaborazione da parte di tutti i membri della Commissione e del Consiglio”.

 

In mezzo, tutto e niente: le feste di via devono valorizzare gli aspetti culturali e sociali; sulla sicurezza ci deve essere un virtuoso confronto tra la commissione e le piccole aziende a conduzione familiare che svolgono una funzione sociale sulla vivibilità dei quartieri e delle vie; legato al tema della sicurezza è poi quello dell’usura che viene liquidato con l’ipotesi di organizzare un apposito convegno ovvero istituire un premio alla memoria delle vittime dell’usura (sic!); e, poiché un premio non si nega a nessuno, perché non istituire un premio anche per le antiche attività? Del resto le attività e le botteghe artigiane più antiche vanno valorizzate; e i mercati comunali, ultimo baluardo al proliferare della grande distribuzione (su questo tema specifico si rinvia all’articolo di Angelo Dossena a pag 2), devono essere ammodernati e rivalorizzati.

 

Viceversa, il commercio legato al fenomeno dell’immigrazione, che conquista un titolo tutto suo, richiede controllo sulle attività svolte (phone center, macellerie islamiche e bazar di vario tipo) e fermezza contro le attività illegali.

Prevenzione dunque? Prevenzione, recita il vocabolario, è la predisposizione di misure utili a evitare eventi dannosi, ma è anche la disposizione d’animo ostile verso qualcuno o qualcosa che non si conosce direttamente o a fondo: in altre parole, è il preconcetto, il pregiudizio, la chiusura. Bizzarrie della lingua italiana!

D’altro canto, sempre a proposito del commercio legato al fenomeno dell’immigrazione, nel documento si legge che bisogna “promuovere un’attività d’informazione e aiuto alla conoscenza e alla integrazione (apertura?) oltre al sostegno all’autoimprenditorialità”.

 

Da segnalare ancora un progetto pilota per promuovere un fine settimana (sabato e domenica) di negozi aperti (si veda il già citato articolo di Dossena) e, in contemporanea, un percorso gastronomico nelle trattorie e nei ristoranti della zona e la volontà di avviare un confronto con le associazioni territoriali, gli istituti professionali e la Commissione scuola sull’orientamento professionale nei settori del commercio e dell’artigianato.

 

Su queste basi si apre la discussione, che si vorrebbe rapida - 90 minuti per 22 consiglieri, come una partita di calcio - e, soprattutto, indolore.

 

Il gioco delle parti è piuttosto scontato. Rifondazione Comunista tiene palla per oltre venti minuti: troppo, davvero troppo tempo, disapprova e mugugna la destra. In modo impalpabile si dissocia da tutto. Alla fine resta solo un grande NO.

 

L’Ulivo lamenta l’assoluta assenza di strumenti e metodi. Sacrosanto.

 

I Verdi si compiacciono che, a differenza della passata legislatura, sia stata istituita la commissione. Questa differente volontà andrebbe premiata e sostenuta, anche per incidere maggiormente all’esterno. In tal senso, sollecitano, tra le altre cose, la tessitura di contatti con le associazioni territoriali espressione delle diverse etnie.

 

Il Presidente, Alleanza nazionale, si ripromette di fare della Commissione un luogo di accoglienza e ascolto di cittadini, associazioni, commercianti, artigiani.

 

Con toni diversi Forza Italia e Italia dei Valori auspicano più ordine, più sorveglianza da parte della polizia annonaria, della vigilanza urbana, delle ASL ... e di qualunque altro organismo possa esercitare uno straccio di controllo. Soliti incriminati i soliti immigrati, nella veste ora di venditori ambulanti, ora di gestori e utenti di phone center, ora di avventori di locali, sempre e comunque portatori di “male”.

 

I Comunisti italiani/Martesana cercano di ricordare come la vita di un territorio non può prescindere dalla vita delle anime che lo popolano, italiane o straniere. Come non abbia senso parlare di commercio e artigianato, e delle relative politiche, senza pensare che i negozi e le botteghe sono una delle possibili espressioni e immagini del territorio, della sua cultura, della sua socialità, della sua capacità di accogliere e integrare, di essere abitato e vissuto.

 

Da segnalare un tema bipartisan: no alle bancarelle di mutande. L’indumento intimo è vituperato con eguale asprezza sia dalla maggioranza sia dalla minoranza. Naturalmente dietro lo slogan c’è una più “corposa” presa di posizione sul significato e la funzione delle feste di via, ma ho trovato molto divertente l’accanimento sullo specifico oggetto, una sorta di “Signor Malaussene” degli indumenti e dei prodotti da fiera.

 

Intanto il tempo scorre inesorabile. Tempi supplementari al 12 ottobre, stesso campo, stessa ora.

 

A questo punto, c’è bisogno di un buon viatico per riprendere e per continuare a lavorare, sperando che non sia tutto vano. Mi sembra che la legge della varietà indispensabile faccia al caso della Commissione. Nella formulazione di Albert Einstein dice, più o meno: “Tra sistemi interagenti, è quello con la maggiore gamma di possibilità che guida e influenza l’altro.

Una delle cose più stupide che fanno gli esseri umani è continuare a fare la stessa cosa aspettandosi risultati diversi”.

 

Paola D’Alessandro

 

 

Lo Sportello per l’Edilizia del Comune di Milano snobba le Zone

Basta con la documentazione incompleta

L'importanza dell'emendamento presentato dal consigliere Pirovano dell’Ulivo, nell’ambito della mozione presentata durante il Consiglio di zona del 10 ottobre, segna una svolta nel rapporto tra il CdZ 2 e lo Sportello Unico per l'Edilizia di via Pirelli 39.

Nel corso del precedente mandato i consiglieri dell'opposizione avevano più volte denunciato l'impossibilità di esprimere i pareri sui Permessi a costruire, dal momento che gli stessi risultavano incompleti (per esempio mancanza del parere di altri settori coinvolti: Viabilità; Parchi e Giardini; Vigili Urbani; ASL; Vigili del Fuoco; ecc).

Pur non essendo vincolante il parere richiesto al CdZ, lo stesso doveva pronunciarsi entro 15 gg, dalla data del ricevimento,  pena il "silenzio assenso".

Nella seduta del 10 Ottobre il CdZ ha votato a maggioranza (astenuti Lepore - presidente del Consiglio e Gandolfi, presidente della Comm. Urbanistica) un'emendamento che preannuncia PARERE NEGATIVO a tutte le richiste carenti di documentazione. La mozione esprime una volontà politica che di fatto condanna il comportamento dello Spoltello Unico
per l'Edilizia di via Pirelli 39 nei confronti dell'istituzione "Consiglio di Zona". Vedremo se cambierà qualcosa.

Giancarlo Aprea, consigliere verde