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Dal Consiglio di Zona Due

MartesanaDue - maggio  2007

   

 

Degrado ambientale e civile in via Liscate

 

Il consigliere di zona Marzio Nava (gruppo Rosa nel pugno) ha presentato nella seduta del consiglio del 8 maggio la seguente mozione:

Su segnalazione di numerosi cittadini (in allegato al documento presentiamo circa 100 firme di cittadini che manifestano la loro la l'indignazione per la situazione che si è venuta a creare) portiamo a conoscenza delle autorità cittadine la realtà indecorosa in cui versa via Liscate (e zone adiacenti). Infatti, in questa zona è diventato sempre più difficile viverci in modo sereno e dignitoso. I problemi sul tappeto sono molteplici e tutti contribuiscono al degrado civile e ambientale di questo quartiere:

-         gli schiamazzi notturni (soprattutto in primavera ed estate) rendono difficile, anzi impossibile, avere serenità durante le ore notturne;

-         le liti frequenti dovute a persone ubriache e ad altre attività illecite rendono questa zona sempre più insicura;

-         il degrado ambientale è sotto gli occhi di tutti: scarsa pulizia della piazza (di cui sempre più spesso si occupano i cittadini volenterosi), alcune aree trasformate in vere e proprie discariche a cielo aperto (soprattutto in prossimità del raccoglitore indumenti della Caritas), auto e motorini abbandonati da anni che non vengono rimossi.

-         la parte destinata a verde che sempre più spesso (essendo non recintata e quindi calpestabile) vede la consistente presenza di rifiuti di ogni tipo piuttosto che del manto erboso.

 

A causa di questa situazione indecorosa sono sempre più frequenti gli abbandoni da parte dei cittadini con la conseguente vendita (svendita) di abitazioni.

Si chiede quindi al signor vice Sindaco, al Comando della Polizia Locale, all'Assessore al decentramento, all'Assessore alla Parchi e Giardini di fermare tale disagio e porre rimedio ad una realtà che sta' diventando sempre più difficile ed esasperata.

 

 

 

Solo 1000 euro o ben di più?

 

 1.000 euro!, è questo il costo medio di una riunione di commissione del nostro consiglio di zona,

i conti sono presto fatti, ogni consigliere di zona presente alla riunione riceve un gettone (al netto)

di poco meno di 50 euro, normalmente i consiglieri che partecipano non superano la ventina,

20 x 50 = 1.000 euro.

E' quello, che si definisce il "costo della politica", forse troppo elevato ai livelli più alti, sicuramente

ridotto a quelli più bassi, in ogni caso costo indispensabile per la nostra democrazia, altrimenti

farebbe "politica" e deciderebbe per tutti gli altri solo chi avesse i soldi ed il tempo per dedicarvisi,

gli altri, i non ricchi o benestanti, in altri termini chi deve lavorare per vivere, ne sarebbe escluso a priori!

 Ciò precisato, è ovvio che gli sprechi od i costi inutili sono da evitare anche ed a maggior ragione

nella vita politica ed eccoci al punto!

  Lo scorso 19 aprile si è tenuta una riunione della commissione cultura del nostro consiglio di zona

con all'ordine del giorno la programmazione annuale (2007) delle biblioteche zonali; per chi non lo

sapesse due sono le biblioteche presenti in zona, quella di Crescenzago e quella di viale zara, le quali,

oltre a fornire un servizio di consultazione e prestito di pubblicazioni, organizzano anche conferenze,

spettacoli e corsi sia per adulti che per bambini svolgendo, così, un'importante funzione

culturale ed aggregativa che si definisce anno  per anno proprio in questa programmazione. 

 

 La programmazione proposta alla commissione è stata valutata ed approvata, e sino a qui tutto bene,

non fosse che già nello scorso dicembre si è tenuta un'altra riunione della stessa commissione

con lo stesso ordine del giorno e finita, anch'essa, con l'approvazione della programmazione delle

biblioteche!;  la riunione del 19 aprile è stata, quindi, una "replica", con i connessi costi sopra evidenziati,

di quella di dicembre!, come è potuto accadere ciò?

 

  A dicembre le "biblioteche" avevano presentato una programmazione, come detto approvata in

commissione, che ipotizzava un costo massimo di 12.000 euro, la programmazione approvata il 19

aprile stanzia la cifra di  soli 5.601 euro! ciò perché nel bilancio preventivo 2007 del comune  per le

biblioteche di zona 2 i 12.000 euro non c'erano!, da qui la necessità di riconvocare la commissione per approvare una programmazione in "linea" coi fondi realmente a disposizione; ma come mai si è,

 inutilmente,  discusso a dicembre sulla base di questi fantomatici 12.000 euro!

 

 Le “biblioteche”,  in commissione, hanno sostenuto che la zona 2 aveva detto che potevano

predisporre una programmazione annuale per una spesa massima di 12.000 euro; il presidente

del consiglio di zona non conferma questa versione contestando che la programmazione doveva essere suddivisa in 2 semestri, rinviando  eventuali ulteriori spese che oltrepassavano la cifra di 6.000

euro (cioè quanto speso nel 2006 per le nostre biblioteche) al 2' semestre cioè dopo l'approvazione del

bilancio preventivo del comune per il 2007 (avvenuta ad aprile) e la verifica di quanto vi fosse stanziato

per le biblioteche e che l'errore è stato quello di convocare la riunione di commissione a dicembre con un

ordine del giorno sbagliato, programmazione annuale invece che relativa al solo 1' semestre!

 

  Difficile, quando vi sono più versioni e punti di vista, stabilire le responsabilità e comprendere chi

"ha capito male", chi "non si è spiegato bene" e chi "doveva controllare e non l'ha fatto", certo alla fine

un "capro espiatorio" qualcuno lo potrebbe anche trovare, arrivando, speriamo di no!,  a dare la

"colpa" all'impiegato che ha  materialmente predisposto la lettera di convocazione con l'ordine del

giorno ritenuto sbagliato, ma il problema è ben altro!

 

  L'episodio di questa doppia convocazione  infatti, è dovuto ed  è esempio lampante delle conseguenze

della mancata attribuzione  di "poteri" alle zone, di quel fantomatico decentramento sempre annunciato

e mai realizzato!

 

  Sino a che le zone non potranno gestire autonomamente il loro bilancio  resteranno istituzioni di scarsa rilevanza ed efficacia concreta; chiariamo!, "non si vuole la luna", ma almeno che una volta stabilito a

livello comunale quanti soldi si possono dare alle zone, queste ultime possano decidere dove e come sia

meglio spenderli.

 

 Nel caso specifico, la volontà dei consiglieri di zona di prestare attenzione ed incrementare le risorse

per le meritorie attività delle biblioteche è risultata evidente nella riunione di dicembre ove una larghissima

e trasversale maggioranza aveva approvato la programmazione sino a 12.000 euro, ma poi "qualcun'altro"

ha deciso che 12.000 euro erano troppi!

 

 Questo è il problema ed è ben più grave dei 1.000 euro sprecati e la domanda conseguente è: ma a parte le

"parole" e le "dichiarazioni di intenti", ha, questa amministrazione comunale, la volontà di decentrare

realmente competenze e risorse alle zone?

 

 Sono, ormai, molti anni che se ne discute, ma "nulla si muove", e detto che non è molto gratificante per

chi lavora all'interno del consiglio di zona rendersi conto che, spesso, si "gira a vuoto", ve lo garantisco

per esperienza personale; credo che anche per i cittadini l'essere chiamati ad eleggere i propri rappresentanti

in una istituzione, creata per essere vicina alla popolazione e meglio rappresentarne sensazioni e umori,

e poi constatare che essa ha scarsissimi  poteri reali, rappresenti soltanto un esercizio puramente teorico

di una partecipazione democratica sempre più chimera!

 

  Una cosa, comunque, è certa, in questo caso le responsabilità sono chiaramente ascrivibili; è ormai più

di 10 anni che il centrodestra governa Milano, in questo periodo nulla è stato fatto per attuare il

decentramento!, come diceva qualcuno tempo fa "MEDITATE GENTE, MEDITATE"!

 

Mario Re Fraschini

cons. zona 2 RC

 

Spettri

 

Spesso, in questi ultimi tempi, mi tornano alla mente le fiabe ascoltate da bambina. Erano immancabilmente costruite sulla contrapposizione tra bene e male, quest’ultimo immancabilmente personificato da pericolose donne, streghe o matrigne, e da minacciosi uomini neri. Nell’iconografia popolare le donne e gli uomini neri, cioè gli stranieri, gli immigrati, i diversi da noi, hanno sempre rappresentato e continuano a rappresentare il male, inesorabile e senza scampo. Nella settimana della passione, alla vigilia della festa che celebra il trionfo della vita sulla morte ed esorta gli animi alla compassione e all’accoglienza, nelle stanze della Commissione commercio, artigianato e orientamento professionale venivano agitati, ancora una volta, con ostinazione e pervicacia, gli antichi bau bau. Però anche il più modesto e consumato degli spettacoli può riservare sorprese e allora ... colpo di scena: il grido di allarme non proveniva dalle fila della destra, ma da un manipolo di uomini dell’ulivo.

Già, l’ulivo, simbolo di pace e di riconciliazione. Ironia della sorte.

Ed ecco risuonare nell’aria domande inesprimibili. Perché i commercianti italiani che gestiscono piccoli negozi stentano a stare a galla e spesso sono costretti a chiudere, mentre proliferano le attività, talvolta analoghe, aperte da immigrati?

Perché la stazione centrale non viene “militarizzata” (il termine è mio, ma rispecchia il concetto espresso) per neutralizzare la presenza degli odiosi extra comunitari?

Un cittadino presente ai lavori faceva sentire la sua voce e affermava che alle persone extracomunitarie, per toglierle dalla strada, bisogna fornire luoghi di aggregazione. Ma il sollievo per quella che sembrava una proposta sensata e scevra di diffidenza o rifiuto si è subito raggelato. Il solerte cittadino pensava infatti a strutture affini ai centri di permanenza temporanea che, come noto, imprigionano, escludono più che accogliere.

L’imperativo categorico è far sparire gli stranieri dalla nostra vista, come se noi Italiani e Italiane non fossimo mai stati stranieri in qualche luogo della terra e non avessimo costruito le nostre “little Italy”. Metterli in qualche posto sicuro, da cui non possono in alcun modo scappare, il più lontano possibile dalle nostre case, dai nostri negozi, dai nostri giardini, dalle nostre strade, dalle nostre linde vite.

Un consigliere di Forza Italia ammoniva che l’elettorato è italiano; come dire che solo i cittadini e le cittadine di conclamata origine italiana vadano servite.

I programmi elettorali dei partiti che si apprestano alle votazioni amministrative di maggio pullulano di promesse su iniziative a favore della sicurezza. Il tema è trasversale a quasi tutte le forze e gli schieramenti. Si organizzano marce, manifestazioni, presidi contro questa o quella etnia.

Finiremo con il rinchiuderci in una fortezza aspettando il nemico invisibile come il capitano Drogo ne “Il deserto dei tartari” e ci consumeremo in questa attesa, mentre la nostra mente genera spettri sempre più raccapriccianti.

Di certo il miglior modo di governare il territorio, di creare le premesse per una civile e proficua convivenza, per integrare e per sconfiggere le frange di illegalità.

La paura è una spirale, la paura si nutre di se stessa e cresce all’impazzata, la paura rende orbi. Arriverà un giorno in cui non riconosceremo il diritto a esistere a nessun essere umano diverso da noi. La paura evoca l’odio. Ma cosa ci fa credere di essere migliori? Quando osservo certe persone e le ascolto buttare fuori odio verso uomini e donne di altri paesi, con i volti contratti dalla rabbia, i pensieri ottusi e per questo esiziali, i sentimenti inariditi, mi chiedo cosa li spinge a considerarsi così superiori. Ho incontrato una donna a San Donato: si sarebbe buttata nel fuoco per salvare un cane incatenato dal padrone, ma avrebbe volentieri buttato nel fuoco tutti gli “extrace” (come amava definirli). Ed era così tragicamente e grottescamente inumana, nel senso che aveva perso ogni segno di appartenenza alla specie umana. Come altre donne viste in televisione a protestare contro l’insediamento nel loro quartiere di qualche comunità straniera e stracciona. Perché, a ben pensarci, il problema è la razza o il censo? Siamo razzisti, ed è bene che impariamo a chiamarci con il nome che con tanto onore ci siamo guadagnati sul campo, o classisti?

Alla Commissione commercio spira un vento di chiusura. Il territorio è una fortezza da difendere contro tutti i possibili nemici.

Intanto si pensa di organizzare sugli ultimi scorci dell’anno una festa dell’integrazione con bancarelle etniche. Con chi se la prenderanno in quell’occasione in cui bisognerà convivere serenamente con l’uomo nero? Nessun problema: uno dei consiglieri di forza italia propone di dedicarla al cinquantenario della nascita dell’Europa unita, il consigliere dei verdi all’anno europeo delle pari opportunità. E impagabile dalle poltrone della maggioranza qualcuno dice: “bene, così faremo la festa alle donne”.

C’era una volta ...

Paola D’Alessandro

Bocciato il megaparcheggio in via dei Transiti

 

Martedì 15 maggio il consiglio di zona ha bocciato il progetto che prevedeva oltre 300 box nei giardini di via dei transiti. Gli unici a votare a favore sono stati i consiglieri di Forza italia (tranne uno che non ha partecipato al voto), della Lega e il solito della lista Di Pietro; contro Ulivo, Rifondazione, An, Verdi, lista Dario Fo, Rosa nel pugno, Comunisti italiani, lista Ferrante e Udc. Da sottolineare come ormai il presidente leghista Lepore di questo consiglio e il presidente della commissione urbanistica Gandolfi di forza italia siano sempre più isolati nella stessa loro maggioranza; le hanno provate tutte in commissione e in consiglio per cercare di far passare il megaprogetto.

Questo risultato è stato possibile soprattutto grazie alla mobilitazione dei cittadini residenti nei palazzi adiacenti il giardino e del loro comitato particolarmente attivo in questi mesi.

Sono invece stati approvati, nel mese scorso, gli altri due progetti riguardanti il piazzale Martesana (Gorla) e via Valtorta.

In piazzale Martesana, nonostante le proteste di alcuni abitanti, verranno costruiti oltre 500 box, in un'area che per alcuni anni sarà devastata dai lavori, oltre che per il megaparcheggio, della Gronda nord e del Gaetano Pini; in via Valtorta verrà addirittura sacrificato un pezzo di parco della martesana per far posto a 350 box. Quasi mille box che richiameranno nuove macchine, traffico e inquinamento su un asse viario già soffocato come quello di viale Monza e che daranno ulteriore fiato alla speculazione edilizia. Infatti molti di questi box, esaurita la piccola richiesta dei residenti, verranno affidati alle agenzie immobiliari per essere immessi sul mercato e rinfocolare la bolla del mattone in una città ormai dove la fanno da padroni gli immobiliaristi, i costruttori e le loro colate di cemento in qualsiasi angolo libero: terminati e devastati i grandi spazi delle aree dismesse si passa a quelli più piccoli e al sottosuolo; chi si ferma è perduto, pazienza se la città scoppia di inquinamento e traffico.

Del resto basta osservare quanto sta succedendo in queste settimane:

-         nonostante le proteste degli abitanti, abbattuta quasi interamente la stecca degli artigiani all’Isola, come segnale d’avvio dei progetti integrati Repubblica-Garibaldi;

-         nell’area Marelli-Adriano si stanno dando i permessi a costruire, tra i principali protagonisti il costruttore e immobiliarista Pasini, candidato sindaco di Forza italia a Sesto San Giovanni, ma un posticino o meglio una palazzina di 20 piani  non la si nega a nessuno, come a 2 coop rosse (ma dove?);

-         in fondo a viale Monza nell’area ex Coca cola una enorme colata di cemento sta distruggendo quel territorio;

-         l’immobiliarista romano Coppola (il cognome è già un programma) in carcere per vari reati, tra cui riciclaggio, proprietario di grandi aree della nostra città, come quella a porta Vittoria (questo signore insieme a Ricucci aveva tentato la scalata al Corriere della sera);

-         l’area dei mercati generali in mano alla ‘ndrangheta e alle sue società, arrestati diversi boss, si sta indagando sulla connivenza con funzionari, amministratori e politici.

Sembrano scene tratte da “le mani sulla città” e invece siamo nella Milano del terzo millennio.

 

Paolo Pinardi