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filodiretto dal Parlamento

 

QUINDICI CONDONI   PREMIANO I  DISONESTI

PENALIZZAZIONI PER I SOGGETTI DEBOLI

 

 

La ripresa dell'attività parlamentare in questo inizio del 2003, dopo la pausa per le festività di fine anno, ha ulteriormente fatto emergere e sottolineato le linee guida del governo e del centro destra: premiare i disonesti (nei confronti dello Stato e delle Pubbliche amministrazioni), con una catena di oltre quindici condoni, ed il taglio degli interventi a favore degli strati più deboli della società.

Infatti, lo scorso 23 dicembre, quando erano trascorse neanche due ore dal voto del Parlamento, col quale il centro destra aveva approvato la Legge Finanziaria 2003-5 e nella quale – alla fine – erano stati introdotti ben 15 condoni, il governo, con un Decreto Legge, già la modificava. Con esso  riduceva dal 4 al 2,5 % il contributo da pagare sui capitali illegalmente portati all'estero, che saranno riportati in Italia. Quindi, non solo si condonano tutti gli illeciti commessi da questi "trafficanti" – compreso quelli del riciclaggio di capitali mafiosi – ed il non pagamento delle tasse, ma si riduceva ulteriormente il modesto contributo che devono pagare, secondo la stessa legge Finanziaria appena approvata dalla destra.

Ma questo non era l'ultimo atto di un comportamento non lineare ed inqualificabile del Ministro Tremonti e del centro destra, perché -  così come aveva fatto con i condoni – avviato l'esame in Parlamento del Decreto di fine anno, il Governo e il centrodestra hanno iniziato a proporre emendamenti al testo,  da loro stessi proposto, per rendere tombali e segreti i "condoni",  oltre ad aggiungere ulteriori benefici a favore degli evasori.

Pur di far cassa – malgrado le osservazioni e critiche della Comunità Europea – per cercare di coprire la "voragine" determinata dalle politiche e fiscali di Tremonti, i condoni vanno dalla evasione fiscale, parziale e totale, al non pagamento dei contributi previdenziali , al non pagamento della tassa sui rifiuti, del canone RAI, e via elencando.

Le conseguenze di questa politica del governo e del centrodestra con i  tagli  dei finanziamenti all'assistenza e sulla sanità, fra l'altro, ha portato la Giunta regionale della Lombardia – anch'essa governata dal centrodestra – fra l'altro ha reintrodurre i ticket sulle medicine e le visite ed analisi specialistiche che colpiscono in particolare gli strati sociali più deboli (pensionati, anziani, poveri, ecc.). Nonché, con l'aumento della complementare Irpef regionale, si ha che gli operai e gli strati più poveri, con i redditi più bassi, pur in presenza delle modifiche all'Irpef introdotte nazionalmente con la Finanziaria,  già dal mese di gennaio 2003 si sono trovati a pagare più tasse come si è visto dalle buste paga e dai cedolini delle pensioni.

Una politica, quella del governo, che – secondo i dati della Banca d'Italia – ha portato il debito pubblico a livelli record: 1395, 896 miliardi di Euro nel 2002 con un aumento del 4,07% rispetto all'anno precedente. Per la prima volta nell'ultimo decennio, invece che una riduzione del debito complessivo dell'Italia, si va, nuovamente, verso un aumento.

Contemporaneamente i prezzi e il costo della vita sono aumentati come non avveniva da anni e il governo pretende  di imporre ai sindacati il rinnovo dei contratti di lavoro, già scaduti per oltre 8 milioni di lavoratori, sulla base del tasso programmato di inflazione da esso stabilito nell'1,4 %, mentre gli stessi dati Istat indicano che il costo della vita è aumentato del doppio, cioè del 2,8%. In altre parole si vorrebbe imporre una riduzione del valore reale e del potere d'acquisto dei salari e stipendi.

Ma come se ciò non bastasse, il Governo, la destra (come è emerso durante il paio d'ore di monologo TV di Berlusconi, alla vigilia di Capodanno), invece che affrontare i problemi per risolvere ed uscire dalla crisi dei settori industriali, a partire dall'auto, dalla Fiat (che minaccia decine di migliaia di posti di lavoro) e del rilancio dell'economia, pensano a maggiori poteri per il Presidente del Consiglio e cambiare le regole per la definizione della Legge Finanziaria.

Come ho illustrato nel precedente articolo, quando esaminavamo in Commissione Bilancio la Legge Finanziaria, il Governo e la destra hanno respinto praticamente quasi tutte le proposte di modifica avanzate dal centrosinistra. Non è un caso che il 95% delle modifiche approvate siano state proposte dallo stesso Governo e dal relatore di destra. Si è arrivati all'assurdo: che in Commissione il relatore si era detto d'accordo sulle misure per rendere più efficienti i servizi locali, con l'approvazione di un testo, sia dall'opposizione che da una parte della maggioranza. In Aula, però lo stesso relatore ha proposto la soppressione dell'articolo approvato e il centro destra unito ha cancellato quanto era stato fatto in Commissione.

Molte persone mi domandano come sia possibile che questo accada. La mia risposta è molto semplice: quando si hanno 50 voti di più in Senato e 100 di più alla Camera è possibile battere l'opposizione. Ma oggi, o meglio in questo ultimo anno e mezzo, si è andati molto oltre. Si è svilito il ruolo del Parlamento trasformandolo in "votificio".

Ma questo a Berlusconi non basta. Infatti durante il dibattito sulle riforme istituzionali al Senato il centrodestra ha proposto maggiori poteri per il Presidente del Consiglio (sciogliere il Parlamento, sostituire i Ministri, semplice ratifica del Parlamento al bilancio, ecc.), poteri che nessun Presidente del Consiglio ha negli altri Paesi, dagli Stati Uniti, alla Germania alla Francia. Ma non solo, pretende di essere contemporaneamente Presidente del Consiglio e Presidente della Repubblica.

Le riforme vanno fatte, - a partire dalla realizzazione di quelle già approvate con il Federalismo solidale e la città e il governo metropolitano per Milano – ma per rafforzare la democrazia, la partecipazione dei cittadini, la trasparenza della politica e non il contrario.

Questo è il nostro impegno e la battaglia parlamentare che proseguiremo  nei prossimi mesi ed anni, fino alle prossime elezioni. Ma ciò non basta, è necessario che l'iniziativa parlamentare si salvi e sia supportata dall'iniziativa politica e sociale nel Paese.

Bisogna far vivere la democrazia, partendo dal territorio e dai luoghi di lavoro, per impedire che questa maggioranza di centro destra, oltre alle leggi vergogna, stravolga la Costituzione (essa stabilisce che l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro) e i diritti democratici e di cittadinanza per farne una "repubblica delle banane".

 

Antonio Pizzinato 

MartesanaDue - febbraio 2003