www.ilponte.it

filodiretto dal Parlamento

Il governo ha approvato definitivamente:

1. LE REGOLE DI ATTUAZIONE DEL FEDERALISMO SOLIDALE

2. DELEGA AL GOVERNO SULLA CITTA' METROPOLITANA

Mentre, nell'atrio del Senato, vivaci erano i commenti sui risultati delle elezioni amministrative svoltesi il 25 e 26 maggio, che hanno visto una ripresa generalizzata dei consensi a favore del centrosinistra - a partire dalla conquista della provincia di Roma -  in Aula riprendeva l'esame della legge di attuazione della riforma costituzionale riguardante il federalismo solidale, approvata, nel 2001, anche dalla maggioranza dei  cittadini con il referendum confermativo.

Ora questa legge è nuovamente all'esame del Senato perché modificata dai deputati rispetto al testo varato dai senatori negli scorsi mesi, in particolare, con l'introduzione di una delega al governo (articolo 2), per rivedere le norme - adeguandole al federalismo solidale - riguardanti i Comuni e per definire le regole per la realizzazione delle città metropolitane.

Problematiche, queste, sulle quali lo scorso anno ho presentato un  Disegno di Legge ed analogamente ha fatto il Sen. Del Pennino. Proposte che, dal gennaio 2003, sono all'esame della Commissione Affari Costituzionali del Senato.

Poiché il testo approvato dai Deputati sulla città metropolitana è generico (non prevede lo scioglimento delle Province ed il trasferimento delle funzioni al governo metropolitano né prevede la realizzazione delle municipalità nel capoluogo) congiuntamente - Del Pennino ed io - abbiamo presentato, prima in commissione e poi in Aula, fra l'altro, il seguente emendamento:

"h) adeguare i procedimenti di istituzione della Città metropolitana al disposto dell'art. 114 della Costituzione, nel rispetto del principio di partecipazione degli enti e delle popolazioni interessate, riformando gli artt. 22, 23, 24, 25 e 26 del Decreto Legislativo 18.02.2000, n. 267, per prevedere l'istituzione obbligatoria della Città metropolitana almeno per le aree in cui i comuni capoluogo abbiano una popolazione residente superiore a 800 mila abitanti, stabilendo che la Città metropolitana sostituisce, nelle aree in cui è istituita, la provincia e che nel suo ambito il comune capoluogo è scorporato e sostituto da una pluralità di comuni di dimensione omogenea, tenendo conto dei quartieri tradizionali e delle circoscrizioni di decentramento;".

Emendamento questo, purtroppo, respinto dal Governo, dalla Commissione e poi in Assemblea, che abbiamo trasformato in un ordine del giorno, che il Governo ha, prima modificato,  poi accolto in Aula.

Ora, anche alla luce del confronto svoltosi in Senato e degli impegni assunti dal Governo sulla realizzazione della città metropolitana, che interessa direttamente la nostra città e l'intera area milanese, inizia una nuova fase, quella della definizione - entro un anno - delle normative attraverso la delega governativa. È necessario quindi formulare proposte, far sentire la volontà dei comuni, delle istituzioni e delle popolazioni, sulla forma che deve avere il governo metropolitano milanese.

In particolare, come abbiamo sottolineato intervenendo in Senato, è necessario definire i seguenti aspetti:

1)     che le città e governi metropolitani, si realizzano obbligatoriamente quando le città capoluogo hanno più di 800 mila abitanti;

2)     ove si realizza la città metropolitana, viene soppressa la provincia, ed i suoi ruoli, funzioni e finanziamenti sono trasferiti al governo metropolitano;

3)     le Regioni trasferiscono funzioni e finanziamenti  alle città metropolitane;

4)     le città capoluogo vengono suddivise in municipalità con propri sindaci, giunte e bilanci;

5)     l'elezione del Consiglio metropolitano viene eletto con un sistema misto: i consiglieri eletti in ogni collegio (come per la provincia), ed il sindaco - con il ticket di maggioranza - con il sistema maggioritario come per le elezioni regionali.

Queste soluzioni vanno discusse e sostenute nei consigli di zona comunali e provinciale per diventare, a nostro parere, punti cardine della delega sulle città metropolitane.

 E concludendo con la legge,  definitivamente approvata e riguardante l'attuazione del "federalismo solidale", nei suoi dodici articoli, essa definisce gli aspetti relativi alle potestà legislative di competenza della regione, le potestà e poteri normativi dei comuni, le relazioni ed attività internazionali delle regioni, le funzioni amministrative e la costituzione della Corte dei Conti regionalizzata.

In altre parole, ed in estrema sintesi, anche se con ritardo, mentre vi è chi continua a fare chiacchiere sul federalismo e la devolution la riforma costituzionale in senso federalista solidale - approvata durante i governi de l'Ulivo - progressivamente diventa operativa.

 LA FINTA  POLITICA  PER LA FAMIGLIA DEL CENTRODESTRA

Mai, come in queste settimane, il centrodestra non fa che ripetere che al centro della propria  iniziativa è la famiglia. Quanto è accaduto nelle scorse settimane al Senato, dimostra che "le bugie hanno proprio le gambe corte". Il Governo ha presentato un decreto legge dal pomposo titolo "politiche a sostegno della famiglia"  ma, durante la discussione in Senato, le bugie sono emerse in tutta evidenza. Nessuna misura a favore della famiglia, ma semplicemente la rivalutazione degli assegni familiari, per i figli ed in particolare per famiglie con almeno 3 figli minori, utilizzando però i finanziamenti che, nella Legge Finanziaria, erano previste per portare  le pensioni minime ad 1 milione di vecchie lire (516 euro) mensili per gli italiani all'estero. Tutto qui. I Senatori del centrodestra hanno approvato il trasferimento dei soldi dal sostegno agli anziani italiani all'estero, agli assegni familiari, dimenticando i giorni e giorni trascorsi dal Ministro Tremaglia, in Aula al Senato, - lo scorso dicembre - durante la discussione della Legge Finanziaria, appunto per ottenere i finanziamenti a favore delle pensioni minime degli anziani italiani all'estero. In altre parole, è proprio vero che "… che tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare …".

 VOGLIONO  SOSPENDERE I PROCESSI PENALI PER I "POTENTI"

La settimana parlamentare è al termine, dopo l'approvazione del decreto sulle "quote latte". Si sta discutendo dell'incardinamento (l'iscrizione all'ordine del giorno) di una legge da esaminare la prossima settimana. Ma, a questo punto, i capigruppo del centrodestra  presentano un emendamento a questo disegno di legge. E questo avviene, dopo che era terminato l'esame in Ccommissione. Con questa modifica si prevede il blocco dei processi penali per alcune alte cariche dello Stato.

In altre parole con questo emendamento si prevede che non potranno essere sottoposti a processo penale - mentre sono in carica - i Presidenti della Repubblica, del Senato, della Camera, del Consiglio dei Ministri e della Corte Costituzionale, nonché - questa è la perla finale - che sono "sospesi i processi penali in corso" (che guarda caso ora riguarda fatti precedenti e solo Berlusconi).

Degli sviluppi del confronto parlamentare e delle votazioni (per quanto mi riguarda, voterò contro) che seguiranno darò conto sul prossimo numero. Ma sin da ora, mi sento di affermare, che - con questa maggioranza di centrodestra - si vuol passare dall'immunità   (che fu soppressa dal Parlamento nel 1993) all'impunità.

Antonio Pizzinato 

MartesanaDue - giugno 2003