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filodiretto dal Parlamento

IL GOVERNO, CON IL VOTO DI FIDUCIA: CONDONA I DISONESTI, CANCELLA I DIRITTI DEI LAVORATORI, VENDE I BENI CULTURALI

Il Governo, dopo aver imposto al Senato di esaminare contemporaneamente la Legge Finanziaria 2004-2006, il Bilancio dello stato, un maxidecreto legge e la delega previdenziale, con il voto di fiducia - richiesto, per appello nominale, il 30 ottobre - in un colpo solo, violando la Costituzione ha esautorato il Parlamento delle sue funzioni essenziale.

Infatti, i 53 articoli del Decreto 269/03 contengono oltre i tre quarti della manovra finanziaria (13,6 miliardi di Euro, su 16 miliardi della intera Legge Finanziaria); condoni di tutti i tipi - compreso quello edilizio - con i quali, per “fare cassa”, si premiano i disonesti; si pone in vendita dei beni dello Stato compreso i beni culturali, si cancellano diritti dei lavoratori.

Da settimane, a partire da settembre, si stavano esaminando le varie misure, ed in Commissione Bilancio - con il voto, anche di senatori della maggioranza, di centrodestra - si erano approvate numerose modifiche migliorative al Decreto del Governo.

Quando iniziamo l’esame in Aula, il Governo presenta un suo emendamento (proposte di modifica) di 40 pagine, cancella i miglioramenti approvati in Commissione e sulla stessa pone la fiducia.

Con questo atto del Governo, il Parlamento non può più esaminare né i singoli articoli, né le modifiche proposte con il maxiemendamento e nemmeno se vi sono i finanziamento per realizzare le misure previste: deve solo votare si o no!

In questo modo, Berlusconi e soci, hanno imposto la loro volontà, anche ai parlamentari della maggioranza che non condividevano i contenuti e cancellato le proposte di modifica e miglioramenti che avevano proposto e votato.

Un comportamento, quello del Governo (Finanziaria con un decreto, condoni, voto di fiducia, ecc.), che nel Parlamento italiano non ha precedenti, nell’ultimo mezzo secolo.

CANCELLATI I DIRITTI DEI LAVORATORI ESPOSTI ALL’AMIANTO

Con l’articolo 47, di questo Decreto, si sono cancellati i diritti previdenziali (già certificati dall’INAIL) di oltre 60 mila lavoratori già esposti all’amianto. Questo accadeva negli stessi giorni in cui Berlusconi e Tremonti affermavano in televisione che “ ... i diritti dei lavoratori, in materia pensionistica non sono il discussione e ... non metteremo le mani nelle tasche degli italiani ... per fare cassa! ... “

Gli scioperi, la mobilitazione, da manifestazione davanti al Senato degli otre 200.000 lavoratori esposti all’amianto, unitamente all’iniziativa parlamentare, hanno costretto il Governo a  parzialmente modificare l’art. 47 del Decreto (sono fatti salvi 2.400 lavoratori già licenziati, in mobilità), ma resta la cancellazione dei diritti - quello alla pensione - per decine di migliaia di lavoratori.

Si è ristabilito il diritto all’anticipo della pensione  solo per chi l’aveva già maturata, e presentata la domanda di pensione, mentre la si è cancellata per tutti gli altri, a partire dai 60 mila che già avevano l’attestato INAIL, di certificazione del diritto.

Infatti, per chi non ha già maturato questo diritto, al 1° ottobre del 2003, non potrà più ottenere l’anticipazione della pensione.

Ad esempio un operaio con 29 anni e sei mesi di lavoro e di contributi, che è stato esposto per oltre 10 anni all’amianto e quindi, in base alla legge 275 del 1992, ha diritto di 5 anni di anticipazione della pensione, tra sei mesi nel 2004 - quando avrebbe raggiunto i 35 anni (30+5) - non potrà più andare in pensione anticipatamente, ma solo tra 10 anni,  perché il Decreto del Governo non solo riduce da 1,5 a 1,25 i benefici - per ogni anno di esposizione all’amianto -, ma questi vengono trasformati in soli benefici economici, consistenti in un aumento del valore della pensione per quei 10 anni.

Si tratta di una decisione che, è poco, definire vergognosa, poiché colpisce lavoratori che, a causa delle fibre d’amianto, rischiano la vita per mesatilioma pleurico (tumore provocato dall’amianto) che è la causa di  oltre 1.000 morti all’anno. E’ proprio vero, come dice il detto popolare “Al peggio, con Berlusconi, non ... c’è limite e fine”.

IL GOVERNO NON AFFRONTA I PROBLEMI DEL DECLINO DELL’ITALIA

La Finanziaria, che stiamo esaminando, non prevede interventi e misure per impedire il declino dell’Italia, che vede la stasi produttiva, l’inflazione (i prezzi) che sale. Non solo, in essa, si prevedono tagli dei finanziamenti  ai Comuni, all’assistenza sociale, all’istruzione, alla sanità e, contemporaneamente,  si diminuiscono i finanziamenti per la ricerca, l’innovazione, le infrastrutture.

Con i condoni sull’ambiente e quello  edilizio, si favoriscono coloro che portano al disastro i nostri assetti ambientali. Basti pensare che chi ha costruito abusivamente  sui terreni di proprietà del Demanio (ad esempio le spiagge, o i parchi), basta che paghi il condono e acquisisce il diritto a diventare proprietario anche del terreno - di proprietà dello Stato - che abusivamente ha occupato e, sul quale, senza autorizzazione, si è costruito.

Tremonti e soci, fanno questo “solo per fare cassa” e coprire “i buchi nelle entrate ordinarie dello Stato” (16 miliardi di Euro in meno, negli ultimi 12 mesi, 8 miliardi dei quali coperti con le entrate dei condoni).

Il confronto con il centrodestra,  sull’insieme di queste norme vergognose del Governo, passa ora alla Camera dei Deputati. Una battaglia parlamentare difficile - stante i numeri del centrodestra - ma che si conduce formulando su ogni punto, precise controproposte nell’interesse del Paese e dei cittadini.

CONTRORIFORMA E ATTACCO ALLE PENSIONI

Negli stessi giorni, alla Commissione Lavoro del Senato,  il Ministro Maroni ha presentato l’emendamento alla delega al Governo sulle pensioni che prevede:

- il taglio dei contributi previdenziali, dal  32,7% al 27,7%, per i nuovi assunti. Questa misura consegnerà ai giovani, dopo 40 anni di lavoro, pensioni inferiori al 50% della loro retribuzione;

- la facoltà di andare in pensione, dal 2008,  solo con 40 anni di contributi (chi riuscirà mai a raggiungerli dopo la precarizzazione dei rapporti di lavoro conseguenti alla legge entrata in vigore dal 24 ottobre) o 65 anni d’età per gli uomini e 60 per le donne. Questo significa, in pratica, la cancellazione delle pensioni di anzianità.

Questi due punti, da soli indicano che si è di fronte a una controriforma del sistema pensionistico come costruito con la riforma del 1995.

Giustamente i sindacati unitariamente, dopo lo sciopero del 24 ottobre, stanno preparando nuove mobilitazioni in difesa del sistema previdenziale dello stato sociale per le nuove generazioni oltre che per i lavoratori ed gli anziani. Nel contempo, l’insieme delle  forze del centro sinistra hanno indetto una manifestazione a Roma contro le politiche del Governo per il 9 novembre.

 

Antonio Pizzinato 

MartesanaDue - novembre  2003