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Storia di un  naviglio

 

La ricerca sul naviglio della Martesana condotta da Antonio Iosa pubblicata da MartesanaDue in due puntate

 

I navigli di Milano, per la loro importanza storica ed economica, costituiscono uno dei capitoli piu' interessanti della “civilta' idraulica” nella pianura padana.

Il Naviglio della Martesana, assieme al Naviglio Grande, fu per oltre 400 anni protagonista dello sviluppo economico, commerciale, turistico ed agricolo della citta'. In un periodo in cui le strade erano poche ed insicure, il mezzo di trasporto piu' adatto era quello della via acqua, cioe' per fiumi e per mare. Il Naviglio della Martesana riceve l’acqua dall’Adda vicino alla localita' Concesa, percorre 38 chilometri attraverso la campagna e tocca i comuni di Vaprio, Cassano, Inzago, Gorgonzola, Bussero, Cassina de’ Pecchi, Cernusco , Vimodrone ed entra in Milano scorrendo all’aperto sino a Cassina de’ Pomm (ang. Via M. Gioia) e finisce interrato alla chiusa di San Marco. Il Naviglio era usato sia per la navigazione fluviale nel trasporto di merci, sia per l’agricoltura con l’irrigazione dei campi, sia per procurare forza motrice ai mulini.  Milano si avvicinava cosi' ai paesi alpini del Centro - Europa: al Lago Maggiore con il Naviglio Grande, uilizzando le acque del Ticino e  al Lago di Como con il Naviglio della Martesana, utilizzando le acque dell’Adda. I barconi, che trasportavano merci e materiali da costruzione a Milano, superavano il dislivello del terreno per mezzo di una “conche”,di cui si e' gia' detta la funzione. La prima conca, detta di Viarenna, entro' in funzione nel 1439 per collegare il Naviglio Grande con il fossato di Milano. Quando non vi transitavano i barconi, l’acqua precipitava rumorosa e spumeggiante sui battenti della chiusa, strumento  perfezionato da Leonardo da Vinci che soggiorno' a Milano dal 1482 al 1507 alla corte degli Sforza.

Il Naviglio della Martesana, ideato da Filippo Maria Visconti e costruito da Francesco Sforza nel 1457, derivava le sue acque dal fiume Adda, in sponda destra, sotto il Castello di Trezzo e, dopo un percorso di circa 19 Km., sfociava a Milano, mescolandosi con le acque del Seveso, nel bacino detto “il tombone di S. Marco”, ove, esisteva un  bacino o  laghetto da cui aveva origine la fossa interna. Il laghetto servi', per molti anni, come porto d’approdo   d’imbarcazioni o barconi che scendevano verso la citta' carichi di merci cosiddette povere: ghiaia, blocchi di pietra, rotoli di carta da giornale, sale, vettovaglie, marmi, laterizi, concimi ed altro materiale da costruzione. Il ponte di S. Marco, detto anche “ponte delle gabelle” dal nome della localita' (per quel ponte medioevale che scavalcava il canale in via Montebello) fu uno dei centri portuali piu' frequentati dai milanesi. Le acque della Martesana, nei primi anni, non entrarono nella fossa interna, ma solo nelle vicinanze di Milano. Fu Lodovico il Moro che, nel 1497, esegui' l’unione della Martesana con la fossa interna. Il Naviglio della Martesana, canale a forte pendenza, aveva pero' una sola “conca” verso "Cassina de’ Pomm".

Tra il 1554 e il 1564 si provvide anche all’inalveamento definitivo della Martesana con un cavo rettilineo tra Cassina de’ Pomm e la conca dell’Incoronata, dove l’acqua era immessa in citta' con un “tombone”, detto di San Marco, da non confondersi con l’omonimo laghetto. L’alzaia della Martesana, congiunta alla Porta Nuova, sostituiva il vecchio tracciato della strada per Monza. Nella fascia del suburbio esterno alla citta', lungo la Martesana si ammiravano borghi, cascine, ville, edifici religiosi, giardini, campi, orti e boschi, soprattutto, nel tratto  Crescenzago - Cernusco sul Naviglio - Inzago. Le acque del Naviglio svolgevano sia una funzione agricola per l’irrigazione dei campi, sia una funzione commerciale.

Il Naviglio della Martesana fu dapprima chiamato “Naviglio Piccolo”, poi prese il nome di “Martesana” dal contado di cui faceva parte il territorio che il Naviglio attraversava. Il raggiungimento del Lago di Como era impedito da un tratto dell’Adda, pieno di rapide e di rocce, fino alla costruzione del Naviglio di Paderno.

A fianco dei navigli correva una strada detta “alzaia” dalla quale  i cavalli o i buoi o anche gli uomini trainavano con una fune le barche contro corrente. Il Naviglio, lungo circa 39 Km., ha una pendenza di diciotto metri ripartiti sul fondo, ad eccezione di circa due metri superati grazie all’unica  conca della Martesana, quella  di Cassina de’ Pomm, costituita da un complesso di manufatti che elenchiamo:

- portoni di sbarramento con gradini sottostanti che provocavano il rombo della cascata,

- grande e profonda fossa dove i barconi sostavano in attesa del deflusso dell’acqua;

- grandi portoni di legno in due battenti con verricelli di apertura posti ai lati del ponticello;

- ponticello stretto ed arcuato che scavalcava il Naviglio proprio sopra i portoni della seconda chiusa e che portava, con breve tratto di strada sconnessa, giu' a livello dell’acqua;

- immagine sacra raffigurante la Madonna con Bambino dipinta sul muro dirimpetto il ponticello a cui non mancava ne' un lumino, ne' un mazzo di fiori;

- dietro a questo muro: cortile e fabbricato del mulino funzionante con l’acqua del Naviglio;

- dall’altra parte della strada: Osteria della Conca, rustico fabbricato immerso in una macchia di verde con gioco delle bocce e berso';

- risalendo l’alzaia verso l’Albergo: la stradicciola passava in mezzo a due canali, avendo a sinistra il Naviglio e a destra un grosso cavo (circa la meta' del Naviglio) che, uscendo dal Naviglio stesso presso il ponte di ferro, faceva funzionare il mulino;

- conclusa la sua missione, questo naviglietto si ricongiungeva al suo “papa'” poco sotto il ponticello della Conca, creando in questo slargo, nello slancio dell’entrata, un veemente turbinio di onde. La seconda localita' suggestiva era appunto la Cassina di Pomm che, allora, non era altro che l’Albergo o l’Osteria della “Cassina de Pomm” raffigurata in innumerevoli dipinti e stampe del Settecento ed Ottocento. La terza suggestiva localita' erano i “Sabbioni”, ove stazionavano i barconi che scendevano lenti come una foglia e trasportavano sabbia e ghiaia che venivano scaricati da una gru nello spiazzo in alti mucchi, vicino a due silos cilindrici. I Sabbioni, d’estate, diventavano luoghi di villeggiatura, per la presenza della sabbia, da parte di giovani e adulti nel pomeriggio del sabato e dei ragazzi, per tutta la settimana, che si divertivano per la presenza dei barconi.

La quarta localita' suggestiva era “El Canton Frecc”, che in italiano suona  “luogo ombroso e fresco” e si trovava sul confine tra Greco e Gorla, ove le donne si inginocchiavano su “el brelin”, a filo d’acqua, per lavare i panni (5).

Nel 1805, Napoleone decreto' la costruzione definitiva  del Naviglio di Pavia e cosi', dopo sette secoli, fu completato il sistema della navigazione dei navigli milanesi e pavesi. Il sogno dei milanesi si era avverato: il mare si raggiungeva tramite il Naviglio di Pavia e il Po; il lago Maggiore tramite il Naviglio Grande e il Ticino; il Lago di Como tramite il Naviglio della Martesana, il Naviglio di Paderno e l’Adda.

I due principali porti di Milano erano la darsena di Porta Ticinese, per i Navigli ad ovest della metropoli, e il laghetto di San Marco, per il Naviglio della Martesana che si diramava da un lato lungo via Pontaccio, per morire al fossato del Castello Sforzesco (da cio' la denominazione di “Naviglio Morto" ); dall’altro lato, attraversato il”tombun di San Marco”, s’immetteva nella fossa interna per raggiungere la darsena di Porta Ticinese. Presso la conca di Cassina de’ Pomm erano sorti, favoriti dalle acque che venivano deviate in canali, due mulini  uno per la macina del grano e uno per il granoturco. Il popolo li chiamava rispettivamente “il mulino bianco” e “ il mulino giallo” Fu, poi, costruito un terzo mulino, detto “mulino nuovo”. L’attuale via Edolo si chiamava infatti via Tre Mulini.

Nel 1800 si avvio' anche lungo la Martersana un regolare trasporto di passeggeri, mediante le barche - corriere. Mentre sul Naviglio Grande era molto noto il “barchett de Boffalora”, sul Naviglio della Martesana era noto il “barchett de’ Vaver”. Nella seconda meta' dell’Ottocento il sistema dei trasporti fluviali decadde sia per la lentezza dei viaggi (3 Km. all’ora), sia per la concorrenza delle ferrovie e delle linee tranviarie che soppiantarono la navigazione fluviale interna ed esterna alla citta'.

La Martesana rimase attiva per tutto l’Ottocento come via di trasporto sia con un regolare servizio passeggeri, sia con un intenso traffico commerciale. I barconi portavano a Milano grano, frutta, prodotti caseari, bestiame, legname, sabbia e ghiaia ed altri materiali da costruzione. Alla fine dell’Ottocento entro' in crisi la fossa interna perche' antigienica e di ostacolo al traffico.

 

 

Giunse, poi, l’era delle automobili e degli autocarri per il trasporto di persone e merci. I navigli entrarono in abbandono; le loro acque furono utilizzate dalle industrie che li inquinarono.  La fossa interna  venne coperta tra il 1929 e il 1930, durante il periodo fascista. Decaddero lentamente tutti gli altri navigli. Gli ultimi ad andare in crisi furono quelli della Martesana e il Naviglio Grande (6).

Fin verso la meta' del Novecento , come tutte le manifestazioni della natura, il Naviglio della Martesana esercitava sulla popolazione rurale diversi timori che, attraverso le generazioni successive, sono arrivati sino a noi... “El Navili della Martesana, ne moeur sett alla settimana”. La sua acqua scorreva, infatti, verde e lenta come un olio, a pochi centimetri dalla sponda e diventava nera o color pece di notte, alle fioche luci dei lampioni, pronta a ghermire colui che si fosse imprudentemente avvicinato troppo alle sponde. Di notte risuonava il rumore della cascata di Cassina de’ Pomm’ e il lento girare delle ruote dei mulini con il sordo turbinio dell’acqua faceva si che la gente faticasse a tenere con il Naviglio un rapporto disinvolto e giocoso. Gli abitanti di Cassina de’ Pomm, sino a quelli delle vie del Progresso ed Edolo, si consideravano “lagunari”, gente cioe' che viveva sull’acqua.

Scrive Gianni Banfi nel suo volume “Greco ieri ... Quasi tutte le famiglie tenevano in casa el quadraa, ovvero la rete da pesca di un metro per uno e, per i bambini, el quadretell, piu' piccolo, pronti tutti a gettarli in acqua nei momenti opportuni, Nei giorni della succia, cioe' quando il Naviglio veniva svuotato, che cosa non si scateneva a Cassina di Pomm!... Papa' e figli, nonni e nipoti, ragazzotti in proprio, con stivaloni o senza, muniti di quadrati e retini (la canna non veniva usata), dentro l’alveo o sulle sponde, erano presi tutti da frenesia, un’animazione generale investiva tutto il borgo. Anguille e pesci persici erano le prede piu' ambite, bisognava scovarle nella melma e nelle alghe del fondo; nelle pozzanghere che si formavano si rifugiavano miriadi di pesciolini e qualche pezzo grosso, il quale dava dimostrazione della sua presenza agitando scompostamente l’acqua. Sulle rive, passanti non certo frettolosi, in bicicletta o a piedi, si soffermavano a seguire le operazioni dando anche consigli ed informazioni non richieste...”.

Agli inizi degli anni ’60 il Naviglio della Martesana scorreva ancora a cielo aperto lungo via M. Gioia e  fu prima  coperto sino al n. 191, poi sino a Cascina dei Pomi. Qui sorge un ponte, detto di “Leonardo”, ch’e' ormai privo di significato, essendo stato coperto il Naviglio, ma che ricorda uno storico avvenimento: permise a Renzo Tramaglino, protagonista dei “Promessi Sposi”, di attraversare il canale durante la fuga da Milano. Il protagonista del romanzo, infatti, fece il primo itinerario da Monza a Milano l’11 - 12 Novembre 1628, percorrendo l’antica postale per Monza e, passato Sesto San Giovanni, giunse al confine di Greco ove incontro' la Martesana, superando il ponte che collegava alla citta', per dirigersi verso i Bastioni di Porta Nuova e Porta Orientale. Il secono viaggio di Renzo avvenne a fine Agosto del 1630: “verso sera, arriva a Greco... All’alba s’incammino' per viottole... Venne a sbucare sotto le mura di Milano tra Porta Orientale e Porta Nuova”, (cioe' fra le attuali Porta Venezia e piazza Principessa Clotilde).

La Martesana, a Cassina de’ Pomm, svolta a destra e scorre all’aria aperta lungo i prati e le vecchie case di Greco e di Gorla. Lungo il letto del fiume si vedono ormai galleggiare  barattoli, cassette, copertoni, materassi, depositi di plastica e di fango ed altri rifiuti solidi urbani che emanano cattivo odore. Dal 1977 lo Stato ha consegnato alla Regione la gestione e la salvaguardia del Naviglio della Martesana e nel 1980 e' stato avanzato un primo progetto urbanistico (puramente cartaceo) per  riscoprire, recuperare e valorizzare il Naviglio della Martesana. Dal 1983 il Naviglio e' stato consegnato dalla Regione al Consorzio di Bonifica Est Ticino Villoresi, al quale compete la gestione delle acque in tutta la zona che va dal canale artificiale Villoresi, che collega l’Adda con il Ticino, fino al Po. Il Consorzio di Bonifica regola il flusso dell’acqua attraverso una canalizzazione irrigua per l’agricoltura che si estende per ben 250 chilometri.

La prima fonte di sporcizia che inquina il Naviglio proviene dalle Trobbie, che sono tre torrenti che scendono dalla Brianza verso Melzo e, a Villa Fornaci, passano sotto il Martesana. Quando piove e i torrenti sono in piena gonfiandosi paurosamente, occorre evitare possibili allagamenti. Il Genio Civile, a fronte di tale pericolo, ha escogitato un meccanismo idraulico che consente di immettere le acque dei torrenti in piena nella Martesana e con l’acqua viene immessa una grande quantita' di fango e di rifiuti inquinanti. La seconda fonte di inquinamento e' costituita dagli agricoltori e dalle industrie che usano l’acqua per il raffeddamento dei loro impianti. La terza fonte inquinante riguarda direttamente Milano ove i rifiuti vengono gettati nel Naviglio da abitanti senza scupolo. Balza, perico', evidente il problema della sporcizia del Naviglio e della necessita' della sua pulizia. Il Consorzio di Bonifica considera un investimento a fondo perduto la pulizia, per cui si limita ad affettuarla ogni dieci anni. Per risolvere tale problema bisogna ricorrere ai volontari di Legambiente, del Comitato di quartiere Crescenzago, di Gorla Domani e delle Guardie ecologiche che , periodicamente, ripuliscono le sponde. L’Amsa fornisce sacchi, guanti e ramazze ed ad ogni intervento di raccolta rifiuti, nel solo tratto milanese, vengono raccolti 5 camioncini di spazzatura.

Il futuro del Naviglio della Martesana prevede una migliore rivalutazione sia della sua memoria storica, sia del suo ambiente naturale per destinarlo a scopi sociali e turistici: sport, tempo libero, turismo per conoscere ville, parchi e giardini, centri storici che sorgono, tuttora, lungo le sue caratteristiche sponde.

Negli anni ‘90 l’idea di far rivivere il Naviglio della Martesana si e' concretizzata con l’inaugurazione di una pista ciclopedonale lungo il tratto che, partendo da Cassina de’ Pomm raggiunge Gorla, Precotto, Crescenzago. Nel 1993 e' stato chiesto alla Regione il vincolo ambientale lungo tutto l’asse del contado della Martesana. Nel 1997 il Naviglio ha compiuto 500 anni di vita e la Provincia di Milano ha gia' stanziato i fondi per una pista ciclabile da via Idro in Milano sino a Gorgonzola. Il 17 Maggio del 1998 si e' ripetuta la “Biciclettata” di primavera organizzata da Legambiente per rilanciare questo storico corso d’acqua.

Oggi e' impossibile ripristinare la navigazione fluviale d’un tempo, ma esiste “il progetto parco della Martesana” che costituisce un' intelligente risposta per restituire all’uomo della metropoli lombarda il fascino e lo splendore di questo caratteristico Naviglio.