Alcune
riflessioni sul voto a Milano
di
Paolo Pinardi
A
Milano città su un milione di elettori (1.040.724) hanno votato 703.000;
i voti validi per il candidato presidente 680.782, i
voti validi per le liste 524.304. Nel 2000 sempre Milano città,
rispettivamente: 1.104.326 - 761.046 - 729.046 - 624.030.
Come
si vede c’è una sostanziale tenuta dei votanti (in entrambi i casi
quasi il 70%), i voti validi per i candidati presidenti diminuiscono
del 2% rispetto a cinque anni fa e soprattutto i voti validi per le liste
diminuiscono del 4% e
fa si che in queste elezioni 157.000 milanesi hanno votato
il candidato presidente senza votare una lista di partito, mentre
nel 2000 furono 105.000. Questo dato si presta a diverse interpretazioni,
anche perché la possibilità del voto disgiunto
complica
l’analisi; semplicistica quella, come si è letto spesso in questi
giorni, che sottolinea il fattore determinante del
candidato presidente o sindaco; volendo si può sostenere l’esatto
contrario: per una parte dell’elettorato di centrosinistra non
è importante il candidato, quanto la percezione che complessivamente da
di sé la coalizione con il
suo programma e
quindi i suoi uomini e sintetizza il proprio voto solo sul candidato
presidente o sindaco indipendentemente se sia un politico o
un rappresentante della società civile, famoso o meno (del resto Penati e
Sarfatti prima delle rispettive elezioni erano dei
signori abbastanza sconosciuti); per gli elettori del centrodestra,
addirittura Formigoni trascina meno del
previsto rispetto ai partiti della sua coalizione.
Rispetto
alla Lombardia, dove c’è stata una diminuzione di votanti, a Milano
città è rimasta inalterata la percentuale di votanti, anche
se più del 30% dei milanesi (337.0000) continua a non votare; ciò
meriterebbe qualche ulteriore approfondimento per
capire realmente gli atteggiamenti di una parte della città nei confronti
della politica: ad esempio, in una città dove
non esistono più grandi realtà produttive, la solitudine del mondo del
precariato giovanile e di una sempre più ampia fascia di
45-55enni troppo vecchi per lavorare e troppo giovani per la pensione;
mentre nel centrosinistra qualcuno si illude di
sconfiggere Berlusconi con la diminuzione dei votanti.
Se
Sarfatti si equivale quasi a Formigoni (326.000 a 339.000), la somma di
voti delle liste di Centrosinistra è
al di sotto rispetto a quelle del centrodestra (235.400 pari al 45%
rispetto ai 274.400 pari a oltre il 52%).
I
voti delle liste del centrosinistra nel 2000 sono stati 203.200 mila, alle
europee del 2004, 295.901 mentre nel 2005 dicevamo 235.400.
Uniti
nell’Ulivo ora prende 137.700 pari al 26,3 -
l’anno scorso 203.271 pari al 29,7 - nel 2000 (con i verdi e
senza Sdi) 135.238 pari al 21,7.
Rifondazione
ora prende 36.498 pari al 7% - l’anno scorso 45.084 pari al 6.6% - nel
2000 44.379 pari al 7,1.
L’ulivo
quindi a differenza di altre regioni fa fatica a mantenere i voti
dell’anno scorso perdendo 3,5%, mentre
Verdi e Comunisti unitari avanzano, Rifondazione mantiene percentualmente
rispetto al 2000 e
avanza sempre percentualmente rispetto alle europee dell’anno scorso; l’apertura
di Rifondazione ai movimenti e alla società con
Mario Agostinelli capolista gli consente di migliorare il proprio dato
diversamente da quello regionale e nazionale.
Le
liste del centrodestra migliorano il risultato rispetto al voto a
Formigoni e fanno capire come l’anno prossimo non sarà facile batterle;
grazie al
risultato di An e Lega Nord avanzano rispetto alle europee dell’anno
scorso (dal 48,2 al 52,7); perfino Forza Italia pur
perdendo l’8,3% rispetto a
cinque anni fa, tiene rispetto alle europee (dal 29,1 al 28,99).
L’interrogativo
per l’elezione del sindaco l’anno prossimo, è il seguente: nel
centrosinistra prevarranno coloro che per vincere pensano
di accordarsi con transfughi, terzisti e pezzi di poteri forti, oppure
coloro che hanno in mente un progetto forte, chiaro e
alternativo ai disastri di chi ha governato questa città in questi ultimi quindici
anni; il doppio turno delle elezioni comunali dovrebbe aiutare a
risolvere il dilemma al primo turno; 77.155 milanesi pari a
quasi il 15%, sono una massa critica importante (Rifondazione
- verdi 21.848 4,2% - comunisti unitari 18.809 3,6%); possono
essere un buon inizio.