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Dalle riforme pensionistiche all'organizzazione del lavoro in Italia e in Europa. E non solo...

 

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 LE NUOVE MALATTIE PROFESSIONALI

 

E’ opinione molto diffusa che, grazie al benessere ed al progresso della medicina, gli individui, oltre a vivere più a lungo, possono essere considerati produttivi per un periodo di tempo decisamente superiore rispetto al passato. L’impiego delle tecnologie e l’evoluzione delle forme di organizzazione del lavoro non sono infatti paragonabili a quelle del passato e, dal punto di vista della fatica fisica, l’organismo umano subisce sicuramente, nel corso della vita lavorativa, un logorio di gran lunga inferiore.

Il numero di morti e di feriti sul lavoro, numero che pone l’Italia al primo posto in Europa, non sembra giocare molto a favore di questa suggestiva tesi. Ma, pur accettandone le motivazioni di fondo, non si può nascondere che l’utilizzo di questa argomentazione, a sostegno delle tesi sulla necessità di prolungare l’età produttiva, risulta pesantemente strumentale in mancanza di una seria analisi di altre minacce all’integrità fisica e psichica che derivano ai lavoratori proprio dall’impiego delle tecnologie e delle nuove forme di organizzazione del lavoro.

E’ ben difficile trovare un medico che sostenga la possibilità di un danno alla vista per quei lavoratori che passano molte ore di fronte ad un terminale. Eppure non occorre essere medici per capire che il sistema visivo degli umani non è nato per fissare a lungo uno schermo ad una distanza di meno di 50 cm. Qualche dubbio sul parere dei medici (che spesso sono i medici aziendali) nasce se si considera che la Legge 626 sulla Sicurezza prevede periodici controlli della vista per il personale che utilizza un video per più di 4 ore al giorno. Viene da chiedersi che cosa può succedere a quel lavoratore la cui vista, ad uno dei suddetti controlli, risultasse minata dall’uso del terminale. Quale destino potrebbe prospettargli l’azienda che si trovasse costretta ad impedirgli l’uso del video ?

Ma la vista non è il solo organo minacciato dalla tecnologia. Che dire della diffusione della sindrome del tunnel carpale, un’infiammazione tendinea molto dolorosa che presto verrà soprannominata “malattia del mouse” ?

Ma forse i danni maggiori vanno ricercati nelle malattie cardiovascolari e nelle patologie nervose indotte dallo stress, dalla competizione forsennata, dalla mancanza di spazi e tempi di recupero delle energie impiegate sul lavoro. Non è casuale il fatto che nei programmi di formazione dei manager delle grandi aziende trovi sempre spazio anche un corso di tecnica per il controllo dello stress nervoso. I dati, le percentuali degli individui colpiti da queste patologie sono noti, molto meno note al grande pubblico le cause scatenanti di questi eventi.

Va chiarito che lo stress e le sue degenerazioni non sono “riservate” alle categorie dei manager. Si pensi alle migliaia di giovani e meno giovani che svolgono attività di assistenza tecnica sul territorio. La vecchia concezione delle filiali aziendali è ormai un ricordo del passato. Il tecnico oggi si muove con un telefono cellulare in tasca, un personal computer in auto ed una segreteria telefonica a casa. Reperibilità totale, quasi nessun contatto umano con l’azienda, 6-7 mila chilometri da percorre mensilmente in auto, spazio da dedicare alla propria vita di relazione quasi inesistente. Non occorre essere dei grandi geni della medicina per intuire che forse anche questa enorme popolazione di lavoratori vive in condizioni di stress.

Come si può vedere anche se apparentemente gli individui del secondo millennio sono più longevi ed in grado di arrivare in condizioni meno deteriorate alla soglia dei 60 anni, esistono una serie di fattori meno evidenti e soprattutto molto sottovalutati che contrastano con questo quadro così ottimistico.

 

 

per ulteriori informazioni: atdalit@yahoo.it