MartesanaDUE - febbraio 2005  n. 70

 

In questo numero

 

 

Via dei Transiti una via riqualificata? Speriamo...

 

Via Padova: una caserma al posto dei campi sportivi

 

 

L’inceneritore di Sesto fumi e rischi

 

80° SCUOLA ALL’APERTO CASA DEL SOLE

 

Quartiere Adriano: la Giunta favorisce le colate di cemento

 

La sanità milanese

e il call center catanese

 

Qualche riflessione nel Giorno della Memoria

 

ALTROMONDO: Emergenza Tsunami

 

Commento teatrale allo spettacolo "Kamikaze"

 

Il Carducci e la Resistenza

 

Al Teatro Officina seminario di

scrittura tenuto dal poeta Franco Loi

 

Milano duemilasette

 

Introduzione alla scrittura poetica Sei incontri in libreria in via delle Leghe

 

SPECIALE VIALE MONZA

 

Le rubriche

 

Filo diretto dal Parlamento

con il senatore Antonio Pizzinato

 

Lettere alla redazione

 

Un libro al mese

 

Un film al mese

 

Alla (ri)scoperta dei sensi

 

Frammenti di umanità suburbana

 

Biologico in Martesana

 

Son atto a rimirar... rubrica d'arte

 

Fuori a cena

 

Gli annunci  e le opportunita'

 

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MartesanaDUE

mensile di informazione, 

cultura e annunci della zona due

di Milano citta'

 

Editore

Comedit 2000

 

Direttore 

Paolo Pinardi

 

Redazione

Gianni Bazzan

Mattia Cappello

Paola D'Alessandro

Adele Delponte

Antonio Gradia

Luca Gualtieri

Giuseppe Natale

Aurelio Volpe

 

Red. e pubblicita'

Via delle Leghe, 5

20127 Milano

Tel. 02/28.22.415

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Reg. Trib. MI

n. 616 settembre 99

 

 

 

Via dei Transiti una via riqualificata? Speriamo...

 

Campeggia all’inizio della via, quasi a monito per chi vi entra, un cartello metallico giallo montato su un lungo palo di legno: “Intervento di riqualificazione della via. Inizio dei lavori 23/08/2004”. Parlando con il responsabile del cantiere vengo a sapere che i lavori dovevano terminare per il 4 dicembre. Siamo a fine gennaio 2005! Certo non è facile d’inverno, quando devi fare i conti con la pioggia e le gelate. Ma qualcuno deve aver pure programmato i lavori e scelto la stagione migliore no? È pazzesco che il grosso dei lavori sia stato eseguito sotto Natale!

I lavori si sono svolti in tre tranches. Dalla piazzetta di viale Monza a via Termopili il primo tratto di strada, e da via Termopili a via Marco Aurelio il secondo tratto, entrambi già conclusi. Per l’ultimo pezzo di strada fino a via Padova dovremo aspettare febbraio. Il fatto è, mi fa notare un abitante della via, che c’è già bisogno di manutenzione. Un paio di paletti in ferro, che dovrebbero impedire il parcheggio delle auto sul marciapiede, sono già stati divelti proprio dalle auto. Il paletto, mi fanno notare alcuni passanti, è annegato soltanto nello spessore dell’autobloccante a pavimento, e quindi basta poco per “buttarlo giù”. Ma questo è il meno. A chiunque chiedo, tra passanti, abitanti e negozianti, la prima cosa che mi dicono, con grande ironia, è che ora le auto si parcheggiano con più comodità sui marciapiedi. Altri mi fanno notare che negli incroci tra le vie non c’è differenza tra piano strada e piano marciapiede! Tutto alla stessa altezza. È difficile distinguere la via carrabile dal marciapiede, è pericoloso per tutti, soprattutto per bambini e anziani.

Ma c’è anche chi è entusiasta. Un negoziante mi ha detto: “Finalmente un tocco di classe!” Un altro: “Il marciapiede è largo e invita al passeggio”. Tutti concordano che la via abbia acquistato in immagine, sperando poi che questo invogli alla pulizia.  Molti attendono di vedere gli alberi.

Gli invasi sono già pronti, e questa degli alberi è diventata l’attesa più curiosa dagli abitanti.

C’è chi si immagina un viale alberato in perfetto stile città-giardino.

Chi si immagina panchine dappertutto dove sedersi all’ombra di giganteschi platani. All’angolo tra Transiti e Marco Aurelio hanno fatto un supermarciapiede larghissimo e curvo. Se non ci metteranno panchine, alberi e fontanelle (c’è chi vorrebbe persino un’edicola di giornali sotto casa) qualcuno giura che si farà incatenare proprio all’angolo.

Gabriella Carrera, nota stilista di Ricci & Capricci, pur con qualche perplessità sulle auto e sui parcheggi è favorevole al restyling della via. “Soprattutto – dice – “almeno si vedono i soldi pubblici spesi per qualcosa!”. Nella parrocchia di San Gabriele Arcangelo, proprio lì accanto, Don Davide e Don Antonio stanno riqualificando il cortile che verrà adibito al gioco per i ragazzi, con un’area per le mamme e i bambini piccoli. “Neppure a farlo apposta il pavimento scelto è molto simile a quello della via dei Transiti. Il parere dunque –mi dicono scherzando- non può che essere positivo soprattutto perché -e qui il discorso si fa serio- positivo è ogni intervento, sociale ma anche urbanistico, che tende a riqualificare una zona popolata ma degradata come quella situata tra gli assi di viale Monza e Viale Padova. È un riappropriarsi della propria città e dei propri spazi vitali. Un  invito al dialogo e all’incontro che supera la barriera dell’indifferenza.”

L’architetto Cottini, del negozio Triade Arredamenti, ci da un parere professionale: “Se prima la via era quasi esclusivamente il collegamento carraio alternativo alla circonvallazione, ora la carreggiata è ridotta a favore di percorsi pedonali attrezzati, per consentire la formazione di uno spazio incontro del sociale, a portata di mano del cittadino”. Forse all’appello mancheranno, a conti fatti, una decina di posti macchina sacrificati al progetto, ma sicuramente l’ambiente più umano non li rivendicherà. Sappiamo anche che verrà vietato il transito a TIR e camion oltre una certa portata, perché l’utilizzo dell’autobloccante nella pavimentazione non ne sopporta il peso. Questo, forse, significherà meno rumore e meno inquinamento. Anche le automobili, per la nuova conformazione dell’assetto carraio, saranno costrette a rallentare l’andatura. Con la vegetazione sempreverde il colore triste della città sarà meno soffocante, si potranno finalmente commentare le vetrine degli esercizi commerciali perché visibili e in sintonia, e magari si potrà vedere una via più pulita non fosse altro che per il rispetto del nuovo. A questo proposito Gaetano Langialonga, proprietario del Bar Tabacchi al numero 1 della via, chiede la presenza di un vigile di quartiere: “C’è bisogno di avere un maggior controllo per il mantenimento delle nuove attrezzature. Ci vogliono cestini ad ogni angolo e che sia ben illuminata la via di sera. Per noi poi, il massimo sarebbe che gli architetti comunali progettassero dei posacenere da esterno. Non ha visto ultimamente quanta gente fuma fuori dai bar?”

Marciapiedi più larghi armonizzati con panchine, piantumazione, aiuole e fioriere proveranno a far rivivere un’atmosfera che in questa zona si era persa da tempo. Manca solo un vero e proprio Cafè de Paris che porti cappuccini e brioches sulla strada, ma forse ci penserà qualche intraprendente.

Franz Pinotti

 

    

Via Padova: una caserma al posto dei campi sportivi

Si è svolta Sabato 18 Dicembre in via Padova, una manifestazione contro la costruzione di uffici, alloggi e un deposito per mezzi militari della guardia di finanza sull'area attualmente occupata dall'area sportiva. La manifestazione è stata organizzata dal Consiglio Pastorale Parrocchiale, dalla Polisportiva S.G.C. e dal Comitato per la difesa dell’area “Padova-Anacreonte-Tarabella”

L’intero quartiere esprime una fortissima preoccupazione per le sorti di uno dei pochissimi spazi verdi e luoghi sani di aggregazione.

La prevista costruzione di un capannone di considerevole lunghezza, come deposito per mezzi militari, aumenta lo sconcerto in quanto:

· è già presente, nelle immediate vicinanze, un deposito di circa 300 autobus dell’ATM che produce un inquinamento atmosferico e acustico subito da più di 400 famiglie;

· un deposito di mezzi militari costituirebbe inoltre un obiettivo sensibile e immetterebbe in un Quartiere, densamente popolato, un significativo elemento di pericolo;

Queste strutture potrebbero essere collocate, crediamo senza grandi difficoltà, altrove, magari utilizzando una caserma dismessa del circondario.

Non si può dimenticare che intorno a quest’area abitano oltre 900 famiglie che hanno  legittimi diritti che non possono essere sacrificati, senza prima aver cercato tutte le possibili soluzioni alternative che tengano conto del benessere e dell’interesse di tutti. Per tale motivo, le associazioni intendono cercare, nel più breve tempo possibile tutte le strade e i mezzi legali per chiedere e ottenere la immediata sospensione dell’azione programmata dalla Guardia di Finanza.

Su queste basi, il Consiglio di Zona 2 ha già approvato una mozione a sostegno della salvaguardia dello spazio verde demaniale presente tra le vie Padova-Anacreonte-Tarabella.  Altre iniziative hanno visto protagonisti gli abitanti del quartiere, in modo particolare il Parroco, Don Piero Cecchi: l’incontro in Prefettura con il suo impegno a sollecitare la Giunta di Milano a trovare un’area alternativa a questa; la conseguente riunione del 9 febbraio di delle due commissioni consiliari del Comune per arrivare ad una soluzione concreta e rapida; il sostegno e l’impegno dei Senatori Cortiana, Dalla Chiesa e della Consigliere  comunale Milly Moratti.

Tutto ciò nella speranza che la vicenda si concluda già con la riunione del 9 fezbbrai; altrimenti i cittadini di quest’area promettono altre iniziative.                     

 Info: www.sangiovannicrisostomo.org - comitato.padovatarabella@davide.it

 

 

 

 

 

L'inceneritore di Sesto. Fumi e rischi

 

Alcuni comitati e sindacati di base di Sesto San Gioivanni stanno da alcuni anni sollevando la questione dell’inceneritore di via Manin a Sesto; i fumi e i rischi di questo inceneritore, ovviamente non riguardano solo Sesto, ma anche zone limitrofe come Cologno ed anche la parte alta della nostra zona, vale a dire soprattutto il quartiere Adriano, su cui si stanno accadendo altri interventi che stravolgono il territorio circostante.

Il forno d’incenerimento rifiuti di Sesto ha funzionato molto male per tutto il 2002 per molti mesi mesi del 2003; tanto male da meritarsi una denuncia alla magistratura da parte dell’ente di controllo dell’inquinamento (Arpa) ed una diffida da parte dell’Amministrazione Provinciale.

Tanto male da aver fatto uscire per tantissime volte dai camini del forno sostanze pericolose e tossiche in quantità molto maggiore dei limiti previsti dalla legge.

Non ci sono pervenuti ancora i dati inerenti il 2004.

Nel 2002  l’inceneritore ha superato per 116 volte i limiti giornalieri delle polveri, dell’ossido di carbonio, degli ossidi di azoto e dell’acido cloridrico. I cittadini di Sesto e zone limitrofe se li sono respirati ed assorbiti tutti.

I comitati e i sindacati che hanno sollevato il problema si dicono convinti che bruciare i rifiuti non sia il metodo migliore per eliminarli perché  vuol dire produrre inquinamento e perché alla fine della combustione il 30% del loro volume rimane sotto forma di ceneri e di fanghi da smaltire in discariche speciali.

Dopo i miliardi spesi per rifare il forno diventa difficile chiederne la chiusura immediata  però chiedono che l’Amministrazione comunale realizzi tre cose:

1) dia l’avvio a degli interventi sui rifiuti che permettano, in un giro ragionevole di anni, di poter fare a meno dell’inceneritore:

- prenda contatto con tutte le imprese (industriali e commerciali) che utilizzano imballaggi per coinvolgerle in un progetto di riduzione degli involucri che costituiscono tanta parte dei rifiuti   urbani

- incentivi la raccolta differenziata per aumentare la quota di rifiuti riciclabili

- spinga per il riutilizzo del rifiuto umido sotto forma di fertilizzante.

2) intervenga sul Consorzio perché faccia subito gli investimenti che permettono al forno di funzionare con più sicurezza.

3) migliori i rapporti con gli abitanti dei comuni limitrofi al forno attraverso:

- la comunicazione ai cittadini ogni volta che si superano i limiti di emissione degli inquinanti

- gli incontri ogni due mesi tra tutte le parti in causa e gli abitanti per controllare i dati delle emissioni. Su questi due punti c’è già un impegno preso dall’assessorato all’ambiente, dal Consorzio, dall’ARPA e dalla Provincia di Milano.