MartesanaDUE - marzo 2005  n. 71

 

In questo numero

 

 

Le iniziative contro la cementificazione e l’inquinamento del quartiere Adriano. Il degrado dell’area in fondo a via Trasimeno

 

La carenza di scuole nel quartiere Adriano

 

 Pericoli nell'area ex Magnaghi

 

Un Comitato per la difesa del verde

 

80° SCUOLA ALL’APERTO CASA DEL SOLE

 

ALTROMONDO: Emergenza Tsunami

 

Commento teatrale allo spettacolo "Cernobyl"

 

 

SPECIALE VIALE MONZA

 

Le rubriche

 

Filo diretto dal Parlamento

con il senatore Antonio Pizzinato

 

Lettere alla redazione

 

Un libro al mese

 

Un film al mese

 

Alla (ri)scoperta dei sensi

 

Frammenti di umanità suburbana

 

Biologico in Martesana

 

Son atto a rimirar... rubrica d'arte

 

Fuori a cena

 

Gli annunci  e le opportunita'

 

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MartesanaDUE

mensile di informazione, 

cultura e annunci della zona due

di Milano citta'

 

Editore

Comedit 2000

 

Direttore 

Paolo Pinardi

 

Redazione

Gianni Bazzan

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Antonio Gradia

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Red. e pubblicita'

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Tel. 02/28.22.415

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Reg. Trib. MI

n. 616 settembre 99

 

 

martesanadue.it on line

On line tra breve il sito martesanadue.it sul quale potrete trovare, oltre alle notizie e alle iniziative relative alla nostra zona, tante informazioni di carattere sociale e culturale.

Ci piacerebbe costruire un sito al quale tutti coloro interessati possano partecipare: chi con notizie, chi con segnalazioni, chi con approfondimenti, chi con le conoscenze di cui dispone, anche tecnologiche. Un sito aperto, interattivo, da costruire insieme volta per volta, sia presso la nostra sede in via delle Leghe, che da casa vostra.

Avete voglia di inviarci qualche suggerimento su come vi piacerebbe che costruissimo il nostro sito?

Scrivete a martesanadue@ ilponte.it

 

 

Le iniziative contro la cementificazione e l’inquinamento del quartiere Adriano. Il degrado dell’area in fondo a via Trasimeno

 

Promossa da MartesanaDue  in collaborazione con Legambiente di Crescenzago, l’assemblea si è tenuta il 22 febbraio in Villa Pallavicini; molti i cittadini presenti. L’incontro è stato introdotto da Paolo Pinardi e Giuseppe Natale per MartesanaDue, da Aldo Bonora per Legambiente.

I problemi più importanti e gravi affrontati riguardano gli interventi urbanistici, caratterizzati da pesante cementificazione e speculazione edilizia (come avviene in altre zone della città); il degrado ambientale che dura da circa un ventennio di una parte del territorio; l’inquinamento derivante da due fabbriche chimiche, dalle diverse linee aeree degli elettrodotti ad alta tensione, e dal forno di incenerimento dei rifiuti; l’insufficienza ed arretratezza dei mezzi pubblici e la vecchia politica viabilistica ancora fondata sull’autostrada in città (=la famigerata Gronda Nord); la carenza di servizi sociali e di verde attrezzato; la mancanza di una scuola media.

Le tre schede informative sintetizzano le questioni più rilevanti dal punto di vista della sostenibilità e della qualità dello sviluppo urbanistico, dell’ambiente urbano e della salute pubblica.

L’altro caso emblematico, denunciato da anni dai comitati e con due iniziative di Legambiente in queste ultime settimane, riguarda l’area di circa 10.000 mq in fondo a Via Trasimeno diventata ricettacolo di laboratori ed attività abusive, di discariche di rifiuti e macerie di ogni tipo (compreso l’amianto…). Si tratta di una vergogna pubblica, che dura dal 1985: anno in cui una Convenzione urbanistica stabiliva che due società immobiliari cedevano in termini gratuiti al Comune di Milano l’area suddetta sistemata “a verde o ad attrezzature sportive o di servizi di interesse generale”, all’interno del piano di lottizzazione di edilizia residenziale (già realizzato).

Sono intervenuti nel dibattito cittadini e rappresentanti di  comitati ed associazioni: da sottolineare l’ottimo intervento sulle problematiche dell’inceneritore e l’esigenza di coordinamento espresso dal responsabile della Rete dei Comitati. Erano presenti ed hanno portato il loro contributo rappresentanti dell’opposizione del centrosinistra, non sempre in sintonia con il significato dell’incontro; comunque meglio i presenti del centrosinistra che i soliti assenti del centrodestra. 

Molto partecipato anche l’altro incontro pubblico promosso la sera del 3 marzo al salone Gesù di Nazaret.

MartesanaDue continuerà a seguire con attenzione tutto quanto riguarda questo importante pezzo di territorio non solo come strumento di informazione, ma anche come momento di denuncia e iniziativa concreta.

 

Scheda 1 -  Grattacieli di Via Trasimeno

 

L’altro caso di insostenibile consumo edilizio del territorio comprende l’area di 10.120 mq di proprietà della Milano Investimenti Immobiliari (e precedentemente della Finplan) – tenuta per decenni in stato di abbandono e degrado-, che è situata nel cuore del nuovo Quartiere Adriano, tra Via Trasimeno e Via Togliatti. È uno spazio che si inserisce nella Piazza Don Bigatti, nuovo centro urbano dotato di Chiesa, due Cascine ristrutturate (Centro ricreativo per Anziani e Centro Giovani), asilo, centro polivalente e giardino pubblico. Secondo criteri di buon governo del territorio, l’amministrazione comunale avrebbe potuto o acquisire l’area o fare proprio il parere del Consiglio di Zona per realizzarvi un progetto di valorizzazione dell’intera piazza: ad esempio ampliando il giardino pubblico e dotando il quartiere di servizi e negozi e botteghe ecc, che mancano. Invece, nonostante due pareri negativi del Consiglio di Zona, l’Amministrazione centrale dà l’autorizzazione a costruire due torri ad uso residenziale e commerciale: una di ben 22 piani (“l’edificio con pianta a croce – è scritto nel progetto - si eleva ad un’altezza di mt 71,18 per venti piani sopra a un basamento di due piani che si allarga verso la base quasi a formare un piedistallo che si espande lateralmente nei corpi commerciale”), e un’altra di otto piani.

Su questo caso, pende un esposto alla Procura della Repubblica relativo a “presunto abuso edilizio” presentato da alcuni cittadini rappresentanti del Circolo Legambiente di Crescenzago e del Comitato per la vivibilità del Quartiere Adriano.

 

Scheda 2 -  Area dismessa Magneti Marelli

 

306.724 mq di proprietà della  Soc. Rubattino 87  (GFL, Gruppo Finanziario Lombardo, dominato da capitale FIAT e da quello della famiglia Radice Fossati ,che ha già costruito nell’area dell’ex OM - Ravizza,mq 313.652-, e in quella dell’ex Maserati-Via Rubattino, mq 611.207: in totale 1 milione e 231.583 mila mq  di cementificazione pesante ed  ecologicamente insostenibile), l’area dell’ex Magneti Marelli ,situata nel  quartiere Adriano ai confini con Sesto San Giovanni vedrà un indice di edificabilità tra i più alti (forse il più alto) dei siti dismessi milanesi (0,75 mq/mq):

167.340 mq di residenza (50% libera, 50% convenzionata); nulla è previsto per residenza pubblica e popolare; a questo cemento si deve aggiungere quello per il centro commerciale e per il centro sportivo e per qualche servizio come l’asilo nido; rimangono appena 65.402 mq – un fazzoletto – per il verde cosiddetto attrezzato (pubblico o privato?).

E pensare che l’Amministrazione leghista di Formentini nel documento generale di valorizzazione delle aree dismesse ipotizzava per l’ex Magneti Marelli la  “creazione di un vasto parco urbano di dimensioni paragonabili a quelle del Parco Sempione”.

E i Comitati e le Associazioni del Quartiere insistevano nella richiesta di riservare i 2/3 dell’area al verde pubblico urbano!

La situazione è talmente peggiorata che anche sull’area contigua “Cascina San Giuseppe” (168.964 mq), ai confini con Sesto San Giovanni, a cui  viene tolto il vincolo urbanistico della destinazione a Verde comunale (e perché?…), si progetta una cementificazione a residenza libera (23.992mq) e convenzionata (4.730 mq); a residenza sanitaria per anziani e a case per gli studenti (15.926 mq).

Occorre tener presente che questi  interventi cementizi si aggiungono e si collegano a quelli dell’area Paganoni su Viale Monza e dell’Ercole Marelli di Sesto San Giovanni, che costituiscono quasi un continuum con il mostro urbanistico di Pirelli Bicocca.

 

Scheda 3 - L’inceneritore

 

Il forno inceneritore di Via Manin è situato nel territorio del Comune di  Sesto San Giovanni, ai confini con Cologno Monzese e col Quartiere Adriano di Milano Est, a ridosso della Tangenziale Est vicino al nodo di Gobba.

La sua collocazione è nelle immediate vicinanze di grandi complessi residenziali in cui vivono oltre 20.000 abitanti; di due asili nido, tre scuole materne, due scuole elementari, due scuole medie, un istituto professionale nel territorio sestese e del Quartiere Adriano-Gobba-Crescenzago.

Il forno è costruito con una tecnologia superata: camere di combustione, fosse dei rifiuti, impianto chimico-fisico di intervento sulle acque di lavaggio fumi obsoleti e/o inadeguati.

È privo di un rivelatore di radioattività all’inizio del percorso di ingresso dei rifiuti.

Il forno inquina in maniera davvero preoccupante. La salute dei cittadini, e delle fasce più deboli come i bambini, è a rischio gravissimo.

Nel 2002 il forno ha superato 116 volte i limiti giornalieri legislativi di molti inquinanti; nel 2003 per ben 270 volte; nel 2004 oltre 170 volte.

I microinquinanti vengono rilevati ogni 6 mesi con una procedura che non rende realisticamente affidabili i dati raccolti. I cittadini, organizzati nel Coordinamento e nell’Unione degli Inquilini di Sesto,Cologno,Milano, chiedono in primo luogo all’Amministrazione del Comune di Sesto, quattro cose urgenti:

 

1. Installare  al camino del forno un rivelatore delle diossine

2. Effettuare un’analisi del terreno per accertare la quantità di diossine

3. Costruire una valutazione dei danni alla salute ed all’ambiente

4. Organizzare una diffusa raccolta differenziata  che porti alla chiusura del forno.

 

 

    

 

 

La carenza di scuole nel quartiere Adriano

Amara la sensazione che ho provato la sera del 3 marzo nel grande salone di Gesù a Nazaret, mentre si andavano sciorinando gli interventi dei convenuti all’affollatissima assemblea convocata per informare e trovare approcci possibili sui grandi problemi che da anni affliggono il q.re Adriano. Uno dei più popolosi ed in crescita di tutta Milano, ovvero uno di quelli che meriterebbero per ovvi motivi un’attenzione particolare, per non cadere negli errori del passato – vedi Ponte Lambro - da parte dell’Amministrazione.

Sono stata nel 2000-2001 in prima linea, come presidente di Comitato Genitori dell’elementare San Mamete, nel tentativo di trovare insieme ai genitori una soluzione concreta alla carenza strutturale dell’edilizia scolastica nel nostro quartiere.

Qualcuno ricorderà, testimone con me di una visita dell’allora Assessore all’Educazione, Testori, come di fronte agli edificandi palazzi di Adriano si pronunciò con un incredibile “qui verranno ad abitare coppie anziane", ergo, di scuole non c’è n’è bisogno.

Mentre il gran movimento di allora ci fece guadagnare un nido e una materna – che subito si sono dimostrati insufficienti a ricoprire le esigenze di una popolazione tutt’altro che anziana e invece fertilissima, ancora nulla, nonostante reiterate dimostrazioni di numeri e di flussi scolastici nero su bianco in ogni sede ufficiale, dalla Zona a Palazzo Marino, per uno sblocco sul fronte della inesistente scuola media di quartiere, e nessun aiuto alla elementare che è in una vera difficoltà organizzativa, costretta ad erodere spazi didattici ai laboratori per ospitare l’emergenza, ormai è più che decennale, delle “sezioni di materna” all’interno dei suoi locali.

Altra emergenza che ormai ha raggiunto quasi i 5 anni è quella del “nidino” che ha rubicchiato un’ala del Centro Polifunzionale, pensato e voluto a suo tempo dalla gente di tutto il quartiere con ben altri obbiettivi d’utilizzo e sociali.

Di emergenza in emergenza, di provvisorio in provvisorio occupando sempre spazi impropri, senza il colpo d’ala creativo di una intelligenza lungimirante e in grado di programmare, la nostra Amministrazione sta sfiancando le giuste aspettative e avvilendo i diritti sanciti di molte migliaia di persone, a cui si aggiungeranno a breve le migliaia di nuovi abitanti della futura ( ossimoro ) ex Marelli, di cui ora si sta ultimando la bonifica.

Nel piano, abbiamo saputo, i progettisti non hanno previsto edilizia scolastica adeguata ai numeri. Ci auguriamo che questa scelta urbanistica non ci venga spiegata ancora con la tesi dell’Avv. Testori: una sonora pernacchia sarebbe l’unica risposta possibile, oltre ad un adeguato voto deposto a breve - il 2006 è dopodomani -  nel segreto dell’urna.

Nel frattempo la gente si muove, c’è una raccolta di firme per spostare l’emergenza della materna dall’elementare nella inadeguatissima ala rimasta vuota del Polifunzionale ( che tra l’altro non ha verde disponibile per i piccoli) di l.go Bigatti, ed un'altra di tenore opposto, di chi invece vorrebbe ridare dignità e ruolo ad un edificio che l’Amministrazione sta colpevolmente trascurando da anni nonostante le proteste, disperdendo come è suo solito il patrimonio di tutti.  Serve ricordare che la scuola di via Brambilla, proprietà del Comune, abbandonata e violentata per anni dalle occupazioni abusive, richiesta lungamente ed inutilmente dalla gente come scuola, è stata “riacciuffata” per un capello da degrado certo e morte sicura dalla Curia che ne ha fatto un bellissimo, rilevante, nobile centro di carità e cultura?

Varrebbe la pena, ora…o mai più,  non dividersi, disperderndosi in iniziative di opposta valenza, considerato che l’obbiettivo comune è vivere meglio il nostro quartiere, su cui pende anche la concreta minaccia ambientale della “strada interquartiere nord”, altrimenti detta Gronda. Varrebbe la pena incontrarsi, e verificare se è possibile un percorso condiviso, coraggioso, in cui porsi di fronte agli amministratori e politici di ogni colore, dalla Zona al Comune, come chi ha da riscuotere un vero e proprio credito, e quindi che non può più accontentarsi di scialbissime presunte soluzioni che sono solo seme per nuove emergenze. Emergenze che accentuano le divisioni tra di noi e creano una guerra tra poveri che va a solo vantaggio del Palazzo. Divide et impera, non l’ho inventato io…..

 

Elisabetta Pellarin

 

 

 

 

 

Pericoli dell’area ex  Magnaghi

 

Da qualche mese è stato aperto un cantiere sull’area ex Magnaghi, un’area industriale che si trova in via Stamina d’Ancona angolo Rancati di fronte al parco Martesana, e che, secondo il progetto dichiarato sui cartelli, sarà riconvertita in un complesso alberghiero.

In questa area venivano trattate sostanze chimiche, e da un ex lavoratore sappiamo che venivano utilizzati vasconi contenenti cianuro.

Il cantiere Magnaghi è un enorme cantiere, dove sono state sollevate tonnellate di macerie e da cui, complice il vento, si sono sparse per la zona indefinite quantità di polveri.

Osservando i lavoratori del cantiere, abbiamo con disappunto notato che nessuno  si proteggeva il viso con qualche tipo di mascherina.

Ma la nostra preoccupazione maggiore era il cianuro, così abbiamo chiesto ad una consigliera di zona di cercare qualche informazione sull’area: la sig.ra Sblendido ha telefonato all’ufficio bonifiche competente e così abbiamo saputo che hanno sospeso i lavori per procedere al rilievo di metalli pesanti nel terreno.

Ora tutti possono vedere la montagna di macerie, forse tossiche, che incombe sull’area.

I metalli pesanti possono essere trasportati con il vento, perché per quanto pesanti, sono particelle minuscole, oppure possono inquinare la falda acquifera: si teme che il naviglio Martesana possa essere raggiunto comodamente, e così pure i polmoni degli abitanti della zona.

Ieri abbiamo mandato una richiesta di informazioni al Dott. Raffaelli, Responsabile del Servizio Bonifiche e siti contaminati per la Provincia di Milano.

 

comitato Martesana

 

 

Un comitato per la difesa del verde

 

Il gruppo di cittadini che si è  costituito in “comitato Martesana” si forma nella primavera del 2004 intorno alla questione dei box di via Rancati e in concomitanza con la “marcia degli alberi”, un’iniziativa cittadina del 3 maggio per la difesa del verde dei quartieri di Milano.

La questione dei box di via Rancati rientra nel “Piano Parcheggi”, che a Milano prevede la costruzione di migliaia di box sotterranei.

Il piano prevede l’abbattimento di 330 alberi (“solo 330 alberi” secondo una dichiarazione dell’assessore Goggi), un numero che a noi sembra elevato soprattutto nel contesto di una delle città più cementificate d’Europa. Centinaia di cittadini da mesi sono impegnati sul fronte della difesa del verde di quartiere: un impegno che, tra le altre cose, ha prodotto un certo numero di proposte alternative circa l’ubicazione dei box sotterranei, proposte che sono frutto di un  lavoro di prospezione, di attento esame delle reali esigenze del quartiere, spesso argomentate in modo preciso e puntuale con l’ausilio di specifiche competenze.

Tutte queste proposte, presentate all’amministrazione comunale, non sono state nemmeno prese in considerazione: evidentemente la fulgida visione del bene collettivo che guida l’operato dei nostri amministratori li esime dall’ascoltare le voci che salgono dalla collettività medesima.

Da queste considerazioni e da altre che riguardano la vita del quartiere e la necessità di ricostituire un tessuto sociale, nasce l’idea del “comitato Martesana”.

Il nostro vuole essere un tentativo di creare un movimento ambientalista nel senso pieno del termine all’interno del quartiere: a partire dalla difesa e valorizzazione dei giardini di quartiere in quanto luoghi di socialità (qualcuno forse in quartiere ricorda la festa dei giardini di Rancati e quella al parco della Martesana  di quest’estate), per affermare il primato della qualità della vita e delle relazioni sociali, per cercare di cambiare il rapporto tra cittadini e istituzioni.

 

Fabrizio Carpinella

susannacalti@aliceposta.it