MartesanaDUE - aprile 2007  n. 91

 

 

In questo numero

 

 

Come far quattrini sulla pelle degli stranieri

 

Parcheggi residenziali: panacea della vivibilità o bengodi della speculazione?

 

Quartiere Precotto: biblioteca, spazi multiuso o il nulla?

 

Sempre sul diritto allo studio nella nostra zona

 

Ticket + 118 = sanità stile Formigoni. Chi è malato continua a pagare

 

Rampa di collegamento

tra via Ponte nuovo

e la pista ciclabile della Martesana

 

Domenica 6 maggio "Martesana in festa"

 

Le iniziative in zona 

 

Speciale Viale Monza

 

 

Le rubriche

 

Dal Consiglio di Zona Due

 

Lettere alla redazione

 

Un libro al mese

 

Un film al mese

 

Alla (ri)scoperta dei sensi

 

Frammenti di umanità suburbana

 

Biologico in Martesana

 

Son atto a rimirar... rubrica d'arte

 

Gli annunci  e le opportunita'

 

******************

 

MartesanaDUE

mensile di informazione, 

cultura e annunci della zona due

di Milano citta'

 

Editore

Comedit 2000

 

Direttore 

Paolo Pinardi

 

Redazione

 

Paola D'Alessandro

Adele Delponte

Antonio Gradia

Luca Gualtieri

Giuseppe Natale

Aurelio Volpe

 

Red. e pubblicita'

Via delle Leghe, 5

20127 Milano

Tel. 02/28.22.415

Fax 02/28.22.423

martesanadue@ilponte.it

 

Reg. Trib. MI

n. 616 settembre 99

 

 

 Come far quattrini sulla pelle degli stranieri

 

Tanti inquilini. Pochi metri quadri. Un solo termine: truffa.

Sembra sia diventata, questa, la parola d’ordine cui non può sottrarsi nessuno dei cittadini di Milano.

Dove il costo degli affitti supera i due terzi di uno stipendio medio (e non per delle ville, s’intende, ma

per dei locali che più che ad abitazioni, assomigliano a loculi). E dove animi “nobili” investono le loro

energie in “nobilissime” attività. “Società referenziata cerca per propri dipendenti, in affitto – uso foresteria, appartamenti arredati liberi subito“ recita un volantino largamente diffuso nelle zone 2 e 9. A rispondere

al numero di cellulare testé indicato E’ un rassicurante signore sulla cinquantina, che a nome di una società

di consulenza, con tanto di sede legale in quel di Sesto San Giovanni, stipula contratti d’affitto. Fin qui, tutto regolare. Se non fosse che: a) gli assegni compilati per il pagamento delle varie mensilità risultano scoperti; b) le generalità del “signore” in questione sono false; c) della società di consulenza, all’indirizzo indicato come

sede legale, non v’è traccia; d) non ci sarà più alcuna risposta al cellulare, nonostante esso, attenzione,

risulti ancora attivo. Ma la sorpresa maggiore si ha quando si scopre il numero di coloro che vivono nella casa che si è affittata. Quante persone possono abitare, ad esempio, un monolocale? Una, due. Ma se magari sono extracomunitari, beh allora… E considerato che essi, per vivere costipati come sardine, arrivano a pagare

anche tre volte la somma che il “signore” di cui sopra avrebbe dovuto pagare (ma che non ha mai fatto),

forse la truffa più grande si consuma proprio ai danni degli immigrati.

Perché questo sarà anche un caso limite. Ma chi conosce la zona di via Padova e viale Monza sa bene che la formula “tutti insieme appassionatamente” è la norma. Gli onestissimi cittadini italiani, che affittano appartamenti di 20 metri quadri a sette/ottocento euro al mese, sanno che il subaffitto diventa l’unica soluzione per chi voglia garantirsi, nel modo più onesto possibile, il vitto oltre all’alloggio.

Ma non se ne preoccupano. L’importante è tutelarsi. E lo fanno. Stipulando il contratto con l’extracomunitario

(il più delle volte l’unico) in regola, con permesso di soggiorno e lavoro. E sentendosi, in tal modo, a posto anche con la propria coscienza, oltre che di fronte alla legge.

Così, quando alla Polizia iniziano ad arrivare segnalazioni da parte di vicini insospettiti dal viavai, l’intervento

degli agenti non porta a nulla. Né per il padrone di casa, né per gli inquilini (a meno che non ci s’imbatta nei reati di droga o prostituzione, ma quello è un altro discorso).

Non solo perché il fenomeno del subaffitto è difficile da dimostrare, ma anche perché molte segnalazioni

sono piuttosto il frutto di un’imbarazzante “diffidenza” nei confronti degli immigrati. “A volte” – dicono

gli agenti di Polizia del commissariato di Greco- Turro – “ci ritroviamo a bussare alla porta di onesti lavoratori, con tanto di permesso di soggiorno, la cui unica “colpa” è di aver fatto qualche figlio in più dell’1,2 per cento delle famiglie italiane”.

 

Cristina Pellecchia

 

 

 

 

Parcheggi residenziali: panacea della vivibilità o bengodi della speculazione?

 

Sono consapevole che a Milano circolino molte, troppe macchine. Ma sono altrettanto consapevole che molte delle macchine che circolano tutti i giorni a Milano, sono di non residenti. L'auto è il mezzo prediletto di chi, un

po' per scelta e un po' per necessità, vuole spostarsi il più liberamente possibile.

Per arrivare il più vicino al luogo di lavoro. Per recapitare merce. Per fornire servizi. Finito lo "spostamento",

si deve parcheggiare. Riempiti i parcheggi privati. Quelli riservati. Quelli a pagamento. Quelli con le righe gialle. Quelli con le righe bianche, si è cominciato a salire sui marciapiedi. Davanti ai passi carrai, o in doppia fila. Sulle aiuole, sulle strisce pedonali. Nei posti per disabili o in curva. Da questo punto di vista Milano ha consumato tutte le proprie capacità ricettive. La risposta dell'Amministrazione Albertini fu: individuo delle aree comunali dove realizzare parcheggi sotterranei per residenti. Piazze. Strade. Giardini. Aiuole. Marciapiedi. Tutti i posti erano buoni. Ma proprio tutti. Ad eccezione delle aree dismesse pubbliche e/o private (queste ultime acquisibili anche attraverso gli "oneri di urbanizzazione").

Con il tempo. Ma solo dopo troppo tempo, ci si è accorti di qualche anomalia.

Le localizzazioni delle aree, tranne che in pochi casi (segnalazioni da parte di cittadini residenti), erano

fatte a seguito di rilevamenti statistici. Vigili urbani percorrono le strade ad orari stabiliti e contano le

auto parcheggiate. Su queste aree è aperto un bando di gara. Al bando vi possono partecipare Imprese e

Cooperative di costruzione. Società Commerciali e Cooperative di soggetti privati.

Proprietari e/o residenti di immobili posti nel bacino d'influenza. In tale categoria sono compresi altresì gli Enti Pubblici che sono proprietari d'immobili nel bacino d'influenza per i quali sia necessaria la costruzione del parcheggio. Parafrasando uno slogan mediatico: "Di tutto e di più".

Sin qui vige la regola del "tutto previsto dalle leggi". Ma l'attribuzione dei punteggi fa corrugare la fronte

di chi legge: Dall'avviso di Gara del Piano

Parcheggi 2004, al punto 3. MODALITA' DI GARA, si legge; "I criteri per l'individuazione del soggetto

attuatore per ciascun'area sono i seguenti: "

3.1 PREZZO MEDIO DI ASSEGNAZIONE. E' prevista l'attribuzione massima di punti 40 al prezzo più

basso e a decrescere per i prezzi via via superiori.

3.2 TEMPI DI REALIZZAZIONE DEL PARCHEGGIO.

E' prevista un'attribuzione massima di punti 10 al tempo più basso e a decrescere per i tempi via via superiori

3.3 NUMERO DI POSTI AUTO. E' prevista un'attribuzione massima di punti 50 per la migliore offerta di

posti auto e a decrescere per il numero di posti auto via via inferiori.

L'avviso di Gara prosegue con il 4. MODALITA' DI PARTECIPAZIONE (documentazione relativa ai requisiti per la partecipazione alla gara - compresa la sottoscrizione del Patto d'integrità e l'Atto d'obbligo-), dove anche le Associazioni Temporanee di Imprese o di Consorzi possono autocertificare la documentazione

relativa ai propri requisiti -qualificazioni SOA / ISO; iscrizioni alla Camera di Commercio Industria Agricoltura Artigianato-, mentre per le Società Commerciali e Cooperative di residenti e necessario l'Atto

d'obbligo con il quale la Società o la Cooperativa s'impegna a far realizzare l'opera da Imprese di Costruzioni aventi i requisiti.

Dall'analisi dell'Avviso di gara, molto traspare sulle ampie possibilità di partecipazione alle più disparate

categorie di soggetti giuridici e/o economici, molto meno si legge sulle garanzie di qualità per l'utente finale. Anzi, non si capisce come si può pensare di ottenere corrispondenza economica tra la proposta contenuta nel bando ed il prezzo finale per ogni singolo BOX. Attribuire il massimo punteggio al minimo prezzo, anche se strano, è molto grave per l'utente finale (ne è prova significativa l'odissea che stanno vivendo i cittadini soci nel Parcheggio di Zona 2 in Via Asiago-Alghero, il loro box è lievitato da € 15.000 ad oltre 33.000). Attribuire il massimo punteggio al tempo più basso di realizzazione, forse non comprende le certificazioni. O forse non

comprende le tutele ambientali agli stabili confinanti con i cantieri (vedasi palazzi confinanti con il cantiere del parcheggio di Zona 3 in Via Ampere).

I migliori interventi per risolvere il problema del traffico a Milano, passano sicuramente, e non solo, attraverso

il Piano Parcheggi. Passano sicuramente da un potenziamento della rete dei mezzi pubblici. Passano attraverso una vera rete di piste ciclabili. Ma passano anche dalla realizzazione di parcheggi di corrispondenza.

In ogni caso dovrebbero sempre passare da una fase di ascolto e progettazione. L'abbondanza dei progetti per realizzare Parcheggi Residenziali non corrisponde alla soddisfazione dei cittadini residenti coinvolti in tali realizzazioni. Sicuramente più soddisfatti, in questo scenario, risultano essere i proprietari e gli azionisti di

maggioranza delle Imprese di Costruzione.

Purtroppo al capezzale del malato "Milano", nonostante si conosca la complessità della malattia, chiamata

"traffico", il Sindaco "Dottore"  continua a prescrivere la stessa cura: salassi di terreno. Forse per il bene

del malato Milano, conviene cambiare la cura. O forse il Dottore?

 

Giancarlo Aprea

 

Quartiere Precotto: Biblioteca, Spazi multiuso o il Nulla?

Nella seduta del 27 marzo il Consiglio di Zona Due ha approvato la Mozione presentata dal Consigliere  Pirovano dell’Ulivo e supportata da tutta L’Unione, che chiedeva di fermare la demolizione degli uffici della ex falegnameria Paganoni in Viale Monza.

 La richiesta scaturisce dall’idea di  alcuni residenti del quartiere che propongono  l’utilizzo della palazzina, ancora in buono stato di conservazione, come  spazio multiuso a disposizione delle Associazioni e dei cittadini della Zona 2.

La Zona 2 infatti soffre da anni per la carenza di spazi pubblici dove i cittadini e le loro organizzazioni, spesso caratterizzate da un’insostenibile  “leggerezza organizzativa” ovvero da mancanza di mezzi e fondi, possano trovare ambienti organizzati per riunioni, convegni, attività sociali, concerti e tutto ciò che  la creatività suggerisce a tutte le persone libere .

L’area Paganoni, smessa l’attività industriale, è stata recentemente “riqualificata” tramite un Piano Particolareggiato che prevede la costruzione di tanto  residenziale, una piccola  sistemazione stradale, del  verde di buon gusto e  come chicca sulla carta, era prevista la costruzione di  una biblioteca che, in gergo, viene denominata “provvedimento di ristoro” in quanto abbellimento progettuale  per far digerire le nuove costruzioni.

L’area è inoltre attraversata dal nuovo percorso della tramvia Bicocca - Precotto.

La costruzione della  Biblioteca Comunale sembra però assente dai lavori oggi in corso.

Una visita in cantiere conferma le voci che parlano di carenza di personale per la gestione e dell’assenza di fondi dedicati alla Biblioteca nel Bilancio di previsione del Comune.

Ingoiata la pillola di cemento e mattoni lo zuccherino ovvero la Biblioteca, sparisce e ai cittadini resta poco o nulla in termini di  ristoro.   Ecco allora spuntare tra alcuni cittadini l’idea di non demolire la ex palazzina uffici, di ristrutturarla a cura del Comune e destinarla, sotto l’egida del Consiglio di Zona 2, a spazio aperto per i cittadini.

Dovrebbe essere pane per i denti affamati di un Consiglio che deve recuperare il ruolo perduto di rappresentanza e il collegamento con i cittadini.

Detto e fatto, si prepara la mozione  che viene  presentata in Consiglio il 13 marzo.

La mozione raccoglie i consensi sufficienti per essere posta immediatamente all’ordine del giorno ma……il centrodestra ci mette lo zampino.

Quatti quatti, i consiglieri di Forza Italia in particolare,  escono di soppiatto dall’aula e fanno mancare il numero legale sotto gli occhi attoniti, sconcertati ed infine arrabbiati dei cittadini presenti.

I Consiglieri dell’Ulivo predispongono un volantino che denuncia il disinteresse del centro destra di zona per i problemi dei cittadini che viene distribuito a Gorla e a Precotto, quartieri  particolarmente danneggiati dal comportamento incomprensibile  del centro destra.

Il 27 marzo si replica ma questa  volta, fortemente e duramente  richiamati  al dovere della presenza in aula dal centro sinistra, alcuni consiglieri di maggioranza  non seguono Forza Italia e il numero legale tiene: la mozione di salvaguardia della palazzina ex Paganoni diventa delibera e il Consiglio, seppur timidamente riassume il ruolo per cui gli elettori lo hanno eletto. Bene così !

Ma non tutto è risolto.

Tra le occasioni mancate si rifletta intorno al destino della Cascina Turro in Piazzale Governo Provvisorio. Lo stabile è in carico al Consiglio di Zona 2 da un decennio e destinato a multiuso, ma non ancora  ristrutturato per le carenze e distrazioni  del centro destra che sgoverna  da troppo tempo sia la Città sia  la Zona 2.

Dalle idee giuste dei cittadini si deve passare a ristrutturazioni ben progettate e a veloci cantieri, a progetti di utilizzo precisi e condivisi; in una parola occorre  la volontà politica e amministrativa di dotare Precotto di spazi aperti e disponibili. Il compito spetta ora alla maggioranza che avrebbe il dovere politico di applicare la delibera ma che pare disattenta ai reali problemi dei nostri quartieri .

I soldi non mancano !!!

I cittadini devono però incalzare, vigilare e sollecitare per mantenere aperto lo spiraglio e impedire che resti il Nulla della solita spianata di cemento.

 

Gianluca Pirovano

 

 

 

 Sempre sul diritto allo studio nella nostra zona

Scrivo al ritorno dalla riunione della Commissione Diritto allo Studio del 4 aprile 2007.

Animata,  spesso aspra. .. ma, ritengo, salutare e aperta a nuove prospettive.

Finalmente sono state affrontate, seppur rapidamente e nel calore di un incontro molto combattuto, le  questioni che toccano la sostanza del diritto allo studio.

 

Riformulo in questo mio contributo una proposta di consapevolezze che spero possano aiutare ad intraprendere un percorso  nuovo e, auspicabilmente, condiviso.

 

Le Fonti normative.

Una legge regola la destinazione dei fondi per il Diritto allo Studio, si tratta della legge regionale 20 marzo 1980, n.31. Essa prevede le finalità e gli ambiti di erogazione dei fondi.

Ad essa occorre riferirsi, se non si vuole compiere atti illegittimi, in contrasto con lo spirito e la lettera della norma voluta dal legislatore.

 

Finalità.

Le norme sono chiare e ben orientate. Si tratta di destinare fondi che aiutino le scuole nel loro compito di attenuare, se non eliminare, i disagi scolastici che molti bambini incontrano nel loro percorso di apprendimento. Fondi utili a  promuovere e valorizzare attività didattiche non genericamente definibili come “educative”, ma specificamente orientate a favorire  l’acquisizione da parte di tutti gli alunni di quelle  conoscenze e  competenze che permettano loro di potersi inserire da cittadini consapevoli e capaci nella realtà sociale e lavorativa.

 

Ruoli e funzioni.

Il Consiglio di Zona deve  assumere finalmente un ruolo dinamico, propositivo e trainante rispetto alla definizione e all’attuazione di una politica scolastica per il territorio, cercando tenacemente di ricostruire un rapporto di fiducia e di collaborazione con i Dirigenti delle scuole, ritenendo un obiettivo prioritario il loro coinvolgimento, in particolare nelle scelte  per il diritto allo studio.

 

Il ruolo dei Dirigenti Scolastici e dei collegi docenti deve tornare ad essere centrale in una politica mirata a fornire un’offerta scolastica di qualità alla popolazione del quartiere.

Essi  non possono sottrarsi a questo confronto. Devono anzi  sostenere un nuovo percorso di collaborazione e di impegno con il Consiglio di Zona, percorso indispensabile se si vogliono  favorire scelte consapevoli condivise, mirate e quindi più efficaci.

 

Tempi e procedure.

Processi di tale natura richiedono una procedura trasparente, condivisa e rigorosa e             tempistiche adeguate. Alcuni passaggi mi sembrano fondamentali.

 

E’ necessario  predisporre  strumenti che aiutino a  conoscere la realtà spesso drammatica vissuta dalle scuole nel loro impegno per offrire a tutti gli alunni efficaci opportunità di apprendimento.

Potrebbero essere: un osservatorio permanente sul disagio e  una conferenza programmatica sulla scuola da convocare ogni anno nel mese di settembre.

Questi momenti aiuterebbero nell’individuazione delle  emergenze dell’apprendimento, dei criteri per la presentazione e  la valutazione dei progetti e per l’assegnazione dei fondi.

Costituzione di un gruppo ristretto misto, formato dai  rappresentanti del Consiglio di Zona, da Dirigenti Scolastici, da Presidenti dei  Consigli di Istituto ( una decina in tutto), che valuti la qualità dei progetti didattici secondo, ovviamente, criteri trasparenti e condivisi, al fine della erogazione dei fondi.

Lo stesso gruppo, al termine dell’anno scolastico,  potrebbe valutare la ricaduta didattica dei progetti sia sugli esiti degli  alunni sia sulla qualità dell’offerta formativa delle singole scuole o delle scuole del territorio che decidano di lavorare  in rete.

 

Criteri per l’erogazione dei fondi. 

La soluzione più equilibrata, al momento,  per l’erogazione alle scuole  dei fondi può, a parer mio, essere individuata nel rapporto 60 ( relativo ai parametri quantitativi: numero alunni, alunni in situazione di disagio scolastico e/o  personale) /40 ( relativo a progetti chiaramente orientati )

 

Considerate le finalità della legge, nella destinazione dei fondi  dovranno  essere privilegiate le scuole con significative presenze bisognose di sostegno.

 

I progetti.

Rivestono una valenza importantissima nel piano dell’offerta formativa di una scuola, purché siano assunti effettivamente dal Collegio Docenti, siano finalizzati alla attuazione di esperienze didattiche mirate al recupero e/o al potenziamento delle competenze fondamentali degli alunni e siano rigorosamente impostati e valutati.

Essi  devono costituire insomma una risorsa che promuova apprendimenti, innovazione e       competenze professionali.

Ovviamente non  deve trattarsi di progetti  genericamente definibili come “educativi”.

 

Carlo Bonaconsa