MartesanaDUE - settembre 2003 n. 56

 

In questo numero

 

 

via Padova insorge?

 

Greco: il centro sportivo blocca il cantiere della Bretella ferroviaria

 

I poliambulatori della nostra zona: un diritto da difendere

 

Brevi dal Consiglio di Zona

 

Perchè formare un gruppo d'acquisto solidale (G:A:S:)

 

Segnali di vita dallo spazio Smartez 2003

 

Adele, marstra di scuola e di vita

Milano in crisi

 

Centro territoriale permanente per l'istruzione e la formazione in età adulta

 

SPECIALE VIALE MONZA

 

Le rubriche

 

Filo diretto dal Parlamento

con il senatore Antonio Pizzinato

 

Arte e quartieri

 

Lettere alla redazione

 

Navigando navigando

 

Un Tempio per la pace

 

Frammenti di umanità suburbana

 

Alla scoperta della qualità

 

Son atto a rimirar... rubrica d'arte

 

Gli annunci 

e le opportunita'

 

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MartesanaDUE

mensile di informazione, 

cultura e annunci della zona due

di Milano citta'

 

Editore

Comedit 2000

 

Direttore 

Paolo Pinardi

 

Redazione

Gianni Bazzan, 

Mattia Cappello,

Adele Delponte,

Ferdy Scala,

Luciana Vanzetti,

Aurelio Volpe

 

Red. e pubblicita'

Via delle Leghe, 5

20127 Milano

Tel. 02/28.22.415

Fax 02/28.22.423

martesanadue@ilponte.it

 

Reg. Trib. MI

n. 616 settembre 99

 

 

 

  via Padova insorge?

A fasi cicliche ci si riprova. Questa volta, a dare il via, sono stati i fatti di Rozzano e le immancabili polemiche sul degrado delle periferie milanesi e poi nella stessa zona di via Padova altri fatti criminosi.

A Rozzano terroni e pregiudicati (più della metà del paese), in via Padova extracomunitari, delinquenti, puttane e viados.

Non poteva mancare qualche politico in vena di strumentalizzazione di una realtà drammatica, ben più importante delle loro esigenze elettorali di visibilità.

Qualche anno fa, vi ricordate a seguito delle uccisioni dell’orefice e del panettiere sempre nella stessa zona, furono Vicesindaco e codazzo di notabili di An a strumentalizzare la protesta contro gli extracomunitari (poi si scoprì che la banda di delinquenti erano italiani ed un olandese); ora ci provano i leghisti, ben più incazzati di quelli di An oramai rammolliti.

La prima manifestazione si è svolta venerdì 12 settembre alle 21, ma i promotori, abitanti di quella parte di via Padova che da p.le Loreto raggiunge il ponte della ferrovia, promettono nuove manifestazioni e nuovi blocchi del traffico finché non riusciranno ad ottenere l’attenzione del prefetto e del vicesindaco sui problemi che riguardano quella zona.

Miglioramento delle condizioni igienico - sanitarie, maggiore sicurezza pubblica e soprattutto  tempestivo intervento delle forze dell’ordine nelle situazioni di emergenza sono le richieste che accomunano gli abitanti che hanno partecipato ai sit-in.

Il gruppo di cittadini, organizzatore della manifestazione e con a capo il consigliere regionale Davide Boni e il presidente di zona Luca Lepore, chiedono inoltre un pattugliamento costante della zona, telecamere da collocare nelle aree più malfrequentate e controlli a tappeto per verificare la regolarità dei permessi di soggiorno, perché,  afferma il volantino distribuito in alcuni stabili della zona:” sono spesso questi individui senza scrupoli, stranieri e senza permesso di soggiorno che gestiscono una criminalità arrogante e violenta facendo di via Arquà la sede dei loro loschi traffici”.

Ovviamente vengono in mente immediatamente le numerose campagne mediatiche che ogni mese ci raccontavano dei ghisa di quartiere, o dei poliziotti di via o dei carabinieri di zona;  se fosse vero un decimo di quello che si diceva, via Padova sarebbe un pullulare di forze dell’ordine intente ad arrestare i delinquenti con o senza permesso di soggiorni, brianzoli o musulmani che fossero.

Durante la protesta sono intervenuti anche dei rappresentanti del comitato per il “ Progetto via Arquà”avanzando delle proposte alternative di respiro più generale:“ la situazione non può essere ridotta ad una semplice questione di ordine pubblico delegando unicamente alla polizia la risoluzione di problemi che trovano una naturale risposta nella società civile” controbatte il volantino distribuito la sera del 12 settembre.

Controllo sulla speculazione degli affitti, controlli ASL sulle condizioni igienico sanitarie dei locali in affitto e soprattutto interventi istituzionali per l’integrazione degli stranieri, sono questi i suggerimenti per un miglioramento del quartiere che possa durare nel tempo.

Infine ricordano che la multietnicità e di conseguenza la convivenza con realtà diverse dalla nostra ci permettono un arricchimento culturale e sociale, perciò la soluzione migliore è quella di affrontare questa situazione in un’ottica di confronto tra culture.

 

  

 

Greco: il centro sportivo blocca il cantiere della Bretella ferroviaria

La struttura sportiva Lissoni del quartiere Greco in via Rimembranze, sta per essere smantellata a causa dei lavori che l’impresa incaricata deve eseguire per dare inizio alla costruzione della Bretella  ferroviaria che collegherà Rho alla Stazione Centrale.

Il fatto non è stato accettato passivamente e in silenzio, tanto che i ragazzi dell’associazione sportiva Salah – Liberi di giocare, hanno occupato il campo sportivo e bloccato i lavori.

Fin troppo noti i motivi dello smantellamento; l’associazione sportiva Salah in un suo comunicato esprime la propria valutazione: affari e introiti economici di poche aziende a scapito della fruibilità di molti. Il centro è infatti frequentato da tantissimi giovani che praticano lo sport amatoriale, che non hanno ambizioni di sfondare e calcare i palcoscenici dei nuovi colossei, ma chiedono di praticare uno sport soltanto per passione, benessere e spirito aggregativo.

Ma nel palazzo del potere si decide la spartizione dei diritti sul calcio ai danni dei diritti e dei sogni di ogni singolo sportivo, tifoso, associazione; i ragazzi hanno occupato il campo per smascherare e contestare coloro che in questi anni hanno rovinato un gioco che da sempre è patrimonio di tutti.

Presidenti faccendieri indebitati fino al collo e leader fantocci di Lega,  Federcalcio e CONI si stanno scannando in queste ore per dividersi le solite ultime briciole della torta di introiti per la sopravvivenza di un giocattolo ormai stritolato dalle follie del business. Tutto questo

disinteressandosi della genuina cultura sportiva e della salute di centinaia di migliaia di giovani, professionisti e non, che non hanno ambizioni di sfondare e calcare i palcoscenici dei nuovi colossei, ma chiedono di avere l’opportunità di praticare il calcio in una città che non offre certo molte strutture atte allo scopo.

L’opportunità di praticare uno sport non può e non deve essere un fatto ascritto alle possibilità economiche: il campo è stato occupato anche per rivendicare il bisogno di spazi accessibili per le tasche di tutti e contro ogni forma di profitto selvaggio.

Vista la logica gestionale di questa Amministrazione Comunale, sembra invece che lo sport amatoriale a Milano sia sulla via della fine, strangolato dal tornaconto di sponsor e aziende che lucrano sulle politiche cittadine, decapitando intere  zone della nostra città e sconvolgendo la vita, gli scambi e le relazioni di  migliaia di persone.

Questo è l'ennesimo segnale di una città destinata ad essere cancellata e  ricostruita all'insegna del profitto, dove le relazioni sociali e gli spazi vitali sono merce  di scambio di un mercato fatto da pochi a danno di tutti.  La partita è cominciata, tocca a loro giocare in difesa.

 

 

I poliambulatori della nostra zona: 

un diritto da difendere

Finita la pausa estiva si ripresenta per i poliambulatori della zona 2, la nostra, il tema del loro progressivo svilimento e svuotamento.

Siamo convinti, l’esperienza ce lo ha insegnato, che si possa arrivare alla loro desertificazione poiché questa giunta regionale, dopo avere accreditato in modo indiscriminato strutture private, oggi si trova in grave difficoltà.

Proprio a causa del deficit accumulato dalla Regione, negli anni delle vacche grasse per la sanità privata, oggi si prospetta per i cittadini un periodo di vacche magre; viene così in piena luce l’inganno circa la dichiarata intenzione di volere accorciare i tempi delle liste di attesa per esami diagnostici e visite specialistiche.

Infatti con le prime linee guida sui Piani di Assunzione, l’assessore Carlo Borsani, attraverso il suo Direttore generale Carlo Lucchina, fa sapere che si potrà procedere, per l’anno 2003, all’assunzione di personale a tempo determinato, alla stipula di convenzioni e di contratti di collaborazione coordinata e continuativa nel limite del 90% della spesa media annua sostenuta per le stesse finalità nel trienno 1999/2001. Questo, si badi bene, per i contratti cosiddetti flessibili.

Per le assunzioni a tempo indeterminato la Legge Finanziaria 2003, all’art. 34, commi 4 e 13, prevede un regime provvisorio delle dotazioni organiche e delle assunzioni; in attesa dell’emanazione del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri - Berlusconi - di definizione dei criteri e dei limiti per le assunzioni a tempo indeterminato per l’anno 2003.

In parole povere, cosa significa questo per i nostri poliambulatori e per noi che ne usufruiamo?

Che oggi in Via Don Orione occorre qualche ora di presenza dell’Otorino-Laringoiatra in più. Significa che occorre qualche ora di presenza settimanale in più dell’Oculista sia in Via Don Orione che in Via Puecher. Al punto che il tempo occorrente per una visita in lista d’attesa è di un mese per i due poliambulatori. In Via Puecher registriamo che la lista d’attesa rimmarrà chiusa fino a fine settembre, solo in quel periodo si riaprirà per le prenotazioni di ottobre...

Verrebbe da dire: “Mala tempora currunt”. Noi, che non ci siamo dimenticati di una delle migliori menti del nostro Paese, possiamo dire: “Piove Governo Ladro”.

Non è un caso che quelle prime linee guida circa i Piani di assunzione, meglio sarebbe dire di non assunzione, recano data 02/01/2003, ore 16.25, pensate un po’.

E’ proprio vero, c’è libertà di scelta: se hai necessità di cura puoi scegliere di andare dove vuoi; beninteso, dopo esserti sentito rispondere che hai alcune settimane di tempo per farlo: infatti prima di allora non verrà il tuo turno! Se non ci sono soldi per pagare le ore degli specialisti, magari inizi a chiederti: è proprio necessario mantenere all’interno dell’Iraq - non pacificato davvero - un contingente di ben 3.000 soldati? A chi gioverà maggiormente la legge che ha abrogato la tassa di successione? E’ più corretto condonare o andare a scovare i grossi evasori ed elusori fiscali?

Con questi quesiti chiudiamo questo ragionamento. Ci ritroveremo sulle colonne di questo giornale e in una grande iniziativa sul territorio che provvederemo a divulgare.

In quella sede tratteremo con compiutezza e maggior approfondimento il tema della Sanità Pubblica, il suo profondo significato per la nostra civiltà, e la necessità del mantenimento della stessa nella nostra vita quotidiana: il progresso va di pari passo con la serenità, la certezza dei diritti, la pace e la difesa da tutti coloro che in nome di interessi privatistici vorrebbero costringerci a competere gli uni contro gli altri. La guerra tra poveri va bandita rigorosamente perché è qualcosa che non può e non deve appartenerci. Rileggiamoci a questo proposito l’articolo 32 della nostra bella Costituzione, oggi pesantemente sotto attacco: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”

 Per il Comitato di Difesa della Sanità Pubblica

Luigi Tranquillino