NEWS novembre 2013

a cura di paolo pinardi
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1.  Ancora su Adriano Marelli

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All’inizio del secolo le destre milanesi decisero la solita colata cementizia sull'area dismessa di Adriano – Marelli che prevedeva circa 2/3 degli oltre 2 mila appartamenti previsti in edilizia libera e il rimanente in edilizia convenzionata spartito tra le solite cooperative delle Acli, Coop e Comunione e Liberazione.

Allora alcune associazioni si batterono con forza contro quel progetto per ridare a quel pezzo di città in fondo a via Padova (finito il secolo dell'industrializzazione di massa) una vivibilità ambientale e territoriale tramite servizi per il quartiere sorto negli anni '80/'90 e soprattutto un grande polmone verde.

Una mobilitazione che fece sì che nel 2010 il tentativo dell'amministrazione Moratti di far passare anche su Adriano 60 (area pubblica con un centro professionale velocemente chiuso venduta da Regione a Aler) un'altra colata di circa 300 appartamenti in edilizia libera non passasse.

Con la nuova amministrazione siamo a raccontare le tante aspettative suscitate visto anche il ruolo svolto da molte associazioni del quartiere e di via Padova ad esempio nella discussione importante e significativa dell’Officina del programma alla Casa della cultura dove il punto principale fu proprio quello del come superare, chiedendone l’annullamento o revisioni profonde, tutti quegli accordi di programma non ancora realizzati che prevedevano l'immensa speculazione sulle aree dismesse della nostra città: questo punto era ritenuto ancora più importante della bocciatura del  Pgt della Moratti perché quest’ultimo riguardava il futuro da venire, mentre gli accordi già firmati con i costruttori riguardavano il presente.

Quindi incredibile delusione quando nel novembre 2011 l’assessore all’urbanistica tra le prime delibere che firma vi è quella di Adriano 60 che la giunta Moratti non era riuscita a far passare.

Coerentemente con questa decisione assessorato e consiglio di zona insieme al costruttore elaborarono una nuova variante su Adriano Marelli che peggiorava ulteriormente la situazione già catastrofica (ad esempio la nuova scuola media da farsi su Adriano Marelli anziché su Adriano 60 a discapito della piscina e del centro sportivo oppure le stesse volumetrie con addirittura una maggiore occupazione di suolo quando erano già evidenti i numeri incredibili di appartamenti vuoti: quasi la metà sui circa mille già realizzati).

Le due assemblee con l’assessore De Cesaris a maggio 2012 (http://www.ilponte.it/news%20maggio%202012.html) e a novembre 2012 (http://www.ilponte.it/news%20novembre%202012.html) decretarono il fallimento delle loro intenzioni , anche per il modo singolare di concepire la democrazia partecipata e il confronto col territorio: arrivo io che ve la racconto e vi dico cosa fare, magari il tutto preceduto dalla solita intervista al solito quotidiano che si guarda bene dal riportare le opinioni degli altri interlocutori o le manifestazioni di cittadini e associazioni.

Lo stesso schema si è ripetuto nell’ultima assemblea: possibile che in questo lasso di tempo non si sia riusciti a costruire un piccolo percorso partecipato fatto di incontri e verifiche con la maggioranza dei partiti, le associazioni che si occupano storicamente della questione, i comitati degli abitanti del nuovo quartiere coinvolgendo assessorato, cdz, costruttori, Regione, Aler e quindi arrivare insieme a nuove decisioni inerenti accordi di programma o varianti (al cdz va dato atto, se non altro, di aver promosso una serie di incontri sulle questioni inerenti i servizi mai realizzati).

E' il solito metodo delle trattative ristrette per poi fare l'annuncio alle masse mentre di nuova urbanistica partecipata se ne parlerà nel solito convegno di turno (significativa la discussione in atto sul vostro periodico: dal fallimento di nuove forme di partecipazione e di un certo comitatismo al famigerato richiamo “ognuno al proprio posto a ciascuno il suo ruolo” ). Un metodo che non prevede l'umiltà del dire abbiamo sbagliato a firmare quell'accordo nel novembre del 2011 oppure si doveva intervenire subito come chiesto sulla proprietà abbandonata dal privato in Adriano San Giuseppe oppure perchè consumare nuovo territorio con nuove case quando ce ne sono tantissime vuote.

Ora si tratta  di andare oltre a questi quasi tre anni persi, possibilmente facendo tesoro degli errori compiuti; si apre una partita ancora tutta da giocare anche alla luce del ruolo assegnato al Consiglio di zona a cui l’Amministrazione ora darebbe delega assoluta. Decisione di per sè positiva se la si utilizza per provare percorsi originali di partecipazione e non per scaricare responsabilità, tenendo insieme gli interessi dei nuovi abitanti, dell'intero quartiere, della città nel suo complesso e per mettere in discussione determinate compatibilità finanziarie.

Provo a fare alcuni esempi pur non essendo ancora disponibile la documentazione inerente il nuovo accordo di programma e la nuova variante:

- positiva ovviamente la rinuncia a costruire nuove volumetrie in Adriano 60 da parte di un Aler per nostra fortuna in stato comatoso e prefallimentare; ma perchè queste ultime devono essere mantenute nel borsino previsto dal Pgt e in futuro cementificare un'altra area della città?

- con la completa disponibilità di Adriano 60 e la requisizione di Adriano San Giuseppe forse si impone una diversa fotografia e dislocazione dei principali servizi pubblici a cominciare dalle scuole (dal nido alle medie magari recuperando al suo ruolo originale la scuola di via Brambilla visto i numerosi spazi comunali e demaniali liberi) fino al prendere atto che la città non ci chiede più Rsa per i nostri vecchi (già fin troppe e troppo care) ma semmai spazi per studenti universitari fuori sede.

- le bonifiche da farsi su Adriano 60 e Adriano San Giuseppe sono talmente importanti e delicate da meritare qualche procedura diversa dal passato e qualche sicurezza in più - la totale incertezza in Adriano / Marelli riguardo le volumetrie degli appartamenti ancora da costruire devono essere oggetto di approfondimento serio senza ricatti sugli oneri di urbanizzazione e bloccandone la compravendita fino alle definitive decisioni; l’acquisto delle volumetrie di una delle tre torri Gefim da parte delle cooperative di Uniabita non depone a favore di una reale volontà di diminuire volumetrie e liberare territorio.

- cominciare nel frattempo ad imporre ai costruttori che fino a che non si vendono o si affittano gli appartamenti vuoti, non se ne possono costruire di nuovi

- impedire alla Siemens l'agibilità delle palazzine in costruzione finchè non sarà completata la metrotranvia 7 (magari coinvolgendola nel finanziamento anziché fare compravendita di sedi e aree a discapito dei dipendenti e spezzando finalmente quella santa alleanza  tra poteri forti che ha impedito la realizzazione di questa fondamentale opera di collegamento orizzontale del nord est della città) .

Non sono entrato nel merito delle tante singole vicende che si trascinano da anni e che prima o poi dovranno essere risolte; mi sono soffermato sugli aspetti strutturali del futuro urbanistico di questa area.

E' chiaro che per fare ciò e altro si richiede coraggio da parte di tutti; si tratta di capire (allargando la riflessione) se vogliamo galleggiare continuando a dare la colpa ai tagli del governo, parlando principalmente alla città della moda e dell’Expo oppure utilizzare la crisi come occasione per compiere scelte radicali che riguardino l'intera metropoli .

Paolo Pinardi, Martesanadue